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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

GIANNINI Giancarlo

GIANNINI Giancarlo La Spezia 1 agosto 1942. Attore • «[...] fama di quello che avrebbe potuto fare di più, anche se non sono molti altri a poter vantare una nomination come miglior attore agli Oscar (nel 1977 per Pasqualino Settebellezze), e un’infilata di registi, da Coppola a Visconti [...] che hanno voluto fissare sui pellicola quel suo sguardo da ragazzo sciupato. Questione di temperamento: ” che questo mestiere l’ho sempre preso con distacco, ci sono capitato dentro per caso, sono un perito elettrotecnico io”. Entrato all’Accademia d’arte drammatica negli anni d’oro. ”Ho fatto a tempo a godermi delle autentiche meraviglie. Mi ero dato tre anni di tempo e le cose sono successe: mi è venuto facile [...] Ma poi il risultato sta tutto nella percezione dello spettatore: l’attore indica solo il personaggio, è lo spettatore che se lo costruisce. Mi piace il cinema perché non ci sono regole. Ognuno può farlo a modo suo: io, però, scelgo quelli che si divertono non quelli che soffrono: a de Niro che ingrassa dieci chili per Toro scatenato preferisco Orson Welles che si mette il cuscino sotto la maglia [...] mi ricordo le notti passate con i grandi come Fellini, a ridere, le cene con Pasolini [...] Ho avuto fortuna, io. Anche quella di cogliere l’ultima onda della grande commedia all’italiana, di studiare da vicino i miei cinque pilastri: Gasmann, Mastroianni, Tognazzi, Sordi e Manfredi [...] Dovessi distruggere tutto tengo l’anarchico di Film d’amore d’anarchia. Quella storia l’avevo trovata io, ne andavi fiero, pensavo di aver raccontato non un anarchico ma un poeta. Partendo da tre elementi: quercia, mucca, gatto. Doveva avere la stabilità di una quercia, l’occhi fesso della mucca, l’astuzia di un gatto. Ci misi l’anima e i critici lo presero come un cretino. Pensavo di smettere, sul serio” [...]» (Stefania Ulivi, ”Sette” n. 46/1998) • «[...] gli piace lavorare nel cinema con giovani registi al loro debutto, mescolarsi ad attori stranieri in pellicole che magari non usciranno in Italia, accettare ruoli improbabili dando loro la credibilità necessaria. La sua battaglia contro la noia esistenziale è incessante. [...] ”[...] Recitare non mi costa alcuna fatica, per questo faccio un film dietro l’altro: mi chiamano e vado. Inventare congegni elettronici, invece, mi impegna di più, e forse per questo ne sono più fiero. [...] Mi piace guardare le stelle. un modo per lasciare libera la fantasia. La fantasia non fa parte della vita, ma la vivi lo stesso”» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 31/7/2005) • «[...] Sul set è uno spettacolo nello spettacolo. Attento, umanissimo, leggero, lascia una scia di fascino e ammirazione [...] ha composto una galleria di siciliani per il nostro cinema, da Pasqualino Settebellezze al giudice Borsellino per il film di Ferrara Giovanni Falcone... ”Ma anche Mimì metallurgico, Paolo il caldo, Il bestione e Travolti da un insolito destino; è vero, sono entrato nella vita di tanti siciliani [...]”. Un compositore, Giannini: lavora sul suo corpo-orchestra, più di un mimo, studia meticolosamente il copione come fosse uno spartito, registra e riprova mille volte un tono, uno sguardo, un sorriso [...] è lui che ha doppiato Al Pacino, Dustin Hoffman, il Nicholson di Shining. Inventore, collezionista di film, gran viaggiatore. ”Sono curioso, tutto qui, è la curiosità il motore del mondo, no? Ricordo che proprio per vederlo girare, per curiosità, certo, andavo di notte al teatro 5 a Cinecittà, per vedere Fellini al lavoro. Lui mi chiamava ”il mio pipistrello porta fortuna”. Ogni tanto mi chiamava vicino e mi sussurrava con quella sua vocina da orco buono, ”Vieni, Giancarlino, vieni, che ci andiamo a mangiare un po’ di pecorino”. Beh, sarò ridicolo ma non ho più trovato un formaggio con quel sapore. [...]”» (Andreina De Tomassi, ”Il Venerdì” 13/6/1997).