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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Gilliam Terry

• Minneapolis (Stati Uniti) 22 novembre 1940. Regista. «Americano di nascita, inglese per scelta (nel 1967 si è trasferito in Gran Bretagna e in seguito ha ottenuto la cittadinanza inglese), italiano per passione (ha preso casa in Umbria e vi trascorre buona parte del tempo libero), ex-colonna dei Monty Python e poi autore di film visionari, anticonformisti, carichi di potenza fantastica come Brazil, I banditi del tempo, La leggenda del re pescatore, L’esercito delle dodici scimmie […] Sguardo sempre rivolto al futuro, nessuna nostalgia, neanche per il glorioso passato dei Monty Python (’erano tempi eccitanti, ci divertivamo moltissimo e la cosa più stupefacente era che anche il pubblico si divertiva un sacco...io comunque vivo nel presente e guardo al domani, le memorie non mi piacciono”), descrive il suo modo d’intendere il lavoro di regista: ”Faccio solo cose di cui ho il controllo totale, in cui credo completamente e che ritengo necessarie. Se non è così, girare un film diventa solo uno spreco di tempo, meglio fare altro: leggere, guardare gli uccellini che volano, stare con gli amici”. Tra gli attori con cui preferisce lavorare c’è al primo posto Johnny Depp, interprete di Paura e delirio Las Vegas, allucinata e fiammeggiante trasposizione del romanzo omonimo di Hunter S. Thompson girata nel 1998 [...] Tra i registi, apprezza soprattutto i fratelli Coen capaci di fare ”film interessanti” e Peter Jackson che, dalla saga del Signore degli anelli, ”è riuscito a trarre un bel film all’antica”. In Italia apprezza Nanni Moretti e ama Roberto Benigni: ”Sono un suo grande fan, non l’ho mai conosciuto bene, ma quando ci siamo incontrati al Festival di Cannes gli ho fatto l’inchino. Aspetto con ansia l’uscita del suo Pinocchio”. Grande inventore di immagini surreali, non ripone fiducia sconfinata nelle nuove tecnologie, a iniziare dal digitale: ”Non vedo tendenze davvero innovative; certo, il digitale è sicuramente importante, ma solo perchè abbassa fortemente i costi e quindi permette a un sacco di gente di fare film”. […] molto netto nei giudizi politici: ”Bush is an idiot”, dice, ma ”anche voi in Italia con Berlusconi non state molto meglio. Sono persone che dicono di fare il bene di tutti e invece fanno solo il loro”» (Fulvia Caprara, ”La Stampa” 13/7/2002). «’Mi piace sorprendere, anzi provocare. E in America direi che mi piace senz’’altro spaventare”. Terry Gilliam giustifica così il suo cinema visionario e fantastico, oggetto di successi clamorosi e di fallimenti spettacolari. Sono passati [...] anni dallo scioglimento dei Monty Python, inossidabile gruppo comico che è rimasto un punto di riferimento anche per le giovani generazioni, e Gilliam ha continuato la sua carriera da solo con film come Brazil, Le avventure del Barone di Munchausen, L’esercito delle 12 scimmie, Paura e delirio a Las Vegas fino al disastro del suo Don Chisciotte interrotto per calamità naturali e burocratiche dopo solo la prima settimana di riprese. Irridente, satirico, visionario, grottesco, ironico, malinconico: sono stati usati gli aggettivi di mezzo vocabolario per descrivere il cinema di questo vecchio ragazzo del Minnesota malato di nomadismo, fuggito dagli Stati Uniti e approdato in Inghilterra ai tempi della guerra del Vietnam. [...] io sono Don Chisciotte, uno che andava avanti coi sogni. Mi sento un po’ confuso su quella che è veramente la realtà. In tutti i miei film c’è una ricerca per capire cosa è la realtà e cosa è la fantasia. Due cose necessarie a ognuno di noi”» (Roberto Rombi, ”la Repubblica” 16/7/2005).