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 2002  febbraio 28 Giovedì calendario

La moda del fiocco colorato di rosa o di celeste fu lanciata da una levatrice bolognese nel 1929. «In passato non si dava grande importanza alla moda infantile: per i neonati (maschi e femmine) c’era il bianco, simbolo di purezza»,spiega Mara Parmegiani, storica della moda: «I neonati inoltre per tutto il primo anno di vita venivano stretti nelle fasce dal collo ai piedi

La moda del fiocco colorato di rosa o di celeste fu lanciata da una levatrice bolognese nel 1929. «In passato non si dava grande importanza alla moda infantile: per i neonati (maschi e femmine) c’era il bianco, simbolo di purezza»,spiega Mara Parmegiani, storica della moda: «I neonati inoltre per tutto il primo anno di vita venivano stretti nelle fasce dal collo ai piedi. Solo quando, tra una fasciatura e l’altra, il bimbo riusciva a prendersi il piedino con la mano voleva dire che era arrivato il momento di sfasciarlo definitivamente». Il sesso delle divinità.Anche l’usanza d’indicare il sesso maschile con il cerchio e la freccia puntata verso l’alto deriva dall’antico simbolo grafico del pianeta Marte, dio della guerra e della virilità, nella mitologia greco-romana accoppiato a Venere, dea della bellezza, della sensualità e della fertilità, il cui pianeta era rappresentato dal cerchio sostenuto dalla croce. La furbizia è femmina. Secondo Ugo Volli, docente di Filosofia del Linguaggio all’Università di Bologna, «la percezione che le diverse culture hanno dei due sessi investe anche il modo di rappresentare gli animali: così ad esempio abbiamo la volpe, simbolo di astuzia, malizia, furtività e altre caratteristiche non sempre proprio positive ritenute appannaggio del sesso femminile, e il leone, simbolo di forza. Anche se poi sembra che al momento della caccia le leonesse siano molto più cattive e spietate dei loro compagni: ancora una volta, insomma, le nostre rappresentazioni mentali risultano indipendenti dall’effettiva realtà biologica. Del resto la lettera a dell’alfabeto greco-romanoche utilizziamo oggi, deriva dall’ebraica aleph, lettera che a sua volta rappresenta una stilizzazione del geroglifico egiziano originale, che indicava la mucca o un altro animale con le corna».