Varie, 1 marzo 2002
GIURATO Luca
GIURATO Luca Roma 23 dicembre 1939. Giornalista tv • «[...] il più buonista dei conduttori televisivi, colui che si rivolge al prossimo soltanto con aggettivi come “bellissimo”, “bravissimo”, “stupendo” [...] “[...] io devo moltissimo a quelli di Blob che, con le loro parodie, mi hanno fatto diventare popolare. E anche ai critici televisivi devo molto: i loro giudizi negativi sono direttamente proporzionali al successo di pubblico” [...]» (Cristina, Taglietti, ‘TvSette” n. 19/1997) • «Ex vicedirettore del Tg1, ex direttore del Gr1, [...] conduttore del programma ultramattiniero Uno Mattina [...] “Ho avuto il coraggio di dire no a un secondo anno di Domenica In per non prendere una via nettamente diversa da quella del giornalismo professionale di altissimo livello. La parte ludica è sempre stata molto forte nella mia vita privata. Sono un esuberante, mi piace scherzare. Ma nella professione non era mai venuta fuori, da quando ho cominciato cronista a ’Paese Sera’ e consumavo le scarpe dalle cinque di mattina per inseguire delitti [...] Ho dovuto dire oscene menzogne, delle quali mi vergogno ancora, per rubare foto di bambini a genitori che non sapevano ancora che erano morti [...] Era il mio Vietnam. Ricordo una bimbetta che mi venne ad aprire in camicia da notte e io dovetti inventare una balla clamorosa per avere da lei la foto del padre morto ammazzato. La presi e scappai. Ancora mi viene la pelle d’oca a pensarci [...] Quando mi presentavo al giornale con queste foto il capocronista faceva salti di gioia. E così mandavano sempre me. Uno stress tremendo, ma ero giovane. Dovevo farlo [...] Facevo anche il vice del critico cinematografico. Fino a quando scrissi che nella Resistenza avevano avuto una parte di rilievo anche i cattolici. Il giorno dopo il capo della terza pagina, Alfredo Orecchio, il vecchio e carissimo Orecchio, mi disse: ’Sappiamo tutti che non sei comunista ma questa è una pugnalata alle spalle!’ [...] Mio padre era diplomatico. Avendo servito fedelmente lo Stato durante il regime, finita la guerra è stato mandato nelle sedi più emarginate. Porto Alegre in Brasile, Rosario in Argentina. Lo vedevamo per le feste [...] Il matrimonio tra mamma e papà non era molto riuscito. Quando io avevo 16 anni ci fu un tentativo di riconciliazione. Partimmo tutti quanti per l’Argentina, loro due, noi quattro fratelli e la tata Tonina. [...] Quattro mesi dopo mia madre decise di tornare in Italia con due dei fratelli. Io rimasi con mio padre [...] Ho avuto tante avventure, tante storie. Carlo Casalegno, vicedirettore della ’Stampa’, mi disse una volta: ’Tu sei un voleur, un ladro di cuori. Sicuramente ami e soffri per amore, ma senti il bisogno di cambiare’ [...] La prima delusione è essere scambiato per adulatore. L’altra è che qualcuno spesso ha pensato che il mio ottimismo fosse bonomia, superficialità. Quando dirigevo il Gr1 vennero due del comitato di redazione a dirmi che dovevo fare vicedirettore Empedocle Mafia. Si meravigliarono quando dissi che trovavo sconcertante la loro pretesa. Convocarono un’assemblea e mi votarono contro. E si meravigliarono che il giorno dopo io fossi ancora là a lavorare e non avessi dato le dimissioni [...] Biagio Agnes, presidente della Rai, mi aveva chiamato per dirigere il Gr1. Secondo le regole non scritte doveva spettare al Psdi. L’allora segretario Nicolazzi disse: ’Non è dei nostri ma noi rinunciamo alla nostra casella’ [...] Sono un liberal moderato, un kennediano, un clintoniano, un pragmatico. Non c’è un partito che rappresenti il liberal che io sono[...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, “Sette” 6/2/2003).