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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

GRANDI Serena

GRANDI Serena (Serena Faggioli) Bologna 23 marzo 1956. Attrice • «Un debutto nell’80 a fianco di Moana Pozzi e poi tante particine pornosoft prima della consacrazione sotto l’ala di Tinto Brass in Miranda. Anche lei un’icona sexy, come Laura Antonelli, ma molto più carnale. Con quel suo morbido e grande corpo da maggiorata, il viso infantile e la parlata emiliana è quasi la caricatura di un sogno erotico. Dirà che si vergognava un bel po’ a girare certe scene, però, si sa, “il fine giustifica i mezzi”, e il suo fine era “diventare una delle più grandi attrici italiane”. Anche i flirt di gran nome, quelli grazie ai quali si va sui giornali, le sono stati utili. I flirt veri e quelli presunti. Vera la liaison con Adriano Celentano. Finto invece, “gestito a tavolino per reciproca convenienza”, il fidanzamento mediatico-promozionale con Gianni Morandi alla vigilia del festival di Sanremo ’83. Se il suo personaggio - finché è durato - era quello della scandalosa, perché allora non auto-alimentare la propria leggenda di mangiatrice di uomini dichiarando con occhio maliardo di averne collezionati cento? Sì, cento: come i centimetri di seno, assicurato per un miliardo. Le sue misure giunoniche e opulente le esibisce con caldo orgoglio mediterraneo: cento-sessanta-cento. L’anno dopo i successi di Miranda, nell’86, Serena passa dal chirurgo plastico e si fa ridurre la scollatura di tre taglie: volevo evitare di diventare una caratterista, spiegherà. Difficile riciclarsi dopo i quaranta. “Per una donna bella come è stata lei, per una star - Tinto Brass - è davvero difficile invecchiare. Sfiorisce la bellezza, la gente intorno cambia, cambia anche il modo in cui il pubblico ti guarda. E può scattare la depressione e cerchi di fermarla nei modi più sbagliati. Ci vorrebbe più pietas per una donna come lei”. O madre o nave scuola. Il matrimonio con l’antiquario-playboy Beppe Ercole non le giova. Dopo sette anni si lasciano e lui nel giugno 2003 si risposa con una comune amica, Corinne Clery: quella di Histoire d’O, tanto per restare nell’ambiente. Il figlio Edoardo, cresce senza padre, ma per Serena è tutto. Da pin-up a Grande Mamma. RadioFreccia di Ligabue, 1998, resta il suo ultimo film. Non ne può più, spiega, di parti da madre, dove la invecchiano, le infilano in testa parrucche di capelli bianchi, la vestono a strisce orizzontali per farla sembrare grassa. E così, dicendo no alle proposte che la mortificano, ingrassa davvero. O meglio si gonfia. Per uno squilibrio alla tiroide, dirà. Ma anche per le molte deroghe alla dieta. Per solitudine, per senso di vuoto, per infelicità. Lascia la sfarzosa villa da diva all’Olgiata, in cui va ad abitare Magalli, per trasferirsi in un appartamento ai Parioli. [...] Dal ’99 niente più televisione, niente più cinema. Desaparecida, missing. Nel 2000 Serena prova a fare l’antiquaria, apre un negozietto in via dei Coronari 140, “Les Trouvailles”. A gennaio 2003 - standista d’eccezione - partecipa anche ad una grande mostra-mercato a Palazzo dei Congressi. Poi lascia: non è per lei. Si dedica al volontariato con le suore carmelitane di Rocca di Papa, racconterà. Prende anche in affidamento un bambino bisognoso. Ha tre cani - Shari, Joe e Fortuna - che definisce “il mio Prozac”. Fa causa a chi ha scippato il suo nome e ha aperto un sito porno a pagamento con i suoi filmati vintage. E ne apre uno suo: non porno. Sola davanti al computer si mette a scrivere: una sorta di autobiografia romanzata dal titolo Emilia, che culmina in una conversione religiosa e sembra già la sceneggiatura di una fiction tv per la quale la stessa Serena, in un’intervista a “Chi”, indica la protagonista ideale: Laetitia Casta. Facile fare parallelismi con Laura Antonelli, finita in manette nel ’91 per una storia di droga: un’odissea giudiziaria lunga nove anni, che si è conclusa con l’assoluzione» (Laura Laurenzi, “la Repubblica” 20/11/2003) • «Fa il suo debutto nel 1980, con un film, Antropophagus , diretto da Joe D’Amato, lo stesso di Voodo Baby (sottotitolo Orgasmo Nero). In quello stesso anno riesce a lavorare con Eriprando Visconti, che in Malamore le affida un ruolo difficile: amoreggiare con un nano. E un regista di solido mestiere, Ferdinando Baldi, le offre di lavorare, accanto a una Moana Pozzi non ancora porno, nel suo La compagna di viaggio. Finalmente, nel 1985, la consacrazione a icona sexy con Miranda, di Tinto Brass. Sono quelli gli anni ruggenti, esagerati, in cui lei si appropria a morsi della vita che aveva sognato. Non ha più bisogno d’imbucarsi alle feste per farsi presentare a Stefania Sandrelli, suo modello ideale. Adesso rilascia interviste spavalde, come quella all’“Europeo”, in cui dichiara: “Sarò fedele solo quando incontrerò un campione, uno che abbia il potere economico e quello fisico, uno come Berlusconi, ma che sia superdotato”. Quale storia non dimenticherà? “La notte che ho passato con due pugili - risponde Serena dall’alto dei suoi 25 anni e di un decolleté