Massimo Gramellini su La Stampa del 27/02/02 a pagina 1., 27 febbraio 2002
«I mass media hanno organizzato alla lira un funerale di prima classe: tutti intorno al feretro con aria di circostanza, mentre la memoria fruga nel passato alla ricerca di episodi che mettano in buona luce il caro estinto e dimostrino quanto sia incolmabile il vuoto che lascia
«I mass media hanno organizzato alla lira un funerale di prima classe: tutti intorno al feretro con aria di circostanza, mentre la memoria fruga nel passato alla ricerca di episodi che mettano in buona luce il caro estinto e dimostrino quanto sia incolmabile il vuoto che lascia. Come reazione è umana, basta non crederci. Avete mai rivisto La Cittadella o Il Segno del Comando, mitizzate fiction della tv in bianco e nero? Sono inguardabili: fondali finti, dialoghi assurdi, trame al rallentatore. Eppure quante volte le abbiamo citate a modello di una tv e di un mondo migliore, secondo uno schema istintivamente conservatore che per paura del futuro ci induce a disprezzare il presente e a esaltare il passato, per cui il primo amore era uno schianto, il calciobabilla valeva cento videogiochi e Berlusconi è peggio di Craxi che era peggio di Fanfani. La sindrome di un’Età dell’Oro perduta irrimediabilmente contagia anche l’ultimo valzer della lira, che per decenni abbiamo chiamato liretta, vergognandoci di tutti quegli zeri che oggi, a parere degli psicologi, ci mancano in maniera terribile, al punto da farci sentire più poveri e quindi più tirchi. E’ vero, si continua a ragionare in lire. Ma si usa l’euro, e senza troppi problemi, a parte i resti della spesa fra cui s’annida sempre la fregatura di una moneta gialla da 200 lire. Forse il vaccino contro la nostalgia è commuoversi fin da ora per l’euro, pensando al giorno in cui - a seconda di come andrà il mondo - pagheremo l’affitto in silviodollari o in girotondi» (Massimo Gramellini).