Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 28/02/02 a pagina 2., 28 febbraio 2002
«Mai vista una cena di trombati distesa e allegra come quella avvenuta l’altra sera nell’appartamento dello storico Piero Melograni, in via Gregoriana a Roma
«Mai vista una cena di trombati distesa e allegra come quella avvenuta l’altra sera nell’appartamento dello storico Piero Melograni, in via Gregoriana a Roma. Sorrisi, salamelecchi, brindisi, dotte citazioni dal Don Giovanni di Mozart, sul quale il padrone di casa sta scrivendo un saggio. Rimpianti? Un coro: noo, ma per carità, ci mancherebbe altro. Eppure, intorno a quella tavola imbandita, c’erano i cinque personaggi che erano stati scelti da Pier Ferdinando Casini come membri del consiglio di amministrazione della Rai. Quelli che il presidente della Camera, per mettere le mani avanti ricordando a futura memoria come lui avesse scelto la cinquina migliore, aveva elencato uno ad uno per iscritto nella famosa lettera inviata a Marcello Pera. E c’era appunto lui, Piero Melograni, lo storico che avrebbe dovuto essere il presidente della Rai al posto di Antonio Baldassarre... E c’era Dario Antiseri, e c’era Silvia Costa, Angelo Guglielmi, Marcello Veneziani... Tutti segati, racconta con ironica diplomazia Veneziani, "perché per la Rai hanno preferito un consiglio più forte sul piano della gestione amministrativa". E tutti consolati con una cena il cui menù avrebbe retto il confronto con le nozze settecentesche del nobiluomo Ridolfo Collaredo cantate dal poeta Giorgio di Polcenigo: "Mesci, o Laura / nel cristallo / sia vermiglio, sia vin giallo...". Paola Severini, la compagna di Melograni, aveva infatti preparato: fois gras, prosciutto d’oca, mele candite, aringa affumicata con panna acida, risotto all’ortica, sformatino di finocchi, parmigiana di sedano, carciofi alla romana, patate arrosto, scelta di formaggi con mostarda d’uva, minuscoli bignè allo zabaione con salsa al cioccolato. Il tutto bagnato da champagne Veuve Cliquot, Sauterne, Ala Salaparuta amarascato. Diciamolo: meglio che avere a che fare con le lagne di questa o quella soubrette, questo o quel sottosegretario. Tema: ma vi rendete conto quante grane ci siamo risparmiati?... E via via che andavano avanti emergeva più netta l’impressione che ancora una volta il mondo politico, dovendo scegliere tra l’estro di un Don Giovanni e l’obbedienza di un Leporello, avesse preferito puntare sul secondo. "Lo facciamo, un consiglio-ombra?", ha buttato lì sarcastico Guglielmi. Risate: "Ma lascia perdere!"» (Gian Antonio Stella).