Attilio Giordano su Il VenerdÏ di Repubblica del 1/3/2002., 1 marzo 2002
Don Pietro Cantoni, cinquant’anni, una laurea in Filosofia alla Cattolica, professore di demonologia ed esorcista, convinto dell’«esistenza personale» del diavolo
Don Pietro Cantoni, cinquant’anni, una laurea in Filosofia alla Cattolica, professore di demonologia ed esorcista, convinto dell’«esistenza personale» del diavolo. Il primo ad affermarla fu Paolo VI, nel ’72: il papa fu spinto a intervenire per respingere una corrente teologica (Herbert Haag e altri) che aveva negato apertamente l’esistenza di Satana, ritenendolo un puro simbolo. Secondo don Pietro «non potrebbe essere diversamente: ci sono fenomeni di presunta possessione che si possono spiegare con la malattia psichica, ma altri che non si spiegano affatto. Il caso più evidente è la xenoglossia, la capacità inspiegabile di parlare lingue sconosciute. Di diabolico c’è l’impossibilità storica che i soggetti conoscano queste lingue. Il Diavolo è ambiguo, confonde, ridicolizza. Non c’è nulla di male se un indemoniato corregge il latino di un sacerdote. Diventa inquietante se a farlo è una contadina che non ha studiato. Alcuni psichiatri rispondono: è l’emergere dell’inconscio. Non mi soddisfa: se l’inconscio non conosce il cinese non può parlarlo. Se poi mi si chiede se ho le prove scientifiche dell’esistenza del demonio, rispondo di no. Ma molte volte ho avuto la sensazione di averlo davanti. Mi viene in mente ciò che diceva Baudelaire: la più grande astuzia del Diavolo è averci convinto che non esiste».