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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Gheddafi Muammar

• Sirte (Libia) 7 giugno 1942, Sirte (Libia) 20 ottobre 2011. Dittatore. Al potere dal 1969, caduto per la rivolta seguita alla cacciata di Ben Ali (Tunisia) e Mubarak (Egitto), fu ucciso dai ribelli mentre tentava la fuga ¥ ƛ...] Era uno di famiglia. PerchŽ non ammetterlo? La storia fa questi scherzi, intreccia destini in apparenza senza nulla in comune. Muammar Gheddafi potrebbe figurare in unԩtalica foto di gruppo. Magari in un angolo, in un vasto panorama di volti, nazionali o non nazionali, pi o meno ingialliti dalla storia pi rapida del tempo, e con una patina pi bizzarra che esotica. I confini della memoria patria sono assai pi ampi di quelli geografici. 矮ato nella provincia di Misurata, quando la Libia era per lԉtalia mussoliniana Ѭa quarta spondaѬ vale a dire parte del territorio regio. Lo sarebbe stata ancora per poco, perchŽ quando Gheddafi venne al mondo, nel 1942, a una ventina di chilometri a Sud di Sirte, le forze corazzate dellԁfrikakorps del feldmaresciallo Erwin Rommel e le unitˆ mobili italiane si rincorrevano nel deserto con lԖIII armata britannica. E quel micidiale su e gi, per migliaia di chilometri disseminati di morti [...] si sarebbe concluso con la sconfitta italo-tedesca e con la fine del periodo coloniale. Mentre Gheddafi muoveva i primi passi, lԉtalia perdeva il pi povero pezzo del suo ѩmperoѬ strappato poco pi di trentԡnni prima, nel 1911, allԩmpero ottomano, senza sapere che quel ѣassone di sabbiaѬ voluto dal liberale Giovanni Giolitti, progressista e spregiudicato, nascondeva un tesoro: il petrolio che avrebbe fatto dello scalzo beduino di Sirte uno dei pi ricchi dittatori del pianeta. [...] Nellԡccampamento dei beduini nomadi dove  cresciuto, Muammar ha subito le conseguenze del Secondo conflitto mondiale quando era finito da un pezzo. Aveva sei anni, giocava con due cugini, ed  esplosa una mina lasciata dagli italiani. I suoi compagni sono stati uccisi e a lui  rimasta una cicatrice sullԡvambraccio destro. Era come un marchio che gli ha ricordato per tutta la vita i dominatori coloniali, per i quali nutriva sentimenti ambigui, contrastanti. Da un lato un rancore profondo, un desiderio di rivalsa, attraverso insulti e dispetti, dallԡltro una voglia di mantenere rapporti distesi, talvolta amichevoli, spesso tesi a dimostrare il conquistato rango di un uomo potente. Il suo petrolio alimentava gran parte dellԉtalia automobilistica e il suo gas faceva funzionare, sempre nella Penisola, una buona porzione dellԩndustria. 矡ncora cosi. Con grande soddisfazione Muammar comper˜ il dieci per cento delle azioni Fiat, quando Gianni Agnelli a corto di denaro aveva bisogno di aiuto. Il beduino ha teso la mano allԡristocratico industriale piemontese, Ѳe dԉtalia senza coronaѮ E la sua vanitˆ ebbe pi di quel che sperasse quando Silvio Berlusconi, capo del governo di Roma, gli ha baciato la mano in pubblico, come un vassallo o un giullare. [...] Unico figlio maschio, faceva pascolare capre e cammelli, raccoglieva lԯrzo e il grano, e aveva il dovere, lԯnore, di imparare a leggere il Corano. I genitori non avevano conosciuto quel privilegio. Del Corano conoscevano a memoria molti versetti, ma non sapevano leggerlo [...] Quel ragazzo  diventato con gli anni un personaggio impossibile e inevitabile, capace di imporsi nel mondo. CՏ riuscito grazie alla ricchezza del petrolio, ma