Varie, 1 marzo 2002
GIFUNI
GIFUNI Gaetano Lucera (Foggia) 25 giugno 1932. Politico. Segretario generale del Quirinale dal ”92 ai primi mesi del 2006, è considerato un grande conoscitore delle procedure costituzionali ed esperto dei meccanismi istituzionali. stato ministro senza portafoglio per i Rapporti con il Parlamento nel governo Fanfani VI (dall’aprile al lu glio del 1987). Padre di Fabrizio • «[...] quel signore con gli occhiali, i capelli lisci un’aria d’indefinibile distacco che accompagna le delegazioni fuori della porta delle udienze e legge in tv comunicati del Quirinale. [...] Gaetano Gifuni, che anzi ogni osservatore direbbe negato al regime degli spettacoli. Oh, santa ingenuità. Proprio per questo il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica è una figura fondamentale [...]. Si è mai visto un ciambellano, un mandarino, un cerimoniere, un camerlengo o un maestro di palazzo che canta o balla o fa il piacione alla televisione? Nel caos politico - che oggi non manca - Gifuni fa molto più: lo destruttura, lo delimita, lo incanala, quindi gli dà una forma, che non è la sua, ma coincide con la sua. Altro che tv. Gifuni verbalizza i colloqui, Gifuni vaglia le possibili soluzioni, Gifuni suggerisce: per questo lo chiamano ”Parolina”, quella che leggermente curvandosi, come chi è avvezzo ai modi felpati del comando, chiede di poter dire in privato al presidente. E qui Gifuni obietta, Gifuni raccorda, Gifuni accomoda, ripara, riacconcia, ma può anche sfasciare meglio di chiunque altro, senza nemmeno lasciarne le tracce. [...] personaggi al servizio dei quali ha posto le sue indubbie capacità di mediatore al tempo stesso concreto e rarefatto: Fanfani, Spadolini, Cossiga, Scalfaro. Tre presidenti del Senato e uno della Repubblica, una concentrazione di potere da brividi. Sin dal 1999 è con Ciampi e come al solito si trova benissimo, è il suo primo e più vicino consigliere. [....] gli hanno ristrutturato l’ufficio, e quindi la stanza gifuniana è stata provvisoriamente stabilita in fondo al lunghissimo e stretto corridoio che al Quirinale si chiama, appunto, ”la Manica lunga”. Per andare a consigliare il presidente il Segretario Generale doveva percorrerla lemme lemme, più volte al giorno. Alla fine si è scocciato, ha chiesto e prontamente ottenuto un monopattino, sicuro, a tre ruote. Gli impiegati lo vedevano quindi sfrecciare, per nulla imbarazzato, per il corridoio. L’ordine era di chiudere le porte delle stanze, per farlo passare. Comunque lo chiamano anche ”Prudenziano”. ”Calma - dice sgranando gli occhioni - tutto si aggiusta”. E per Berlusconi, ad esempio, infuriato per il rinvio alle Camere della legge Gasparri, s’inventa il decreto ”salva-Rete4”: tutto si aggiusta, come diceva la zia di Andreotti, Mariannina. Il fatto però è che Gifuni, quale entità metafisica del potere incarnato, preesiste addirittura all’era democristiana, essendo figlio di Gianbattista, grande studioso di Salandra. A Giambattista è dedicato un premio. Nel 2002 l’ha vinto Gianni Letta. Curiosa figura, davvero, don Gaetano: di estrazione liberale e devozione mariana, con tanto di pellegrinaggio annuale al santuario della Madonna dell’Incoronata, vicino Foggia. E tuttavia è superstiziosissimo, come documenta il cornetto rosso appeso all’orologio da tasca, dono di Rino Formica. Pugliese di Lucera, finto napoletano, yesman pervaso da profondo scetticismo sulla natura umana, saggio e sanguigno, diplomatico e sboccato, proteiforme navigatore in tutti gli angiporti istituzionali: a suo modo un personaggio balzachiano. Ai tempi di Scalfaro è stato perseguitato da Filippo Mancuso, che lo riteneva la fonte dei suoi guai e ne ha offerto una indimenticabile descrizione quando si dimise. Per la vicenda della grazia a Sofri è stato Pannella a maltrattarlo. Di tanto in tanto Cossiga [...] gli molla qualche puntura di spillo. [...] è anche il padre di Fabrizio, bravissimo attore, il De Gasperi televisivo della Cavani [...] poche altre figure sembrano in grado di inceppare gli scatti e le semplificazioni della Seconda Repubblica. Nessun altro più di Gifuni è apparso capace di ribaltare autorevolmente la