Paola Rocco, La macchina del tempo n. 02/03 febbraio/marzo 2002 pag 44-45, 28 febbraio 2002
In alcuni dialetti come il siciliano, gli organi sessuali sono di genere invertito rispetto alla lingua colta: «Si tratta di derivazioni dal latino, in cui l’organo sessuale maschile è indicato col termine ”mentula”, di genere femminile: in siciliano trasformato in ”minchia”», spiega Palmira Cipriano, glottologa de La Sapienza
In alcuni dialetti come il siciliano, gli organi sessuali sono di genere invertito rispetto alla lingua colta: «Si tratta di derivazioni dal latino, in cui l’organo sessuale maschile è indicato col termine ”mentula”, di genere femminile: in siciliano trasformato in ”minchia”», spiega Palmira Cipriano, glottologa de La Sapienza. «Bisogna tener presente che spesso i dialetti hanno una natura più conservativa rispetto alla lingua ufficiale, per cui vi si trovano facilmente continuazioni di forme latine immutate quanto al genere». Ancora: in siciliano la vagina è maschile e si chiama ”sticchio”, vocabolo di origine incerta, forse derivato dal greco ”astegos” (’nudo”, ”non coperto” o ”vergognoso della sua nudità”) o ”stichos” (’riga”, ”linea”). All’origine latina sono dovuti molti ”falsi femminili”, in realtà riconducibili a plurali neutri: «Uno dei casi più noti è quello del femminile ”orecchia”, derivante dal plurale neutro ”auricula”, che a causa della desinenza in – a viene percepito come femminile e assimilato al femminile singolare», spiega Paolo Di Giovine, professore di glottologia a La Sapienza. «Ancora, in alcune lingue, come il francese, il mare, neutro in latino, diventa femminile (’la mer”): secondo alcuni lo sarebbe diventato anche per analogia con il suo opposto, la terra (ma è solo un’ipotesi). Sempre in francese la vagina è maschile, ”le con”, dal latino ”cunnus”».