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 2002  febbraio 28 Giovedì calendario

Che rapporto c’è tra il genere maschile o femminile di una parola e il suo significato? E perché alcune parole cambiano di ”sesso” da una lingua all’altra? Secondo il professor Serianni, ordinario di Storia della Lingua all’Università La Sapienza di Roma e presidente del Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri, «in realtà non c’è un rapporto preciso tra genere e significato

Che rapporto c’è tra il genere maschile o femminile di una parola e il suo significato? E perché alcune parole cambiano di ”sesso” da una lingua all’altra? Secondo il professor Serianni, ordinario di Storia della Lingua all’Università La Sapienza di Roma e presidente del Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri, «in realtà non c’è un rapporto preciso tra genere e significato. In linea di massima si può dire che, quando una stessa parola dispone di entrambi i generi, la lingua attribuisce loro significati diversi per sottolineare la differenza tra l’uno e l’altro: ad esempio, la parola ”fronte” nell’Ottocento era di genere maschile (il fronte) e indicava tanto il particolare anatomico, ”il fronte del viso”, che ”il fronte della battaglia”: in seguito i due significati vennero scissi, ”la fronte” indica oggi solo il particolare fisico. Un caso analogo è quello della parola latina ”fons”, maschile, che in italiano ha assunto significati e generi diversi: ”la fonte” come sorgente d’acqua, ma ”il fonte” battesimale. In questo caso si tratta però solo di sfumature di significato, simili a quelle esistenti ad esempio tra ”il fosso” e ”la fossa” (il primo è un po’ più stretto della seconda, ma nel complesso tra i due c’è poca differenza). In passato sono stati fatti tentativi, un po’ ingenui a dire il vero, di legare il significato delle parole al loro genere. In tedesco, ad esempio, il sole è femminile (die Sonne): qualcuno spiegò la cosa dicendo che dipendeva dalla sua debolezza rispetto al sole mediterraneo, ovviamente maschile perché forte, ”virile”. Tentativi del genere oggi fanno sorridere».