anche con le sue assurde trovate ideologiche e teologiche, con le sue buffonerie, con le sue minacce, con i suoi discorsi spesso incomprensibili, ed anche con le azioni terroristiche seguite da atti di contrizione. [...] Il solo limite che ha saputo imporsi  stato quello di autonominarsi colonnello, dopo il colpo di Stato, ma di non darsi gradi pi alti. Non ne aveva bisogno. Era la ѧuidaѠe gli bastava. Come rivoluzionario ha sposato tante cause preoccupandosi soprattutto che fossero estremiste. Si  proclamato ѬuceѬ faro, del mondo arabo, e poi il padre, il ѳaggioѠdellԁfrica, senza mai diventare nŽ lԵno nŽ lԡltro. Il finale  stato una tragica beffa, avvenuta nel furore e nel sangue: nel 1969 ha cacciato dal trono Idriss che da emiro della Cirenaica era diventato re della Libia; e nel 2011 lui, Gheddafi,  stato relegato dalla rivoluzione (favorita dalla vicina Ѱrimavera arabaѬ in Tunisia e in Egitto) nella sola Tripolitania. 矦inito ammazzato nella Sirte natale, dove era nato sotto una tenda. [...] Lԯrgoglio gli viene dalla famiglia, dalla trib, a lungo impegnate durante il primo Novecento nella lotta contro gli occupanti italiani. La politica lo cattura molto presto. Il primo richiamo  quello nazionalista arabo di Gamal Abdel Nasser, che nel ӵ2, con gli ѵfficiali liberiѠegiziani, ha cacciato re Faruk, e che nel ӵ6 ha nazionalizzato il Canale di Suez, sfidando Francia e Inghilterra, i potenti azionisti del corso dԡcqua artificiale che collega il Mediterraneo al Mar Rosso. Unԡmmirazione senza limiti per il ra“s del Cairo, in quegli anni campione del risveglio arabo, accompagna Gheddafi allԵniversitˆ, dove frequenta la facoltˆ di legge, e poi allԡccademia militare di Bengasi, dove crea un gruppo di ѵfficiali liberi unionistiѬ simili a quelli egiziani. Solo la via militare, pensa, pu˜ condurre a una rivoluzione capace di strappare la Libia dallԩsolamento in cui la tengono la monarchia, e la forte presenza di forze armate britanniche e americane. Al ritorno dallԡccademia militare inglese di Sandhurst, dove ha seguito un corso di sei mesi, impone ai suoi compagni, diventati cospiratori, una vita ascetica nellԡttesa di passare allԡzione: soltanto studio e preghiere, niente tabacco, alcol e sesso. La disfatta araba del 1967, durante la guerra dei sei giorni con Israele, affretta i piani che nel settembre Ӷ9 sfoceranno in un riuscito colpo di stato. Un colpo esemplare. [...] In quei mesi Muammar Gheddafi raggiunge una popolaritˆ internazionale. 矵n giovane ufficiale di 27 anni, fotogenico, asciutto, i lineamenti regolari, sobrio nel linguaggio, che ha abbattuto una monarchia debole e corrotta. E che ha il coraggio di espellere le basi militari americane e britanniche. Un anno dopo espellerˆ gli italiani rimasti in Libia, ad eccezione di quelli che lavorano per la Fiat e per lԅni. Le giornaliste straniere che lo intervistano ne sono affascinate. Ma presto affiora la megalomania, che diventerˆ galoppante. Alla morte di Nasser, nel settembre ӷ0, pensa di potergli succedere come campione del panarabismo. I soldi non gli mancano. Ma il tentativo di creare una federazione, sia pure ѥlasticaѬ con Egitto e Siria fallisce subito e Gheddafi perde la fiducia dei leader arabi, al punto che nel ӷ3, per la guerra del Kippur, sempre contro Israele, non viene neppure consultato. Per reazione lui lancia allora una specie di rivoluzione culturale, invita a bruciare i libri stranieri, in particolare quelli dei ѣomunisti ebreiѮ La sola lettura