Varie, 1 marzo 2002
GHIGO
GHIGO Enzo Torino 24 febbraio 1953. Politico. Ex presidente del Piemonte (1995-2005). Nel 1994 eletto alla Camera, nel 2006 e 2008 al Senato (Forza Italia, Pdl) • «Basta cliccare www.regione.piemonte.it e la faccia tonda del governatore dei governatori del Piemonte appare. Nessun segno particolare. Bell’uomo sorridente, con accennata stempiatura. [...] lavora nientepopodimeno che nella Sala da Re. Dove Vittorio Amedeo II di Savoia va a cavallo in un ritratto. Miracoli d’Italia. Cioè, dai fustini del Tide alla presidenza della Regione. Carriera fulminante. Quella di un bravo ragazzo che dalla corazzata della pubblicità berlusconiana, cioè Publitalia, viene sparato ai grandi vertici della politica. Il segreto è che Ghigo ha sempre fatto il contrario degli altri. Gli altri rubavano e lui vendeva, gli altri strepitavano e lui parlava, gli altri rompevano e lui cuciva, gli altri stavano di qua, cioè a destra, e lui si faceva valere anche di là, cioè a sinistra. [...] ”Stare un filo indietro è oggi l’unico modo in politica per andare avanti. E poi non è vero che non parlo. Non urlo. [...] Io non travolgo nessuno. Non è nel mio carattere. Dopo la mia elezione a presidente ’la Repubblica’ ha scritto che ero qualunque e anche grigio. Non ci ho dormito. Oggi invece davanti alle personalità travolgenti dei politici il mio grigiore non mi dispiace più tanto. I colori troppo forti spaventano l’avversario, il grigiore invece lo rilassa [...] Galan con i suoi fuochi d’artificio interpreta il sentire dei veneti e del Veneto. Io interpreto quello del Piemonte. E dei piemontesi. Il Piemonte è terra di bruma. Di gente che cammina con gli occhi bassi. Gente educata ma impenetrabile, silenziosa ma terribilmente concreta. Così Galan risponde a Cacciari che lui vincerà perché sa come divertirsi e lui no. Io non mi diverto come lui, ma alla fine porto a casa l’alta velocità [...] Il nuovo federalismo deve celebrare un’idea universale: l’unità d’Italia. In questa idea ci deve essere prima di tutto l’obiettivo di permettere alle regioni del Sud di intraprendere il loro destino. [...] pura telenovela quella che racconta i soldati di Publitalia come cloni di Berlusconi, disidratati di cervello e capaci solo di piazzare in tv polpettine per gatti. Publitalia pullulava di persone speciali: Gianfranco Micciché, Roberto Tortoli, il citato Galan. Sono stati loro, dall’82 all’89, ad avere contatti costanti con Berlusconi. Arrivava ogni lunedì a Milano e faceva la sua prolusione. Beh, uscivamo caricati a dinamite. Inoltre non dimentichiamo che il grande regista di Publitalia era un signore come Dell’Utri. Uomo di cultura. Marcello ha pagato per avere pensato a Forza Italia. Ha pagato per un’idea. [...] La mattina del 13 settembre vengo convocato con un gruppo scelto ad Arcore: Berlusconi era teso, Dell’Utri anche. Ci mettono tutti in fila. ’Il sistema uninominale ci permette di creare un’aggregazione alternativa. O adesso o mai’ dice Berlusconi e aggiunge: ’Voglio fare un partito’. Per poco non svengo. Quest’uomo ci ha abituato da sempre a grandi sorprese, ma era troppo. Invece aveva visto oltre tutto e oltre tutti. quella la sua sesta marcia: quella di avere sempre il coraggio di affrontare le idee. Dopo l’annuncio non ho avuto gran tempo per riflettere: il 16 gennaio nuova convocazione. Ancora Berlusconi: ’Avete il mandato di seguire la nascita di Forza Italia. Siete voi il nucleo portante del progetto’. Da lì in poi corsi di preparazione a manetta: di politica, di cultura legislativa. Mi hanno perfino spedito da Costanzo per imparare la televisione. Quando ad aprile, dopo le elezioni, entro alla Camera, mi sento davvero come un cieco che a Lourdes per la prima volta vede il mondo [...] sono piemontese. Sabaudo. Rispetto i ruoli, le cariche, le tradizioni e i poteri, perché no. [...]» (Stella Pende, ”Panorama” 15/2/2001). «Tenetelo d’occhio, il governatore del vecchio Piemonte, perché è l’ala del Polo in vaselina. Federalista con juicio, non ostile alla riforma ulivista, l’ex dirigente di Publitalia sta perfezionando anche lui l’operazione egemonica già riuscita a Gabriele Albertini. Solo che il letale sindaco di Milano è uno che sprizza moderazione da tutti i canini, mentre Ghigo è a perfetto agio nel suo stile subalpino, dialogante, naturaliter cortese. Nel suo sito web c’è l’istruttiva sezione ”Il pensiero politico”, in cui il governatore sostiene la cultura laica, liberale, riformista, ma unita alla dottrina sociale cattolica, perché ”credo che il principale nemico di un laico sia il laicismo”. E poi ecco il principio di tolleranza, e le tirate contro la cattiva politica ”che ideologizza in modo esasperato”. Smussare, limare, tornire, forse sopire. La facciata ecumenica di Ghigo è ben più insidiosa dei do di petto alla berluscona: per lui l’acuto non consiste nello stroncare gli avversari, ma nel renderli superflui» (Eddy Bi, ”L”Espresso” 15/3/2001).