Varie, 1 marzo 2002
Tags : Rudolph Giuliani
Giuliani Rudolph
• Brooklyn (Stati Uniti) 28 maggio 1944. Politico. Ex sindaco di New York • «Quell´italo-americano che è stato due volte sindaco di New York; che ha inventato la strategia della ”tolleranza zero” (e cioè nessuna comprensione, nessuna indulgenza nei confronti dei delinquenti); che si è contraddistinto per l´impegno profuso in quel fatale 11 settembre 2001 allorché le due Torri di New York vennero abbattute. [...] Ha scritto il ”Time” in queste circostanze: ”Per avere avuto più fede in noi di quanta ne abbiamo noi stessi, per aver avuto coraggio quando è stato necessario e polso quando è stato giusto, per non essersi arreso o sottratto al dolore di tutti, Rudy Giuliani, sindaco del mondo, è l´Uomo dell´anno”. [...] Nato a Brooklyn da una famiglia di origini italiane, è stato negli anni Ottanta responsabile della giustizia per il Governo americano ed è stato per due mandati - 1993, 1997 - il 107º Sindaco di New York. [...] La fortuna di avere in sorte un padre che sia stato pugile. ”La dote principale del pugile, mi diceva, deve essere quella di mantenere la calma. E fu questa la migliore lezione che appresi da papà, quella che mi ripeteva incessantemente: rimani calmo, specialmente se quelli intorno a te sono inquieti o preoccupati. Mi ficcò bene in testa il concetto che la persona imperturbabile è avvantaggiata quando si tratta di aiutare gli altri, di tenere una situazione sotto controllo o di risolverla. Il pugile che si agita al primo pugno che riceve finirà al tappeto, mentre se invece rimane calmo, anche dopo il pugno può sfruttare l´occasione di restituirlo. Mio padre cominciò a insegnarmi la boxe quando avevo appena cominciato a camminare e continuò a darmi lezioni anche da adolescente”. Ma ci sono anche altri sport importantissimi nella vita di Rudolph Giuliani, anche per la bellicosità che ispiravano nei loro tifosi. ”Da tifoso degli Yankees, come ho già raccontato, abitante a Brooklyn a pochi isolati di distanza da Ebbets Field, regno dei Dodgers, non tardai a scoprire l´utilità di quelle lezioni. In anni più recenti mio padre mi consigliava sempre, se qualcuno mi avesse attaccato, di considerarmi idealmente al centro di un ring e di restare calmo, cercando di individuare i punti deboli dell´avversario”. [...] Adulto, lavora per il Comune di New York e nota che i diplomatici scorrazzano a loro piacimento per le vie della città, parcheggiando ostentatamente, liberamente, dovunque capiti. ”Ecco questi altri bei prepotenti” pensa il nostro Rudolph (Giuliani). E comincia a multarli ed a dare disposizioni perché siano multati. Pensando ”Chi viene in America a prendersi gioco delle nostre leggi, rifiutandosi di adeguarsi ad alcune delle norme fondamentali del vivere civile, è molto probabile che faccia altrettanto in casa propria [...] Mi piacciono i film sulla mafia, come il Padrino, o i serial televisivi come i Soprano ma, avendo ascoltato per migliaia di ore i mafiosi in carne e ossa, direi che la qualità di leader che viene attribuita a certi personaggi principali è spesso esagerata» (Beniamino Placido, ”la Repubblica” 13/7/2003) • «Un tempo era ”Hey Rudy dov’è il tuo parrucchino?”. Lo gridava, tra gli altri, tacchinandolo per l’intera parata del Columbus Day un noto intellettuale ebreo dell’Upper West Side, dirigente della colta casa editrice Farrar, Straus and Giroux, con moglie al ”New Yorker” eccetera. Furibondo per la sua elezione. Nel disprezzo per l’ex portatore di parrucchino c’era tutta la New York divisa. Colti e liberal ebrei contro italoamericani che inciuciavano alla City Hall. Upper West Side e Downtown progressiste e/o alternative contro i quartieri etnici tradizionalisti di Brooklyn, Queens, Staten Island e contro i megapalazzinari dell’Upper East Side che appoggiavano il repubblicano. Praticamente un derby locale, benché nella più importante città del mondo. Nella quale Rudy Giuliani in genere vinceva, con molti tifosi e molti odiatori nonstop […]. Fino all’11 settembre, va da sè. A quel punto il derby è diventato un film di guerra, anzi meglio (peggio) un disaster movie. E come in un film hollywoodiano, l’antipaticuccio, inciucione sergente Rudy al momento della battaglia è diventato un eroe. Irruento, capace di ispirare, spesso in lacrime coi suoi, a volte tirato via a forza dal Ground Zero con grisaglia coperta di polvere e mascherina chirurgica ancora in faccia. La faccia della New York che reagisce e diventa umana e addirittura (non s’era mai visto) americana. Fino a diventare Persona dell’Anno (gli americani, Dio sia ringraziato per la political correctness, non dicono più ”uomo”) dal settimanale ”Time”, vale a dire essere umano dell’anno per l’America e l’Occidente. Acclamato anche dai media liberal che per due mandati hanno attaccato la sua politica, i suoi tentativi di censurare mostre d’arte che giudicava immorali e blasfeme, il suo trattamento dei senzacasa e le sue multe a chi attraversava col rosso. E sfottevano la sua vita privata un po’ ipocrita, e il suo modo di pettinarsi. Adesso, si