nobile  il Corano, che deve essere la guida dei patrioti, degli amici della rivoluzione. Di fronte allԯpposizione che cresce e che contiene a stento, Gheddafi ricorre alle classi popolari, ai beduini, ai giovani, ai quali propone la sola vera democrazia Ѥopo quella atenieseѠ. Attua in quel periodo unԡmpia distribuzione della ricchezza dovuta al petrolio. Al tempo stesso predica un potere popolare diretto. Cosi nasce il Libro Verde, nel ӷ6, in cui si teorizza una terza via, una forma di governo inedita, articolata in congressi di base, ai quali appartengono automaticamente i cittadini, e in altrettanti comitati pi ristretti, in sindacati, in associazioni, che formano una piramide al vertice della quale cՏ il Congresso generale del popolo, istanza suprema della Jamahiriya, vale a dire lo Stato delle masse. 矵na forma di socialismo ispirato a suo avviso dallԉslam, che resta ѩl messaggio eternoѮ Nel frattempo, sentendosi abbastanza robusto, Gheddafi avvia nel ӷ7 una forte repressione, e uccide una trentina di oppositori. Le stragi saranno da allora sistematiche. Cosi gli arresti arbitrari, senza processo e le torture. Deluso dagli arabi si rivolge allԁfrica, e si impegna in una guerra nel Ciad, dove porta al potere Gukuni Oueddei, un suo protetto, che entra nella capitale, NԄjamena, su un carro armato libico. Il presidente Reagan lo considera la mano di Mosca in Africa. E pi crescono i sospetti americani e pi Gheddafi si allinea sul blocco sovietico. In seguito a una serie di attentati, negli aeroporti di Vienna e di Roma, nellԡprile dellӸ6, lԡviazione americana bombarda Bab Al-Aziziya, il quartier generale dove si pensa a torto che si trovi Gheddafi. Gli attentati del dicembre Ӹ8 a Lockerbie contro un Boeing della PanAm e dellԡnno successivo nel Niger contro un DC10 della francese UTA sono imputati ai servizi segreti libici. Ci vorranno dieci anni, e le sanzioni dellԏnu, per convincere Gheddafi a riconoscere la responsabilitˆ. E a rimborsare col tempo i parenti delle vittime. Ma la svolta avviene quando George W. Bush invade lԉraq di Saddam Hussein. Il ra“s libico  preso dal panico, teme di subire la stessa sorte e comincia a collaborare con gli Stati Uniti alla caccia dei jiadisti di Al Qaeda. Gheddafi diventa il nemico di Bin Laden. Le sue carceri sono giˆ affollate da musulmani integralisti che si sono opposti al regime. La collaborazione con la Cia  dunque facile. Lo  anche con i servizi inglesi. E con quelli degli altri paesi occidentali. 矴uttavia quando annuncia lԡbbandono del programma nucleare che avviene il suo rientro in societˆ. Nicolas Sarkozy lo accoglie a Parigi e gli consente di montare la sua tenda a due passi dal Palazzo dellԅliseo. Silvio Berlusconi gli offre a Roma una platea di ragazze desiderose di conoscere le sue idee sulle donne. 矩l trionfo. Lԏccidente assetato di petrolio lo festeggia, dimenticando i milleduecento prigionieri uccisi dagli sgherri di Gheddafi nel carcere di Tripoli. La restituzione dei loro corpi sarˆ allԯrigine della manifestazione del 17 febbraio 2011 a Bengasi, quando incomincia lԩnsurrezioneƠ(Bernardo Valli, Ѭa RepubblicaѠ21/10/2011) ¥ ƕomo dallԡmpia visione, il suo piccolo paese gli  sempre andato stretto. [...] AncorchŽ ostenti unԡria svagata, sa perfettamente dԡver collezionato, dal 1969 ad oggi, tutta una serie di disastri, di fallimenti. Ha resistito sulla scena internazionale privilegiando due opzioni: il terrorismo come ѡrma dissuasivaѠnei confronti dellԏccidente, un ambigua conflittualitˆ con lԉtalia. [...] Nano politico ma gigante economico lott˜ in passato per convincere Sadat a fare dellԅgitto e della Libia ѵna sola nazioneѮ Per eliminare Israele. [...]