Varie, 26 febbraio 2002
Tags : Bob Geldof
Geldof Bob
• Dublino (Irlanda) 5 ottobre 1954. Cantante • «L’uomo che organizzò lo straordinario concerto ”Live Aid” [...] nel 1985, quando convinse le popstar di tutto il mondo a unirsi in un concerto planetario, portava aiuto alle popolazioni dell’Etiopia sterminate dalla carestia. [...] Dopo ”Live Aid” (era sua la canzone Do They Know It’s Christmas?, che lanciò la campagna), questo irlandese fantasioso e creativo fondò una società di produzione tv, Planet 24, che rivendette per milioni di sterline. Poi ha aperto un sito web per voli a basso prezzo, poi la radio Ten Alps, infine un servizio che manda notizie sportive ai telefoni cellulari. Non stanco, ha fatto pubblicità per l’Alfa Romeo e s’è messo al servizio di un gruppo di pubblicitari riuniti nella sigla Red Cell. Intanto, chissà come, cresce quattro figlie: le prime tre avute da Paula Yates, morta per un’overdose di eroina, e l’ultima nata dal rapporto tra la Yates e il cantante pop Michael Hutchence, anche lui morto prematuramente (e misteriosamente)» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 3/7/2002) • «Leader dei Boomtown Rats, la prima band irlandese arrivata in vetta alla classifica inglese, il gruppo, come il creatore-organizzatore di Live Aids tiene a ricordare, che ha aperto le porte all’uragano punk. ”Esiste solo un modo per raccontare le cose senza correre il rischio di essere smentiti: fornire le cifre, i numeri, si sa, sono incontrovertibili. So bene che gran parte del pubblico identifica il punk con i Clash o i Sex Pistols: bene, per ogni disco venduto dai Clash i Rats ne hanno venduti sei. Quanto ai Pistols, lasciando da parte la vicenda patetica di Sid Vicious, tutti ormai sanno che si è trattato di una clamorosa montatura: la verità è che nel 1976 il punk era una piccola élite di King’s Road a Londra. I Boomtown Rats hanno pubblicato il loro primo disco nel ”75. Bono ha detto: ”Geldof è il primo dei moderni’. [...] A quei tempi l’Inghilterra era alla fame, mancava la luce, la tensione sociale era al limite. In Irlanda c’era addirittura la guerra e la Chiesa era silente e complice dei governi fantoccio imposti da Downing street. In Irlanda però la maggior parte della popolazione era sotto i 25 anni, eravamo un paese povero e lontano dall’Europa. Gli Usa erano invece sotto la tirannia della noia. Il rock lì era una sorta di cartone animato tipo New York Dolls e l’eroina dominava. In Irlanda la musica era ancora identificata con il folk, con l’unica eccezione di Van Morrison, il genio assoluto che ha unito la tradizione mistica irlandese con il blues e la black music ma era ancora nel ghetto. Poi siamo arrivati noi, i Rats, partendo da quest’idea: se vuoi cambiare il sistema devi entragli dentro. Il punk è il figlio bastardo del Pub Rock, quel formidabile movimento con gruppi come Dr Felgood o personaggi come Graham Parker che sono stati cancellati dalla new wave. Rat Trap è stato il primo brano di un gruppo irlandese ad andare al primo posto delle charts inglesi, io la prima star irlandese invitata a Top of the Pops”. Prendendo le mosse da Elvis Presley, Geldof dà del punk un’interpretazione davvero originale. ”Quando Elvis cantava delle sue scarpe scamosciate avvertiva il mondo che ai giovani non bisognava rompere le palle. Il punk diceva la stessa cosa: ha anticipato quello che ha fatto la Thatcher che, da un certo punto di vista era il Johnny Rotten della politica, così come Tom Yorke, il cantante dei Radiohead può essere il Tony Blair del rock di oggi: innocuo”» (Paolo Biamonte, ”la Repubblica” 2/12/2003).