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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Glennie Evelyn

• . Nata ad Aberdeen (Gran Bretagna) il 19 luglio 1965. Percussionista (sorda). Introdotta alla musica dall’infanzia - a otto anni era una virtuosa del clarinetto - Glennie si è scontrata con il pesante handicap intervenuto nell’adolescenza ma, nel suo nuovo mondo fatto di silenzio, ha riscoperto armonie e ritmi attraverso un senso diverso, il tatto. In un primo momento, grazie all’insegnamento di una maestra specializzata. Poi, a 19 anni, si è diplomata in piano e percussioni alla Royal Academy of Music di Londra. Il suo nume ispiratore? Glenn Gould. «Sorda profonda dall’età di 12 anni, eppure in grado di suonare con le più prestigiose orchestre. un’artista, la prima a interpretare da solista il ruolo di questi strumenti nella musica classica: con lei tamburi e vibrafoni - per tradizione relegati sullo sfondo - sono diventati protagonisti e sono arrivati fisicamente, sul palco, in primo piano, davanti al resto dell’orchestra, mentre le sue mani hanno riletto Chopin come Vivaldi. Di percussioni ne possiede mille diversi tipi, dalla più normale delle batterie a cembali e gong cinesi, a strumenti inventati da lei stessa, come il simtack, marmitta da macchina che percuote con due triangoli. Magra come un chiodo, sul palco si trasforma in una specie di macchina teatrale. Sfiora e accarezza e percuote superfici di ogni materiale, d’ottone, di legno, di plastica, di pelle, e ne trae una musica che ha qualcosa in più della bellezza. Ha qualcosa di sciamanico. Spesso suona scalza. Come fa a sentire la musica: la propria, ma anche quella degli altri orchestrali? Nei suoi concerti come in camera di registrazione decodifica in forma di suono le vibrazioni degli strumenti che percuote e quelle che le arrivano dall’orchestra: sente col corpo. [...] ”Vivaldi visivamente per me è musica della giovinezza, dell’infanzia, è gioia, è come una giornata piena di sole. Zivkovic, invece, è una specie di miracolo: riassume in quindici minuti la vita di una persona, un arco intero di alti e bassi, emozioni e sensazioni” [...]» (Maria Serena Palieri, ”L’Espresso” 31/5/2001).