motiva, ”è un granduomo, non un piccolo uomo come Osama bin Laden”. Si ricordano i suoi discorsi dopo la tragedia, quando invitatava tutti a ”innalzarsi sopra l’odio e la rabbia e ricostruire”. Si nota come il suo appoggio al candidato repubblicano Mike Bloomberg lo abbia fatto diventare sindaco dopo di lui. Sfuma nella memoria, intanto, la sua serie negativa. La rinuncia alla candidatura senatoriale contro Hillary Clinton, dopo il battage mediatico sulla sua intricata situazione personale (cattolico, separato di fatto dalla giornalista tv Donna Hanover, con cui ha due figli, stava e sta con la divorziata Judy Nathan). L’annuncio ufficiale poco dopo, ”ho un cancro alla prostata, devo curarmi”. La comune convinzione che Mayor Rudy, il sindaco Rudy, fosse ”rispettato ma non amato” dagli stessi fans. Adesso è amatissimo. l’ex pubblico ministero più amato della Storia americana, probabilmente. Perché in effetti ha cominciato così. Nato a Brooklyn, famiglia senza molti soldi, nonni immigrati italiani, si è laureato in legge ed è entrato nell’ufficio del Procuratore distrettuale di Manhattan Sud. Anni di inchieste contro crimine organizzato, spacciatori di droga, criminali ”white collar” di Wall Street: quattromila condanne, solo venticinque processi persi. Poi una candidatura a sindaco nel 1989, perdendo contro il nero David Dinkins. Poi l’elezione nel 1993, e subito i primi segni della rudyzzazione di New York. Primissima la ”zero tolerance” contro il crimine. Risultati positivi: reati dimezzati, omicidi calati del 70 per cento. Effetti assai discussi: la polizia newyorkese in questi anni è stata molto poco garantista verso neri e ispanici, e se l’isola di Manhattan è stata ripulita, certi quartieri dei ”borghi esterni” sono ancora invivibili. Comunque, oggi New York è indicata dall’Fbi come ”la grande città più sicura d’America”, e non era mai successo. Altra manovra controversa, i tagli all’assistenza pubblica. Spiegava Giuliani: ”640 mila individui sono stati portati dalla dipendenza dal governo alla dignità dell’autosufficienza”, insomma non hanno più avuto un centesimo di sussidio. Comunque, negli anni Novanta l’economia americana era in una fase di boom, e New York beneficiava del boom più che mai. Comunque, mentre Times Square veniva riqualificata e diventava meno pittoresca, diventava via via più pittoresco il sindaco. Arrivava vestito da donna a feste di beneficienza e show tv, faceva discutere sulla stampa locale causa presunti legami extraconiugali. Prima con la sua addetta stampa Christine Lategano, poi (ora è ufficiale) con Nathan. Ai tempi di Lategano, sua moglie Donna si mise a fare l’attrice (neanche male, ruolo più noto quello di una predicatrice in The People Vs. Larry Flint, sul pornoeditore libertario) e non partecipò alla campagna per la rielezione nel ”97. La seconda volta, quando un giudice ha ingiunto a Giuliani di non ospitare Nathan a Gracie Mansion, la residenza del sindaco, vista la presenza di moglie e figli nello stabile, è andato a vivere nell’appartamento di una coppia di amici gay. Neanche i giulianologi più critici l’hanno trovato strano: su questione gay, aborto e immigrazione Mayor Rudy è molto più progressista della media repubblicana. E la sua poteva essere una media commedia newyorkese contemporanea, con tocchi finali da ”Strana coppia”. Invece si è trasformata di colpo in un film catastrofico, e il sindaco iperattivo e antipatico si è trasformato combattendo tra le rovine. Diventando una Persona dell’Anno che mai avrebbe voluto essere, per quei motivi, sicuramente”» (Maria Laura Rodotà, ”La Stampa” 24/12/2001) • «[...] ”Il vero problema di Rudy Giuliani è Rudy Giuliani”, teorizza la scrittrice e femminista Erica Jong [...] ”Perché – spiega – Giuliani è un politico che si comporta anche a casa sua come i fascisti. Nessuna donna con un po’ di cervello lo può votare”. L’istintiva e ormai leggendaria propensione di Giuliani per ciò che i media hanno ribattezzato ”la teatralità della vita” (« un personaggio alla Puccini», ha scritto il New York Times) ha finito per castigarlo. Persino i suoi due figli, Andrew [...] e Caroline [...] gli hanno voltato le spalle [...] Il motivo della ruggine, accumulatasi ormai da tempo, è la presenza al fianco di Giuliani della terza moglie, l’infermiera Judith Nathan, invisa a entrambi. Al padre i figli non hanno mai perdonato la relazione adultera con la sua assistente Christine Lategano. Né il modo, a dir poco volgare, scelto per dare il benservito alla loro madre, Donna Hanover: una conferenza stampa in cui annunciò al mondo, prima ancora che a lei, di volerla lasciare per un’altra. Il rancore tra di loro è tale che nel 2005 Giuliani snobbò la cerimonia di maturità del figlio (un ”must” in America) [...] tra i tanti ostacoli l’ex sindaco ha anche il muro dei media newyorchesi. ”Lo detestano – scrive Howard Kurtz sul Washington Post – perché ricordano il Rudy arrogante, intollerante e razzista prima che l’11 settembre lo trasformasse in eroe”» (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 6/3/2007).