Natalia Aspesi su la Repubblica del 21/02/89., 1 marzo 2002
«Il Festival sequestra la televisione e i telespettatori intimandogli la resa, ipnotizzandoli, tagliandoli fuori da ogni altro umano svago, con un’offerta ancora più monumentale di sempre di canzoni e cantanti: cinque sere consecutive su Raiuno e poi, in ogni angolo pubblico e privato della giornata, interviste, sorprese, trappole, dibattiti e sociologie da cui è probabile si emergerà terrorizzati, come da un incubo, con il solo desiderio di non sentir mai più quelle canzoni, di non vedere mai più quei pur amabili cantanti» (Natalia Aspesi)
«Il Festival sequestra la televisione e i telespettatori intimandogli la resa, ipnotizzandoli, tagliandoli fuori da ogni altro umano svago, con un’offerta ancora più monumentale di sempre di canzoni e cantanti: cinque sere consecutive su Raiuno e poi, in ogni angolo pubblico e privato della giornata, interviste, sorprese, trappole, dibattiti e sociologie da cui è probabile si emergerà terrorizzati, come da un incubo, con il solo desiderio di non sentir mai più quelle canzoni, di non vedere mai più quei pur amabili cantanti» (Natalia Aspesi).