Varie, 1 marzo 2002
GILETTI
GILETTI Massimo Torino 18 marzo 1962. Conduttore tv • «Cresciuto fra Torino e un minuscolo paese (Ponzone) dove il padre ha un’industria tessile, è apolide per vocazione (’non importa dove ma come e con chi”) e romano di adozione. Un uomo del suo tempo che però prova nostalgia per le radici, rimaste lassù, in quella terra di boschi, misteri ed eresie dolciniane. Tutt’altro che scettico, passionale e ”tormentato”, laureato in Legge, si dà alla carriera universitaria (in Inghilterra), torna alle origini (vice caporeparto nell’azienda del padre: ”L’unico modo di vivere una fabbrica è lavorare gomito a gomito con gli operai”), e finalmente trova pace (’si fa per dire”) con la tv. [...] ”Sognavo una tv che ho avuto il privilegio di fare, ma che poi è cambiata. Da Mixer sono stato catapultato nella guerra dell’Auditel. E per uno come me, che non ama i numeri, detesta il trash, tollera a stento lustrini e paillettes e crede nel servizio pubblico, è stata una lotta continua. Soprattutto contro me stesso... [...] Non perdevo una puntata di Mixer , mi piaceva quel giornalismo, quel linguaggio. Volevo, dovevo farlo. Mi dico: chiamo e mi propongo. Dopo 6 mesi di telefonate, Dora Ricci, assistente di Giovanni Minoli, per sfinimento o compassione non so, mi fissa un appuntamento [...] Minoli mi mette alla prova: mi rimanda di mese in mesi. Dopo un anno, con una determinazione che non mi conoscevo, gli dico: ”L’esame è durato abbastanza, mi dia una possibilità’. Incredibile, ma risponde sì [...] L’intervista a Giulio Andreotti. il ”93, il senatore è appena stato indagato. Io mi piazzo sotto casa sua dalle 4 di mattina, alle 7 finalmente esce per andare a Messa e nel tragitto casa-chiesa e ritorno gli parlo. Solo alla fine, davanti al portone, il senatore ha un lampo. Mi chiede: scusi, ma lei chi è? [...] Non mi piace il varietà. Con Guardì però facevo informazione. E conducevo Telethon , uno dei rari programmi socialmente utili. Senza contare i soldi - prima ne vedevo davvero pochi - e la popolarità” [...]» (Micaela Urbano, ”Il Messaggero” 23/11/2004). «Massimo Giletti è sempre uno spettacolo: non si sa di cosa, ma lo è. Del niente che conduce. Del niente su cui ha costruito la sua carriera di conduttore. Del niente che premurosamente lo accompagna. [...] Lo vedi ovunque: se c’è da dar vita (o morte) a una premiazione, a una sfilata, a una rassegna ecco apparire la ”bolla atemporale” di Giletti. [...] Cresciuto con Giovanni Minoli, maturato con Michele Guardì, Giletti ha finalmente trovato il suo vero Pigmalione in Del Noce (e poi dicono che non ci sono più i maestri di una volta, dove la trovi una triade così?): nessuno raggiunge la frivolezza di colpo, è prerogativa riservata agli stalentati di successo, alla loro feroce determinazione. Massimo Giletti quando presenta fa boccuccia o nasetto, come suol dirsi. Difficile trovare un’altra espressione per definire il fervore infruttuoso della sua presenza scenica. [...]» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 29/7/2005) • «La sua tesi di laurea ha per titolo ”Il cambiamento della legislazione inglese durante lo sciopero dei minatori”. Operai e padroni fanno parte della vita di Massimo Giletti, 110 e lode in legge nell’86 [...] a Ponzone, Biella [...] i genitori Giuliana ed Emilio, vivono e seguono l’azienda di filati che ha messo in piedi il bisnonno, Pier Anselmo, nel 1971. ”Ha fatto viaggi avventurosi in cerca di lane e tessuti: Cina, Australia, Giappone. stato un pioniere dell’industria biellese [...] A 8 anni mi hanno messo in fabbrica, in officina, a dare una mano. In realtà combinavo molti disastri e i miei fratelli, Maurizio ed Emanuele, gemelli più grandi di me di 7 anni, mi prendevano in giro. Ho cominciato a lavorare seriamente in azienda dopo l’università, indossando la tuta [...] Da bambino mi affascinava il reparto tintoria: le ampolle di vetro con i colori, le vasche [...]» (’TvSette” n. 33/2000).