La macchina del tempo n. 02/03 febbraio/marzo 2002 pag 122-125, 1 marzo 2002
Nel 1945 Carlo Valente, ex operaio milanese già meccanico a quattordici anni, si era messo all’opera per fondare una sua casa di produzione di macchine da caffè, oggi nota con il nome di Faema
Nel 1945 Carlo Valente, ex operaio milanese già meccanico a quattordici anni, si era messo all’opera per fondare una sua casa di produzione di macchine da caffè, oggi nota con il nome di Faema. Fu lui l’inventore della prima macchina orizzontale: una leva, azionata manualmente, metteva in moto un pistone capace di portare la pressione da 1,5 a 9 atmosfere: l’ideale per erogare un espresso non più di sapore bruciaticcio. Immediata la corsa delle aziende per lanciare un modello che adoperasse il nuovo sistema: la Pavoni batté tutti. Il suo modello fu realizzato da Gio’ Ponti, uno dei designer più quotati del tempo, con l’ingegnere Antonio Fornaroli e l’architetto Alberto Rosselli. Il risultato? Quello che ancora oggi è ritenuto un autentico gioiello del design italiano, il modello ”La Cornuta”. In seguito un sistema identico fu adottato con successo anche da altre case costruttrici come la neonata Gaggia e La Cimbali. Negli anni Cinquanta la moda americana contagiò anche le macchine da caffè, che finirono per assomigliare a pezzi di automobile o jukebox. Nel 1961 la Faema mise a punto il sistema ancora oggi in uso: l’acqua raggiungeva le 9 atmosfere di pressione non più grazie a un pistone ma con una pompa elettromagnetica che spingeva acqua calda ma non bollente. Risultato: il classico aroma ormai noto in tutto il mondo. Il nuovo modello fu battezzato E-61, in onore di un’eclissi solare ammirata in Italia proprio in quei giorni (che ispirò pure un film di Antonioni).