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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Gerrard Steven

• Whiston (Gran Bretagna) 30 maggio 1980. Calciatore. Del Liverpool, con il quale ha vinto la coppa Uefa 2000/2001, la supercoppa Europea 2001, la Champions League 2004/2005 (ai rigori contro il Milan, dopo aver lanciato la rimonta da 0-3 a 3-3) • «[…] Dentro il suo ritratto la Bbc spiega: ”Quando Beckham torna dalle vacanze sembra un calciatore, quando lo fa Gerrard sembra un turista”. Gerrard ha una faccia che si dimentica in fretta, una capigliatura falciata come un prato e sta in mezzo al campo dove è più difficile farsi notare. Non è un timido, quando gioca sa comandare e sa pure prendersi responsabilità. il punto di riferimento, fa i passaggi importanti e spesso pure i gol, ha avuto parecchi infortuni e il Liverpool ha sempre accusato la sua assenza. […]» (Giulia Zonca, ”La Stampa” 19/3/2005). «C’è chi dice che il calcio attuale, come la società moderna del resto, appartiene ai superspecializzati e che il tuttofare, il generalista, non è apprezzato come una volta. Gli eroi si chiamano Gattuso o Vieira, Henry o Nedved; il Tardelli o il Rijkaard, il giocatore universale che sa fare un po’ di tutto diventa sempre più raro. Se è vero, Steven Gerrard è l’eccezione che conferma la regola. ” un fenomeno perché non ha lacune nel suo gioco. Sa fare tutto e sa farlo molto bene. Per me è il giocatore più forte in Premier League. Come lui ci sono non più di due o tre giocatori nel mondo”. Parola di Sir Alex Ferguson, tecnico del Manchester United, uno che raramente elogia un giocatore in questi termini, specialmente se avversario. Giocare con Gerrard è come tornare bambini, quando si era in cortile e si univa alla partitella un fratello maggiore, più alto, forte e rapido di tutti gli altri, il tipo che rubava sempre il pallone, tirava bordate da ogni zona del campo e dribblava tutti. Non a caso, quando fece il suo esordio con la maglia del Liverpool, categoria Under 9, aveva sette anni e gli avversari protestarono quasi subito. Quello non era un bimbo di sette anni, era un uragano dai capelli rossi, capace di spuntare in ogni angolo del campo contemporaneamente. Qualcuno ipotizzò addirittura che si trattava di un nano adulto con il viso da bambino. Invece Gerrard è semplicemente un grande calciatore, dotato di una rara miscela di mezzi fisici (188 centimetri per 83 chilogrammi), agonismo, tecnica e personalità. Se il Dotttor Frankenstein avesse costruito il prototipo del calciatore universale, sarebbe stato assai simile al capitano del Liverpool. Fuori dal campo, ha pochi interessi: niente scandali da tabloid, soltanto una vita da atleta, quasi monastica, e il tempo libero impegnato a guardare Dvd delle grandi squadre del passato. Un modo per studiare il calcio a 360 gradi, proprio lui che è un calciatore a 360 gradi. Ironia della sorte, proprio la sua universalità potrebbe in qualche modo avere frenato la sua ascesa. La sua duttilità ha fatto sì che, soprattutto all’inizio, sia stato sballottato per il campo: terzino, laterale destro o sinistro di centrocampo, incontrista, trequartista, addirittuta centravanti, Gerrard è stato usato con profitto un po’ ovunque. ”Posso metterlo in qualsiasi posizione e so che renderà, spesso più del giocatore di ruolo” spiega Rafa Benitez, tecnico del Liverpool. ”Ho avuto elementi polivalenti in passato, però mai uno che, al tempo stesso, è il giocatore più forte della squadra”. Gerrard è anche la bandiera del Liverpool, il Maldini o il Totti della situazione. Nato e cresciuto a Liverpool, è il classico calciatore-tifoso, specie in via d’estinzione. Come un Totti o un Fernando Torres deve continuamente misurare le sue ambizioni professionali con l’amore che lo lega ai colori della sua squadra. E non è facile, perché il Liverpool non è quello dei tempi d’oro e forse non lo sarà mai più. Una città di mezzo milione di abitanti, divisa tra Liverpool ed Everton, e senza un Abramovich o un Berlusconi alle spalle difficilmente può competere con le grandi piazze del calcio europeo. [...]» (Gabriele Marcotti, ”La Stampa” 11/4/2005). «[...] è nato a Wishton, sobborgo popolare di Liverpool ed è cresciuto a Huyton, un quartiere a Est tagliato dalla superstrada che porta fuori dalla città. Aveva 8 anni quando è entrato nei pulcini del Liverpool e a 9 reclutava ragazzini nelle elementari della Heenan High School per mettere in piedi tornei scolastici. Lui giocava con la casacca rossa e ha continuato fino al 1998, quando ha indossato quella vera e ha debuttato in prima squadra. [...] un ragazzo riservato [...] che all’apparenza sembra un po’ troppo quadrato, quasi vecchio e in realtà è solo uno che si emoziona per tutto. [...]» (Giulia Zonca, ”La Stampa” 26/5/2005).