Claudia Grisanti, La macchina del tempo n. 02/03 febbraio/marzo 2002 pag 46-47, 28 febbraio 2002
Avere una sola donna, trattarla bene, fare pochi figli e investire tutto su di loro. Oppure mettere su un harem, fare marmocchi a tutto spiano e mandarli allo sbaraglio nel mondo
Avere una sola donna, trattarla bene, fare pochi figli e investire tutto su di loro. Oppure mettere su un harem, fare marmocchi a tutto spiano e mandarli allo sbaraglio nel mondo. In fondo è tutto qui il dilemma riproduttivo maschile, che potrebbe essere spiegato anche dallo studio delle differenze biologiche tra uomo e donna, e di come tale diversità si siano modificate nel corso dell’evoluzione. Oltre all’Homo sapiens molti altri animali sono sessualmente dimorfici, presentano cioè delle differenze morfologiche ben visibili tra i maschi e le femmine della stessa specie. Il pavone maschio per esempio, ha delle penne molto appariscenti che ricoprono la coda, del tutto assenti nella femmina. «Il dimorfismo sessuale, con maschi notevolmente più grandi delle femmine, è molto comune nei mammiferi. D’altra parte, sono numerosi gli animali che si si trovano nella situazione contraria, con le femmine più grandi dei maschi”, spiega il professore Steve Leigh, del dipartimento di Antropologia dell’Università dell’Illinois. Tra le scimmie, i nostri cugini più prossimi nel regno animale, i maschi possono essere più o meno diversi dalle femmine. Il gorilla è una delle specie più dimorfiche: la femmina, infatti, è di gran lunga più piccola del suo compagno e pesa appena 70-110 chilogrammi, contro una media di ben 160 del maschio adulto, quasi il doppio. I gibboni maschi e femmine sono invece praticamente identici: hanno lo stesso colore, peso e anche la dentatura è uguale. La specie umana sta in mezzo a questi due estremi, con le differenze dei tratti maschili e femminili note a tutti: il timbro della voce, la distribuzione dei peli, lo sviluppo dei muscoli nel maschio e dei seni nelle femmine.