Varie, 1 marzo 2002
GNUTTI
GNUTTI Emilio Brescia 6 agosto 1947. Finanziere. Un diploma di perito industriale e una laurea in lettere, non ha mai esercitato la professione di insegnante. Prima ha lavorato nell’industria (Giem, motori elettrici) e poi si è dedicato al problema del finanziamento delle imprese industriali. Nel 1979 ha fondato Fineco, operativa nel leasing e nel factoring, uscendone dieci anni dopo. A metà anni 90 ha compiuto il salto nel mondo della finanza, specializzandosi nel coagulare industriali manifatturieri ricchi di liquidità ma ignari di investimenti. Nel 1999 ha promosso insieme a Roberto Colaninno l’Opa su Telecom Italia. Due anni dopo, nonostante il disaccordo con Colaninno che avrebbe preferito mantenerne il controllo e la guida operativa, si schierò a favore della vendita di Telecom a Marco Tronchetti Provera. Nel 2005 è stato uno dei protagonisti dell’estate segnata dalle guerre finanziarie intorno a Antonveneta, Rcs e Bnl • «[...] Chi è davvero Emilio Gnutti? [...] Nel 1999, il ”Giornale di Brescia” aveva accolto l’Opa di Gnutti e Colaninno su Telecom Italia con un editoriale assai critico che rifletteva le preoccupazioni del mondo legato alla Banca Lombarda. Si potrebbe osservare maliziosamente che, poi, l’Hopa si è presa un 5% della banca. Ma la verità è che la stampa locale ha riconosciuto in Gnutti un esponente del proprio mondo: un fenomeno alimentato da industriali dell’alluminio e delle posate, dei sanitari e della meccanica, dei servizi e del commercio che hanno ancora tutte le loro attività al sole. Massimo D’Alema prese un abbaglio quando parlò di ”capitani coraggiosi” come se nella provincia lombarda stesse fiorendo la nuova classe dirigente dell’economia. Ma questo resta il pezzo del capitalismo italiano che aveva capito, prima della cosiddetta ala nobile, come i bassi tassi d’interesse e le leggi fiscali consentissero investimenti finanziari con ritorni sul capitale assai più alti di quelli offerti dalla produzione. [...] Certo, la borghesia colta, che del concittadino Giovanni Bazoli apprezza le esegesi bibliche prima ancora delle scelte di banchiere, fatica a dare lo stesso riconoscimento a uno Gnutti che racconta senza complessi di non tenere alcun libro sul comodino. [...]» (Massimo Mucchetti, ”Corriere della Sera” 26/8/2005). «[...] Era l’astro nascente della Banca Popolare di Brescia. Leasing, factoring, grandi progetti immobiliari. Ma Bruno Sonzogni, l’altro gallo del pollaio della Bipop, lo mise fuori ricoprendolo d’oro. E Gnutti si trovò solo. Anche il suo amico Mauro Ardesi lo aveva lasciato. Chicco Gnutti è rinato nel 1998 scommettendo per primo su Roberto Colaninno. I tempi sono cambiati. Non c’è bisogno di guerre con i sindacati, anzi li si può avere in società tramite l’Unipol. Non c’è più bisogno di unzioni divine. [...]» (Massimo Mucchetti, ”L’espresso” 17/6/1999). «’Ha una Ferrari per ogni modello uscito da Maranello”. Quando si parla di Emilio Gnutti, che si tratti di finanza o di macchine, i bresciani non riescono a minimizzare. Non si sa se è una leggenda metropolitana. Di certo il patron della Hopa di auto ne ha molte. Ferrari, Mercedes, Porsche, Bentley, Rolls Royce. Custodite in un bunker blindatissimo. [...] Gnutti le presta per l’occasione a figli e amici (ai tempi della scalata Telecom, aveva affidato una Porsche 1500 Gs Carrera a Matteo e Michele Colaninno), per farle ammirare e regalare ai bresciani un pizzico in più d’orgoglio. [...]» (Federico De Rosa, ”Corriere della Sera” 20/5/2005). «[...] Hopa, l’holding finanziaria del raider bresciano, è il punto d’intersezione tra la scalata ad Antonveneta e quella alla Bnl, è il salottino dove siedono fianco a fianco il presidente di Unipol, Giovanni Consorte, e un rappresentante della Fininvest. E Gnutti, pur non partecipando in proprio alla scalata al ”Corriere”, briga e spinge perchè la cordata guidata, apparentemente, dall’immobiliarista Ricucci abbia successo. [...] collezionista d’auto d’epoca, abbonato fisso alla Mille Miglia [...] Il fenomeno Gnutti, visto da Brescia, si riduce a questo: un signore nato [...] a Lumezzane, con il fiuto del compro-guadagno-rivendo e una certa propensione all’insider trading, ha succhiato risorse dall’industria locale e le ha messe nel circuito della speculazione finanziario dove il denaro serve a produrre altro denaro. Risultato: Gnutti e la sua ristretta cerchia di amici, tra cui spiccano parecchi tondinari ormai a mezzo servizio, si sono arricchiti. La città si è impoverita; il suo tessuto produttivo, già sfilacciato, si sta lacerando. [...] Gnutti a Brescia spunta dappertutto ma è ”inafferrabile”. Transita nelle sue mani gran parte delle aree industriali dismesse (compresa quella dell’Alfa di Arese). sua, attraverso la Snia, la Caffaro, tutt’ora attiva, che galleggia su tanto pcb e una spruzzata di diossina. La bonifica dovrebbe spettare a Gnutti che però ha molti e buoni rapporti con la giunta comunale di centro sinistra. Ha finanziato, con versamenti alla luce del sole, la campagna elettorale dei Ds. Ha una quota in Asm, l’azienda dei servizi municipali di Brescia che ha appena assorbito quella di Bergamo e progetta di fare shopping ”elettrici”. Per converso, Asm ha una quota in Earchimede consulting, una delle tante società contrallate da Hopa. [...] Insomma, con chi sta ”sto Gnutti? [...] Ds e Berlusconi, Unipol e razza mattona, Monte dei Paschi di Siena e Popolare di Lodi tutto fa brodo. E a tutti, probabilmente, ”dà qualcosa”. Quando in coppia con Colaninno (con cui in seguito ha rotto i ponti) Gnutti scalò Telecom Massimo D’Alema omaggiò i due con l’appellativo di ”capitani coraggiosi”. [...] In città Gnutti si vede poco. Può capitare d’incontrarlo nei trecento metri che vanno dalla sede di Hopa in corso Zanardelli al ristorante ”La sosta”. Una volta all’anno l’università invita Gnutti a tenere una lezione. Su cosa? ”Su come si fanno i soldi [...] e c’è sempre il pienone di giovani”. Poi c’è il rito della Mille Miglia, con Chicco al volante e la moglie a fianco come ”copilota”. Figlia di un sindacalista bresciano operaio alla acciaierie Atb [...]» (Manuela Cartosio, ”il manifesto” 20/8/2005).