varie, 1 marzo 2002
GIANI
GIANI Andrea Napoli 22 aprile 1970. Ex giocatore di pallavolo. Muove i primi passi a Sabaudia, in serie A-2. Nel 1985 si trasferisce a Parma, per vestire i colori della Cosmer, in C-1. L’anno dopo approda in A alla Santal. A Parma rimane per dieci anni, contribuendo ai fasti del Maxicono. Nel 1996 passa a Modena. Già sulla panchina del Modena, nel 2009/2010 su quella della Roma • «L’uomo che pare avere tante braccia per abbattere palloni, una specie di dea Khali del volley […] ”Come atletismo, non sono più quello di un tempo. Ma ora posso affinare le qualità. Un modello da prendere a esempio? Dino Meneghin, l’ex cestista: a 40 anni sudava di più che a 18» (Flavio Vanetti, ”Corriere della Sera” 28/6/2002). «[...] stato uno dei magnifici sei dell’Italia del secolo, ha vinto tre titoli mondiali nel ”90, ”94, ”98 [...] quattro Europei (’93, ”95, ”99, ”2003), cinque scudetti fra Parma e Modena. E tanto altro. Gli è mancato soltanto l’oro olimpico, l’eterno rimpianto, nonostante cinque partecipazioni, da Seul ad Atene, schiacciando spesso da favorito. Ha giocato 474 partite azzurre [...] Come ha detto Bebeto, che l’allenò a Parma e in Nazionale, ”è stato la manna di ogni tecnico”. Perché dove lo mettevi stava. Non da comparsa ma da numero uno. Ha fatto il centrale, lo schiacciatore, l’opposto. Nell’era della specializzazione, è rimasto l’unico universale. Ha giocato con Dal Zotto, ha affrontato l’urto degli olandesi, la forza dei russi, la seconda ondata dei brasiliani. [...] Cinque, sei anni più giovane rispetto alla generazione dei fenomeni, ne ha percorso, trionfalmente, gli stessi sentieri. Del resto a 14 anni a Sabaudia, casa sua (del tutto casuale la nascita a Napoli) era già in A2, a 16 in A1, a 18 debuttò in azzurro, contro la Finlandia. C’era Carmelo Pittera sulla panca che Velasco avrebbe poi santificato. Il volley gli deve molto più di un grazie, perché Giani, atleticamente un fenomeno (misurava 72 centimetri, appena nato), avrebbe potuto sfondare in qualsiasi sport. Non per niente, ragazzino, iniziò col canottaggio, senza perdere una gara. Suo padre era stato prima voga dell’otto italiano alle Olimpiadi di Tokyo, nel ”64» (Simone Monari, ”la Repubblica” 18/11/2005).