Gabriele Beccaria su La Stampa del 25/02/02 a pagina 12., 25 febbraio 2002
Secondo la biologa inglese Cindy Engel, gli uomini dovrebbero imparare dagli animali le tecniche per autocurarsi: «Ho scoperto una serie di esempi straordinari e ora un gruppo di ricercatori sta ideando una nuova scienza, la zoofarmacognosia»
Secondo la biologa inglese Cindy Engel, gli uomini dovrebbero imparare dagli animali le tecniche per autocurarsi: «Ho scoperto una serie di esempi straordinari e ora un gruppo di ricercatori sta ideando una nuova scienza, la zoofarmacognosia». A sostegno cita l’esempio dei Masai, instancabili osservatori dei comportamenti di animali grandi e piccoli: «Le loro tribù hanno una dieta molto ricca di proteine, eppure non soffrono dei disturbi che l’eccesso di carne provoca in noi occidentali, a cominciare dai problemi cardiocircolatori. Il trucco è che hanno imparato a ingoiare una serie di piante ed erbe dal potere antiossidante. Nella nostra dieta, invece, le abbiamo cancellate e sostituite con gli aromi e i conservanti. E ne abusiamo». E poi c’è Hugo, lo scimpanzè del parco di Gombe, in Tanzania, che ha stupito gli etologi per l’abitudine di arrotolare le foglie amarissime della aspilia rudis e ingoiarle intere: così, con quel potente antibatterico, si cura le fitte del mal di stomaco. Un babbuino dell’Etiopia usa le foglie di balanites aegyptiaca per liberarsi dalle infezioni intestinali; gli elefanti kenyoti migliorano il proprio metabolismo con ricorrenti cure di sodio, e vanno a prenderlo nelle grotte dell’Elgon, un vucano estinto; le pecore dello Shetland si proteggono dall’osteoporosi spezzettando i gusci di alcuni uccelli, i cani ricorrono all’argilla per liberarsi dagli attacchi dei virus, i cervi canadesi vincono l’insonnia con un lichene narcotico, i giaguari usano i semi di ayahuasca per eccitare i sensi prima della caccia.