varie, 1 marzo 2002
GOLINO
GOLINO Valeria Napoli 22 ottobre 1966. Attrice • «Ha un viso antico, Valeria Golino. Una bellezza che profuma di Mediterraneo, un’infanzia vissuta tra Napoli e Atene, la città della mamma pittrice, occhi ingordi incastonati tra riccioli ribelli che le somigliano. Continua a dare corpo e anima ad un universo femminile all’apparenza identificabile, etichettabile ma, se si va a scavare, profondamente schizofrenico: dai Piccoli fuochi di Peter Del Monte alla Storia d’amore di Maselli, da Le acrobate di Soldini a Respiro di Crialese fino a [...] Prendimi e portami via di Zangardi. Odia la mediocrità, è convinta che ”quando finisce l’incanto per la vita, tanto vale smettere di fare l’attrice” e non si è mai fatta scrupolo di sperimentare set internazionali, fin da giovanissima con il Rain Man di Levinson accanto a Dustin Hoffman e Tom Cruise e più in là diretta da ”grandi” come Carpenter, Figgis, Penn. La Valeria napoletana ”doc” che da bambina ha assaporato giornate assolate passate all’ombra dell’Hotel ”Bella Napoli” di proprietà del nonno [...] ”[...]mi è andata bene, amo il mio lavoro e sono felice. Pensare che da ragazzina avrei voluto fare la cardiologa [...]» (Leonardo Jattarelli, ”Il Messaggero” 8/3/2005) • «Grazia di Respiro, Anna de L’inverno, Nina di Controvento, Silvia de L’albero delle pere, Maria de Le acrobate. Che cosa hanno in comune? [...] ”La risposta più semplice è: li faccio io, si somigliano per forza. Ma sì, qualcosa c’è, sto cercando la parola. [...] Inadeguate: all’ambiente in cui vivono. Alla fine di tutto c’è una cosa. Forse risulterà presuntuosa detta da me: è la loro innocenza. La base comune sono i loro occhi spalancati. E forse tutti questi registi la vedono e l’adattano ciascuno a sé. [...] Io rifletto molto prima e dopo, durante per niente. E poi mi accorgo che magari con un po’ più di disciplina avrei raggiunto risultati migliori. [...] Per molto tempo mi è piaciuto abitare da un’altra parte e poter tornare qui con una leggerezza da estranea. Adesso mi piace meno Los Angeles pur avendo affetti veri lì. E ancora ambizioni, voglia di lavorarci. L’altrove mi interessa ancora. Meno: malgrado i privilegi, la possibilità di soddisfare tante curiosità, l’avidità di essere dovunque che per natura ho. Mi piace vivere, e voglio tutto [...] Tappe decisive? Storia d’amore è la prima (di Maselli, ’86 ndr). Un altro punto è Rain Man. Poi Lupo solitario di Sean Penn: ho imparato. Le acrobate con Soldini. E ogni volta che torno con Peter (Del Monte): mai semplice, anzi sempre meno, ma sempre interessante. In America il film a episodi Le cose che so di lei. Per la prima volta non ero una spezia esotica. Ero un’attrice che lavorava lì, punto. La cosa più difficile da raggiungere. E Respiro. Mi ha dato un senso di pienezza mai provato. Il senso della ragione per cui si fa questo lavoro [...] Il massimo dell’antipatia l’ho raccolto quando mi sono doppiata per Rain Man. Era pure un momento che avevo l´apparecchio per i denti, in aggiunta al fatto che ero quella che ’era andata in America’ [...] Gli attori maschi, al loro meglio, si distanziano da se stessi, le donne invece portano molto di più se stesse. Per me è un limite e un pregio al tempo stesso. Quando faccio bene, faccio bene anche perché porto qualcosa di personale nel personaggio. Mi limita il non poter cambiare radicalmente, aderire completamente al personaggio se è distante da me”» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 12/4/2003). «In Storia d’Amore di Citto Maselli, era stata veramente brava. Alla faccia di chi dice che Holywood massacra Cineveltronia solo perché ha gli effetti speciali. Loro, che ogni tanto si divertono a imitare Caligola che fece senatore il cavallo, l’hanno messa accanto a Dustin Hoffman e a Tom Cruise e si sono inventati Rain man. Quando Hoffman la incontra in ascensore, le dice ”io amico” recitando il ruolo dell’autistico, lei che invece non lo recita, sembra più credibile. La Archibugi ci ha voluto provare e ne è venuto fuori un brutto Albero delle pere con sopra un ranocchietto gracchiante. Da drogata, nel film, non è riuscita ad avere l’effetto spillo negli occhi. Le occhiaie sono d’ordinanza, la scollatura è da sottoveste négligé, la caviglia è rosicchiata dall’allacciatura fighetta. Meglio, molto meglio Serena Grandi» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998) • «Abita ancora a Los Angeles: tre o quattro mesi all’anno, anche se ormai la maggior parte del tempo lo trascorre a Roma: ”Per interessi professionali e vita privata. Del resto ho venduto la mia casa qui a Los Angeles; ora ci vengo giusto il tempo che mi serve [...] Ho sempre lavorato e comunque questo è un privilegio, ma non sono mai convinta di quello che succederà [...] Mi affeziono, non solo alle persone, ma anche ai posti dove si va e a quell’intimità strana che si crea sul set. Una sensazione bella, provvisoria. Eppoi mentre si lavora ci possono essere sensazioni di creatività e di amicizia molto intense [...] La differenza si nota quando si lavora per gli Studios. In America ci sono due tipi di film: quelli indipendenti, più piccoli, spontanei, che assomigliano ai nostri. Io però ho fatto anche sei film con gli Studios e lì ci si accorge della differenza di mezzi. Una troupe generalmente da noi è fatta di 30 persone, le troupe degli Studios sono di cento persone [...] Sono diventata tifosa dell’Inter perché il mio compagno lo è: mi sono adattata. Ma sono irritata da queste flebo continue. Se il calcio fosse solo settimanale sarebbe sopportabile, ma se è troppo finisce per irritarmi”» (Alain Elkann, ”La Stampa” 23/6/2002). «Lo so, non sono mai stata completamente in un posto, non lasci un segno se stai sempre da un’altra parte, ma non sono pentita di aver fatto la scelta americana, mi ha permesso esperienze che non avrei mai fatto. Ognuno di noi si porta dietro la propria natura, il viaggio e la precarietà mi hanno sempre dato un senso di benessere. Almeno finora [...] Adesso vorrei fermarmi in Italia, mi piace di più. Vado sempre volentieri a Los Angeles, ma non ho più voglia di viverci. Più prendo le distanze, più vedo i lati allucinanti di un modo di pensare in cui il lavoro, i soldi e il successo impregnano la vita personale di tutti. un modo di vivere ansiogeno che a Roma non c’è [...] Salma Hayek è una delle mie amiche più care. una donna incredibile, piccola, buffa, spiritosa, un fascio d’energie» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 15/1/2003).