Ơ(Igor Man, ьa StampaѠ21/12/2003) ¥ ƕn istrione che non prende troppo sul serio la politica. Oltre trentԡnni di potere lԨanno esaltato ma anche annoiato. Ha finanziato i terroristi di mezzo mondo, ma nessuno lԨa mai ricompensato, riconoscendogli il ruolo di condottiero della riscossa islamica. Ha disprezzato (e disprezza) tutti i fratelli che, a parole, sono dԡccodo con lui ma nei fatti accettano regole che lui sostiene (sosteneva?) di disprezzare. I sauditi erano lԯbiettivo principale dei suoi strali: ai vertici arabi accendeva il sigaro e indirizzava spirali di fumo sulla nuca di re Fahd. Si prendeva gioco del presidente egiziano Hosni Mubarak, imponendo alla tv libica di mostrarlo con immagini rallentate e capovolte. Si present˜ in pieno luglio, ad un summit musulmano, con la mano destra fasciata in un guanto bianco, ѰerchŽ non voglio sporcarmela, stringendo quella di illustri e venduti gaglioffiѮ Il desiderio di stupire lԨa sempre guidato. [...] Per un terzo di secolo, pur essendo alla guida di un Paese ricchissimo, con riserve di petrolio che potrebbero consentire allԩntero popolo libico una vita agiata, ha costretto la sua gente a vivere nella paura e nellԩndigenza. Le risorse erano infatti riservate ad improbabili progetti per trasformare la Libia in una grande potenza militare. [...]Ơ(Antonio Ferrari, уorriere della SeraѠ21/12/2003) ¥ Ɓh Gheddafi! Ahi Gheddafi! Vatti a fidare di Gheddafi... E per˜ si deve, per forza. 矰i di un quarto di secolo che gli italiani sono costretti a fidarsi, tremando, del Colonnello. E lui lo sa bene. Ha preso il t con Fanfani, discusso del monoteismo e del greggio con Andreotti. Si  fatto dare del уapitan FracassaѠda Craxi; per˜ ha trattato come uno straccio De Michelis, chiamato insistentemente фe MecclisѠdurante una catastrofica visita a Tripoli. Davvero Gheddafi la sa lunga. Come conosce lui i politici italiani, nessun altro al mondo. Ha restituito un peschereccio a Mario Capanna, regalato una scimitarra a Dԁlema e un preziosissimo sorrisone a Dini. Il Cavaliere lԨa certamente incuriosito, ne aveva sentito parlare cos“ tanto. Ma poi non ha saputo resistere dallԩmpartirgli, dal vivo, una lezione di istrionismo di potere collocandolo nella cornice scenica pi crudelmente anti-berlusconiana che si potesse immaginare: una finta tenda con veri tappeti, teli militari, odore selvaggio di dromedari, Berlusconi, di solito cos“ precisino, in un bagno di sudore. A quel punto, davanti ai fotografi, gli ha piazzato in mano un moschetto, italiano. E quando il presidente italiano, cautamente, ha cominciato ad accennargli la questione dei crediti che le aziende italiane reclamano da anni, ecco, senza proferire verbo il Colonnello si  tirato su una manica indicandogli una cicatrice a suo dire causatagli, da bambino, da un ordigno, naturalmente italiano. [...] Il personaggio, del resto,  prodigo di provocazioni e minacce. ѓinistro pagliaccioѬ lo defin“ a suo tempo Montanelli, che oltre allԡbbigliamento militare beduineggiante rivisto da qualche stilista italiano, non ha mai smesso di biasimare la linea tutta ѩnchini, vaselina e altra guanciaѠmessa in pratica dai governi di Roma. In passato, sempre in polemica con i Ѱorci colonialistiѬ il leader della Jamahiriya ha rivelato di tenere sotto tiro Napoli. Per