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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Il fatto sorprendente è che le cellule umane impiantate nel cervello delle scimmie non solo sono sopravvissute, ma si sono addirittura differenziate ed evolute proprio come se appartenessero al nuovo tessuto! Snyder e i suoi hanno soppresso i piccoli macachi subito dopo la nascita per andare a vedere che cos’era successo nei loro cervelli

Il fatto sorprendente è che le cellule umane impiantate nel cervello delle scimmie non solo sono sopravvissute, ma si sono addirittura differenziate ed evolute proprio come se appartenessero al nuovo tessuto! Snyder e i suoi hanno soppresso i piccoli macachi subito dopo la nascita per andare a vedere che cos’era successo nei loro cervelli. Hanno allora constatato che, a cinque settimane dall’impianto, gran parte delle cellule umane si era perfettamente integrata nel cervello delle scimmie. Non solo: molte di esse avevano camminato parecchio nel tessuto nervoso. In media intorno a 1,6 cm. Vi sembra poco? Provate a pensare che per ognuna di queste cellule uno spostamento del genere significa coprire un percorso pari a 1600 volte il proprio diametro. I risultati innovativi descritti dagli americani hanno suscitato molte riflessioni sulla nostra storia evolutiva, ma anche tante nuove speranze terapeutiche. «L’eccitazione è comprensibile» spiega Evan Snyder, «perché nei prossimi anni i trapianti di cellule nervose potrebbero diventare molto comuni, e se è vero che le conoscenze vanno ancora affinate, non è affatto remoto pensare di poter operare addirittura nell’utero materno. Magari per trapiantare cellule sane nel cervello di un feto al quale è stata diagnosticata una malattia molto grave». Nella stessa pubblicazione apparsa su ”Science” i ricercatori ipotizzavano infatti un intervento del genere per la sindrome di Tay Sachs, una malattia di origine genetica che provoca lesioni cerebrali molto gravi e rapidamente mortali nel neonato.