1 marzo 2002
Tags : Mauro Giallombardo
Giallombardo Mauro
• . Segretario dell’ex segretario del Partito socialista italiano Bettino Craxi, sembra fosse incaricato di gestire i conti corrente del partito. Vive in Lussemburgo. «L’ultimo latitante di Mani Pulite, inseguito da un mandato di cattura per scontare una condanna definitiva a due anni e mezzo di carcere, conosce molte cose di quell’epoca oscura chiamata Tangentopoli. [...] Se tornerà in Italia per andare in carcere lo farà spontaneamente, dice, se anche la Cassazione dovesse respingere la richiesta di affidamento ai servizi sociali che il Tribunale di sorveglianza di Milano bocciò un anno fa ritenendolo indisponibile ad un ”cammino rieducativo”. Da quel giorno, è nel Granducato dove è cresciuto - lui, figlio di un muratore pugliese emigrato - e dove ha famiglia, lavoro, amici importanti. L’ultimo craxiano ha il suo rifugio in questa piccola capitale dalle banche impenetrabili e con i bastioni medievali spazzati dal vento dell’Atlantico. [...] ”Sto pagando il fatto di non aver dato ai magistrati la risposta che volevano da me. Una sola. Un giorno mi chiamano, e mi dicono: sui conti che gestiva lei sono arrivati quindici miliardi da una società che si chiama All Iberian. Così mi chiedono: di chi è questa All Iberian? E io: mah, sarà della Fiat. Loro si sono incazzati, perché non era quello che si aspettavano da me. Io che fine abbiamo fatto i soldi non lo so. Quando sono entrato in latitanza per la prima volta, nel 1993, sui conti in Lussemburgo ci saranno stati circa 17 miliardi. Una parte credo che siano andati verso l’Olp, visto che sui conti poteva operare Zuhair al Khateeb, che era il tesoriere di Yasser Arafat. Il resto credo sia finito in varie direzioni. Una cosa è certa: io i soldi non me li sono tenuti, altrimenti non sarei rimasto senza neanche i quattrini per pagare gli avvocati. E la latitanza me la sono fatta chiuso in una stanza. Non stavo a Santo Domingo, non pasteggiavo ad aragoste, non mi compravo aerei e Porsche [...] Craxi io non credo che per sé abbia mai preso una lira. Non ne aveva bisogno, visto che del partito era praticamente il padrone. Non si è arricchito, e la favoleggiata villa di Hammamet la comprò per due lire in una zona dove non voleva andare nessuno perché, mi diceva, ”era un posto di cani e di serpenti”. Era al corrente del finanziamento che sosteneva il partito. Ma quale segretario non lo era? Occhetto pensava che gli stipendi a Botteghe Oscure venissero pagati vendendo pomodori? [...] Resto convinto che il problema vero fosse che il partito gli era ormai sfuggito di mano. Era un altro mondo, e in quel mondo accadeva di tutto. Spese pazzesche, cose inverosimili. Si era perso il senso della misura. Da questo punto di vista, Mani Pulite è stata salutare [...] Penso che all’inizio l’indagine sia nata in modo spontaneo: Mario Chiesa non se lo sono inventato i giudici. Poi è stata strumentalizzata, e da un certo momento, pianificata. Per non parlare dei metodi che ho sperimentato sulla mia pelle. Metodi da Gestapo”» (Luca Fazzo, Marco Mensurati, ”la Repubblica” 5/2/2002).