la veritˆ, nel 1986 due missili partirono su Lampedusa. Ma anche su questԵnico episodio bellico cՏ da registrare qualche incertezza, una specie di giallo dietrologico secondo cui il missile era uno solo, e anzi forse nemmeno quello. Vai a sapere. Come su Ustica, vai a sapere. O su un certo Mig libico caduto sulla Sila, su un eventuale addestramento dei terroristi rossi, su un supposto finanziamento agli indipendentisti siciliani e perfino sulla strage di Bologna. Fatto sta che Tripoli e Bengasi sono da sempre il pi frequentato parco-giochi per gli spioni italiani, e non solo. [...] Che Gheddafi possa ritenersi grato allԉtalia no, questo non si pu˜ dire. E tuttavia, poco dopo aver preso il potere, tra il 1970 e il 1971 furono proprio i servizi segreti italiani a salvargli il trono e probabilmente anche la vita, sventando un colpo di Stato (il Ѱiano Hiltonѩ ordito da mercenari europei con la complicitˆ di esuli libici. 矰erfino plausibile che dietro il pi roboante anti-colonialismo di facciata il Colonnello coltivi una qualche simpatia per la penisola che gli sta di fronte, e anche per i suoi abitanti. Sotto la sua tenda, nel corso dei decenni,  finita la gente pi varia: da Licio Gelli alla mamma di Sgarbi, dallo chef Antonello Colonna a don Benzi, passando per Adriano Sofri, capitato l“ con una delegazione di verdi europei, al quale si deve la fantastica descrizione del padrone di casa che, notato uno scarafaggio precedere sulla sabbia verso di lui, si tolse lo zoccolo e senza nemmeno degnare di uno sguardo lԡnimaletto lԡfferr˜ con le dita di un piede per scagliarlo ecologicamente via, Ѥove pot tornare a insabbiarsiѮ Lo stesso figlio di Gheddafi, lԩngegnere e calciatore Al Saadi, risulta da tempo in prestito al Perugia, presso il ѣirco GaucciѮ Lԉtalia resta un poӠlԁmerica dei libici che contano. Altri due figli, Moutassem e Hannibal, vengono qui a passare le loro avventurose vacanze fra yacht e modelle, paparazzi e scazzottate. Un quarto ѧheddafinoѬ lԩntellettuale di casa, Saif El Siam, ha tenuto una lezione allԵniversitˆ di Roma ed esposto i suoi quadri (titolo della mostra: щl deserto non  silenteѩ a Castel Santԁngelo. Non cՏ ovviamente solo questo. In Italia Gheddafi ha comprato case, aziende, radio e televisioni. Ha fatto spot sulle reti Fininvest, organizzato campagne e pellegrinaggi sulle tombe degli esuli. A un certo punto si  messo a distribuire migliaia e migliaia di audio e videocassette recanti lԥdizione integrale del suo Libro Verde/. Come si sarˆ capito, lԵomo non difetta di fantasia. Pochi altri, anzi, sanno costruire lo spettacolo politico come ѩl Fidel Castro del MediterraneoѮ In qualche modo si deve a lui il ѦormatѠdella crociera propagandistica, con rumorosa sosta nel porto di Napoli, 12 anni prima della nave berlusconiana сzzurraѮ Lԩmpressione  che il Colonnello si consideri un elemento stabile del paesaggio politico italiano, sia pure con intenzioni di sfida ed effetti un poӠstravaganti. E in effetti, nellԵltimo decennio, si  autocandidato al Quirinale, ha offerto di salvare Venezia, si  proposto di pagare gli avvocati ad Andreotti e di acquistare le quote latte per far cessare le proteste degli allevatori. Ma nella recente storia non solo economica dԉtalia la Libia ha avuto un ruolo considerevole: basti pensare alla Fiat. Un ruolo che oggi  dentro un passaggio cruciale. E pi che fidarsi o non fidarsi, ancora una volta, il dilemma  per quale politicaƠ(Filippo Ceccarelli, ьa StampaѠ22/10/2003).