frittatona attraverso le procedure, le norme regolamentari e i cavilli. Il nuovo lo infastidisce e forse anche lo spaventa. Le forme spettacolari e marketizzanti lo disgustano. Eppure questo conservatore neppure troppo illuminato ha come bussola l’accordo, nella sua estesa potenza notarile. Ma sempre all’ombra della legge, del nomos . Che questo sia a volte inutile è talvolta la ragione del potere, il suo mistero, il suo segreto, l’intima essenza di quella impronunciabile ”parolina”» (Filippo Ceccarelli, ”la Repubblica” 23/4/2005) • «[...] Segretario generale della presidenza della Repubblica [...] Maturità al liceo Ruggero Bonghi, Giurisprudenza, a Roma, dove vive presso una zia. Marinava l’università per infilarsi nelle tribune di Montecitorio e Palazzo Madama. Non aveva ancora 18 anni quando trovò il modo di assistere a una seduta della camera sul Piano Marshall e a discutere erano Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Palmiro Togliatti. Fu presente alle discussioni sul Patto Atlantico e, nel ”52-53, a quella sulla legge maggioritaria, detta dall’opposizione ”legge truffa”. Gifuni si laurea alla fine del ”54. Nel ”55 vince una borsa di studio in Confindustria dove conosce Guido Carli [...] Lavorò per qualche anno nella Confindustria di Angelo Costa. Entrò per concorso al Senato nel ”59, e nel ”75 ne divenne segretario generale. Nel VI e ultimo governo Fanfani, è nominato ministro per i Rapporti con il Parlamnento. Poi segretario generale della presidenza della Repubblica nel ”92, chiamato da Oscar Luigi Scalfaro e confermato, nel ”99, da Carlo Azeglio Ciampi. [...] suo padre Giambattista, bibliotecario comunale a Lucera, che in oltre quarant’anni portò il patrimonio librario da diecimila a ottantamila volumi [...] ”La nostra casa era frequentata da scrittori, poeti, giornalisti: Riccardo Bacchelli, Piero Bargellini, Giuseppe Ungaretti [...] Ho cominciato a leggere di politicia a 11 anni: era il primo libro sul 25 luglio ed ero intrigato dalla cronaca dell’ultima riunione del Gran Consiglio del fascismo [...] L’amore si è sviluppato poi soprattutto verso le istituzioni, anche perché non ho mai fatto politica attiva. Ho le mie idee e non le ho mai nascoste; nasco, come mio padre, cattolico-liberale e tale sono rimasto. Ho avuto una sola tessera, quella del Partito liberale ma, nel dicembre ”58 avendo vinto il concorso per entrare al Senato, ritenni corretto restituirla [...] I primi cinque anni sono stato al servizio studi; poi nel luglio ”64 l’allora segretario generale Picella mi chiamò per comunicarmi che mi aveva scelto come segretario alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro del Vajont. [...] Odio la rissa. Sono - come amava definirmi mio padre - uomo di fermo volere in miti sembianze [...]”» (Ludina Barzini, ”Sette” n. 25/2000) • «La somma che percepisce da segretario generale del Senato in pensione e lo stipendio come segretario generale del Quirinale, valutata come ”Interna corporis” (dove non valgono i divieti di cumulo) è cospicua. E una specie di capo loggia del sussurro e dello struscio […] un vero monumento. Insinua sempre, e infatti, in tutte le apparizioni pubbliche alle quali se può non manca mai, è assolutamente straordinaria l’immobilità della sua facies. Anticipa immancabilmente l’ethos erotico del principale ogniqualvolta questi amplifica l’ira, il non volerci stare, e chissà cos’altro capita di voler sottolineare. Con ampi sorrisi di assenso, ottimista verso il futuro, invia all’occhio muto delle telecamere quel soffuso segreto che solo uno steward d’alto rango sa custodire. specialista, secondo le parole di una vittima, in amichevoli prelevamenti domiciliari. Egli è un meridionale: si ricorda pertanto ai lettori di Cuneo il significato della parola ”amici” nelle terre baciate dal sole. Un illustre e tuttavia colto, ”ex esponente delle Istituzioni”, all’affermazione di un dilettante: essere Gifuni il regista di varie operazioni politiche, rispose: ”Ma che hai capito, attrezzista è”. Ma mai attrezzista venne remunearto con i citati emolumenti. Né nel quantum, né nel cumulo» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998).