intimidatorio -. È stata una gara di resistenza, ma alla fine li ho sfiancati”. I primi contatti col cinema? “Li ho avuti nella toilette. Ci facevo l’amore durante lo spettacolo, perché da ragazzi non si aveva un posto dove andare”. E così via. Ma gli anni passano. Serena trova finalmente il suo campione, l’antiquario romano Beppe Ercole, vent’anni più di lei. La coppia vive all’Olgiata, villa con 4 domestici, finalmente arriva un bambino. E arriva la stagione delle soap (Donna d’onore , 1991, Le ragazze di Piazza di Spagna , 1997). La svolta, che chiude questa seconda fase nella vita di Serena, è nel 1998, con due film, uno di Ligabue, Radiofreccia , e uno di Brass, Monella. Dopo, nella vita professionale, il nulla. Sono gli anni in cui lei rifiuta le “ospitate” televisive e si arrabbia quando il cinema le offre ruoli di madre: “Madre di questo, madre di quello - si sfoga -. Basta. Io che ero stata protagonista assoluta. Che potevo fare? Andare a letto con qualcuno per avere una parte decente?”. Nel ’98 il matrimonio è finito. Serena vede le cose in una luce diversa: «Lo lasciai perché pensavo di aver bisogno di più libertà - racconta a ’Sette’ -. Adesso penso il contrario. Vorrei tanto un compagno”. Si aggrappa al piccolo Edoardo: “Il figlio è mio, l’ho fatto io e lo gestisco io”. Scopre la religione: “Ora ne sono fermamente convinta, Dio esiste!”. E un nuovo tipo di trasgressione: “Mangiare mi piace. Vent’anni di dieta ho fatto! Ma adesso preferisco il sorriso sulle labbra”. Risultato: una Serena gonfia, tonda nei punti sbagliati, irriconoscibile. “Ai tempi di Miranda - racconta Brass - era di una bellezza assoluta. Quando l’ho chiamata di nuovo, per Monella, si notavano i primi segni di cedimento, ma quel suo fascino carnale era ancora irresistibile. Poi si è chiusa, credo soffrisse di depressione. Una sindrome comune: tanto più sono state belle, tanto meno riescono a sopportare i guasti del tempo. [...] Bella come una madonna del Perugino, è diventata un donnone triste, come Anita Ekberg”» (Claudio Lazzaro, “Corriere della Sera” 20/11/2003) • «Quanto tempo è passato dall’epoca di Miranda, il film del 1985 in cui Tinto Brass l’aveva descritta come un’impudente locandiera, sempre a caccia di nuove avventure, simbolo di una sensualità esigente, allegra, battagliera: “Le donne frigide non esistono - diceva in una scena del film -: esistono solo uomini fessi”. Inquadrata quasi sempre dal basso, mentre danza indiavolata, oppure seduta, senza biancheria intima, Grandi rappresentava, nella visione dell’autore, l’immagine stessa della Padania, florida e godereccia. Per lei, quella prova era il trampolino di lancio, il modo per entrare a capofitto nel mondo dello spettacolo. Un pizzico di scandalo, tanto per farsi notare, e poi via, altri registi, altri set, altri personaggi. Da Andrea Barzini, allora debuttante, che la diresse in Desiderando Giulia a Gianfranco Mingozzi che la volle nell’Iniziazione; da Gigi Magni che la scelse per In nome del popolo italiano a Sergio Corbucci che la inserì nel cast di Roba da ricchi. [...] In contrasto con il fisico prorompente, le misure da maggiorata, la bellezza sfacciata, Grandi ha sempre mostrato modi gentili e toni sommessi. Molto femminile nell’esibire una cert’aria di donna fragile in cerca di protezione, aveva pensato di trovare un porto sicuro nell’antiquario romano Beppe Ercoli, ma le cose non hanno funzionato: “Ho chiuso subito quando ho visto che non era un padre per suo figlio”. Scricchiolii, insoddisfazioni, voglia di prendere le distanze da un mondo di spettacoli e salotti in cui non si riconosceva più, di dedicarsi solo al suo bambino. [...] La perdita del padre è una prova dolorosissima, legata al ricordo di una serata infernale al Maurizio Costanzo Show: Serena sa che il genitore sta per lasciarla, non riesce a reggere le luci dei riflettori, dietro le quinte sviene e sviene di nuovo, la truccano, la rimettono in piedi e lei torna in video. Adesso basta, dice a se stessa nei mesi successivi a quella perdita. Adesso bisogna cercare altro: dalla fede all’incontro con le suore che le indicano l’universo del volontariato. Il mosaico della vita inizia a ricomporsi e, a poco a poco, emerge il desiderio di scrivere» (Fulvia Caprara, “La Stampa” 20/11/2003) • Coinvolta in un’indagine per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione, culminata nel 2003 con l’arresto, nel 2009 la sua posizione fu archiviata: «Una scema di ucraina che avevo allora li fece entrare senza chiedere nulla. Io vidi un tizio col giubbotto di pelle, i chiodi, l’aria truce e mi spaventai: questa è la chiave della cassaforte, non fateci del male. Ma signora, rispose, siamo la polizia: dobbiamo perquisire la casa. Sono rimasta agli arresti domiciliari sei mesi [...] Cercavano cocaina, parlavano di mignotte russe, di festini a luci rosse. Al massimo potevano trovare i tortellini e dei gran bolliti di cui vado pazza [...] Mio figlio Edoardo aveva 13 anni, hanno perquisito pure lui. Mi hanno distrutto, mi hanno rovinato la vita e annientato la carriera [...]» (Stefano Zurlo, “Il Giornale” 26/3/2009).