Varie, 1 marzo 2002
GHEZZI
GHEZZI Enrico Lovere (Bergamo) 26 giugno 1952 • «Ha inventato il look pauperista in tv e fuori, e ha avuto tanto successo che da allora non si cambia. Folgorato dal Verbo tecno-demenzial-rivoluzionario di Angelo Guglielmi, tanto da diventare ”l’usignolo dell’imperatore”. Ciprì e Maresco al posto di Dio, il fuori sincrono come nuovo linguaggio della predicazione cinematografica. Ama i film, a condizione che siano in bianco e nero, irrimediabilmente graffiati, l’audio impercettibile, l’audience inferiore ai quattro spettatori, il costo comprensibilmente altissimo. Come direttore del Festival cinematografico di Taormina passerà alla storia: per la buona stampa, l’assenza di pubblico, i pantaloni corti che esibisce con giustificata fierezza. In Rai non lo hanno mai visto, nell’ufficio disabitato si sono per anni accumulate cassette di produzioni afghane e senegalesi. Quando l’imperatore lasciò la terza rete e si pose il problema di sgombrare la stanza ci volle l’impresa di pulizia. Negli ultimi tempi dal cinema è passato al teatro dedicando a Carmelo Bene un libro intervista sui talloni e a Massimo D’Alema un libro di aforismi preceduto da intervista in ginocchio. Il segretario del Pds ne viene fuori brillante e intuitivo come un metronotte e perciò quando sente arrivare l’autore, dà ordine di passare il DDT, come fece Antonio principe De Curtis, in arte Totò, dopo la prima visita di Pier Paolo Pasolini» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998). «Per un anno e mezzo sono stato assistente incaricato supplente, insegnavo Cartesio e Aristotele. Poi ho lasciato l’università perché ho vinto un concorso per programmista e regista a Raitre. Ricordo che feci un lungo tema su Rossellini e la televisione che non finii […] Riuscii a realizzare un ciclo di film. Nell’85 il cinema compiva novant’anni. Feci una due giorni di quaranta ore con il consenso alquanto improbabile dell’allora direttore Giuseppe Rossini […] Nell’89 fu Guglielmi a darmi la possibilità di realizzare Blob. Guglielmi mi chiamo nell’87/88 come responsabile del palinsesto. Voleva rilanciare la rete. In quegli anni divennero mitici i programmi Un giorno in pretura e Chi l’ha visto? […] Da quando è nato, Blob è appeso a un filo. Io dissi che ci doveva essere anche la Finivest. Guglielmi accettò. Abbiamo avuto critiche ma è andata […] Nella vita odio la soddisfazione» (Alain Elkann, ”La Stampa” 12/9/1994). «C’è un Ghezzi pensiero, un Ghezzi linguaggio, un Ghezzi immagine, un Ghezzi scrittura. […] Tutto confluisce in quella passione sovrumana - starei per dire ipercubista - che per lui è il cinema. S […] ”Per me che un film sia piacevole, ben fatto, rappresentativo, interessante per gli attori che vi recitano, o per la trama che si sviluppa, per le piccole o grandi notazioni sociologiche, non vuol dire quasi nulla. Sono piaceri alquanto comuni, si trovano ovunque. E allora trovo se mai fascinoso quel tanto di interesse e di senso e il viluppo automatico dei codici di quel presente che comunque si impiglia nei film e che lascerà a loro comunque, dopo mesi o anni o decenni o giorni, una certa grazia documentaria. Rarissimo e appassionante, un godimento proprio, è quando il film tocca in certi momenti quell’intensità impersonale che nel cinema è centrale”» (Antonio Gnoli, ”la Repubblica” 15/9/2002).