Flavio De Bernardinis, ìNanni Morettiî, líUnit/Il Castoro., 26 febbraio 2002
«In "La messa è finita" m’interessava la figura di uno che quasi per definizione si deve occupare degli altri, del suo prossimo
«In "La messa è finita" m’interessava la figura di uno che quasi per definizione si deve occupare degli altri, del suo prossimo. Questo obbligo, che ovviamente è anche una scelta personale di don Giulio, mi interessava per quello che può provocare all’interno di una persona: contrasti, problemi, solitudini. In "Bianca", il mio personaggio era un assassino: il film mi sembrava duro, non accattivante. Eppure certi spettatori si sono voluti convincere che Michele, nella confessione finale al commissario, mentisse, agisse così per salvare il suo vicino di casa. Doveva essere per forza buono» (Nanni Moretti).