Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 25 Lunedì calendario

«Il 24 agosto 1996, poco dopo l’alba, sui pennoni del cancello d’entrata di Citadel, la più rigida scuola di guerra degli Stati Uniti, sventolavano quattro palloncini rosa

«Il 24 agosto 1996, poco dopo l’alba, sui pennoni del cancello d’entrata di Citadel, la più rigida scuola di guerra degli Stati Uniti, sventolavano quattro palloncini rosa. Erano stati issati da alcuni dei nuovi 1800 cadetti uomini per salutare beffardamente l’ammissione al corso triennale di quattro donne», le prime da quando, nel 1824, l’Accademia militare della Carolina del Sud venne creata sull’Ashley River, nei pressi di Charleston, per proteggere la popolazione bianca dalle rivolte degli schiavi e per «educare i giovani uomini che se lo siano meritato». Nancy Mace, che oggi ha 23 anni, sarebbe diventata nel 1999 la prima donna a terminare a pieni voti il massacrante corso di Citadel, «espugnando una roccaforte del maschilismo nelle forze armate americane». Figlia di un generale dell’esercito (noto ai colleghi per esser capace di immobilizzare a mani nude un alligatore), Nancy, insieme alle sue tre colleghe, a Citadel disponeva di un alloggio con bagno separato: per loro era stato studiato un addestramento che prevedeva gli stessi esercizi degli uomini a un’intensità minore. Lei si vanta di non aver mai chiesto esenzioni o privilegi e di non essersi mai rivolta al padre: «L’unica volta che entrai nel suo ufficio senza appuntamento mi cacciò via urlando, capii allora che dentro Citadel non ero più sua figlia». Non racconta di molestie fisiche «ma di un’infinità di insulti, accenni, gesti: "Alcuni mesi sembravano senza fine, le molestie coinvolgevano ogni livello del battaglione"». Con sua sorpresa, scoprì che «la più dura pressione psicologica veniva da chi avrebbe dovuto essere dalla sua parte: mogli di ufficiali, madri e figlie di cadetti. Il momento peggiore erano le partite di football americano», che si svolgevano durante i weekend o nei giorni di festa. Tra gli insulti che le venivano rivolti, «puttana, ti sei fatta ammettere solo per tentare di farlo con ognuno di loro», «checca, lesbica, non hai il coraggio di essere una donna», «non riuscirai a portarci via i nostri mariti». In confronto, ricorda lei, «imparare un centinaio di ordini, ingoiare qualsiasi boccone di cibo dopo averlo masticato solo tre volte o trovarsi scritto sullo specchio del bagno "tornatene a casa puttana" diventavano prove facili da superare». Nancy Mace si fece trentasei mesi di corso: durante gli ultimi, erano le nuove reclute a dover subire le molestie dei cadetti più anziani e uno dei passatempi più in voga era chiedere a lei d’insultare a squarciagola la vittima di turno urlandole «Sei una femmina!». Ora la foto della prima donna cadetto di Citadel si trova nel museo dell’Accademia a fianco di quella del primo afroamericano, ricordato nella scritta a fianco «per aver iniziato una nuova era dell’Accademia». Nel caso di Nancy quest’espressione non c’è.