Varie, 1 marzo 2002
GOTTI
GOTTI Ivan San Pellegrino Terme (Bergamo) 28 marzo 1969. Ex ciclista. Ha vinto il Giro d’Italia nel 1997 e nel 1999 (quello dominato da Marco Pantani, cacciato però alla penultima tappa per l’ematocrito fuori norma). Qualche giorno in maglia gialla al Tour de France del 1995 • «Se è vero come gli ha detto un cliente che la vita è come un uovo di Pasqua, nell’uovo della vita Ivan Gotti ha scartato una sorpresa che sembra uno scherzo ma non lo è: da campione del ciclismo a rappresentante di merendine e ovetti Kinder. Dal Giro d’Italia a quello dei supermercati della bergamasca. Dalla maglia gialla del Tour de France (’95, quinto posto finale) al meno sgargiante look dell’agente di commercio: giacca, cravatta, ventiquattr’ore di pelle. Dalle bici in titanio con cui sfidava le Dolomiti alla macchina aziendale, buoni benzina e tutto. Così, di colpo, nel giro di due anni. Gotti campione catapultato nella valle dell’anonimato dopo aver scalato la montagna della gloria - con un grave incidente di percorso, la squalifica per doping nel 2001 - dietro al suo rivale Pantani [...] Gotti rispedito in fretta e furia nel quotidiano comune, che lo ha abbracciato un poco svogliatamente, come accade ai grandi dello sport quando per uno starnuto del destino mollano tutto, e tutti li mollano e allora tornano a chiamarsi signor Gotti. Ivan Gotti plurimedagliato dal podio al salario in busta paga, contributi e pensione. Addio al matrimonio con il ciclismo, e con la moglie[...] Vende cioccolato per la Ferrero. [...] ”[...] ringrazio Pietro Ferrero, un amico vero, l’unica persona che mi ha aiutato nel momento di difficoltà, quando ho deciso di uscire dal giro del ciclismo professionistico e di chiudere con il passato, con le corse. Volevo iniziare una nuova vita, e lui mi ha dato questa possibilità”. Fa una certa impressione sentirlo benedire un posto da agente di commercio. ”Il ciclismo mi ha scaricato e ferito. Dopo il mio ritiro [...] nessuno mi ha più cercato né offerto un incarico. Ho solo aperto una scuola per tirare su i ragazzi [...]”. Lontani i traguardi tagliati con le braccia levate al cielo, lontani i titoloni e le interviste, e lontanissime, oggi, l’Italia e l´Europa che rincorrevano questo fenomeno valligiano, il fisico lieve come una piuma, la faccia puntuta e spigolosa, il carattere schietto e introverso della gente di qui. Meno lontana, per la ferita che ha lasciato, la botta del doping. 2001: nel pieno del Giro i carabinieri scoprono nel camper del suocero di Gotti una farmacia di medicinali proibiti. Scatta la squalifica. Nella folgorante carriera di quello che un tempo chiamavano Ivan il terribile si apre il viale che, due anni dopo, lo porterà al ritiro. ”Sul doping c’è stato un accanimento nei confronti dei ciclisti. Su di noi è stato gettato fango, ma la verità è che abbiamo pagato la troppa disinformazione che c’era e c’è in materia di farmaci”. Nel ’99 Gotti, secondo in classifica sul finire del Giro, portò la maglia rosa a Milano poiché nel sangue di Pantani (davanti a lui e squalificato) furono trovate sostanze proibite. Molti chilometri dopo sarebbe toccato a lui. [...]» (Paolo Berizzi, ”la Repubblica” 25/3/2005).