Varie, 1 marzo 2002
GRAZIANI
GRAZIANI Francesco Subiaco (Roma) 16 dicembre 1952. Ex calciatore. Quindicesimo nella classifica del Pallone d’Oro 1980. Ha giocato 64 partite in nazionale segnando 23 gol, campione del mondo nel 1982 in Spagna (segnò anche un gol contro il Camerun, nella prima fase). Con la maglia del Torino ha vinto lo scudetto 1975/76, con la Roma ha perso la finale della coppa Campioni 1983/84 (sbagliò uno dei rigori che diedero la vittoria al Liverpool), in mezzo aveva giocato con la Fiorentina. stato capocannoniere del campionato 1976/77 con 21 reti. Intrapresa la carriera d’allenatore, nel 1989/90 subentrò a Giorgi sulla panchina della Fiorentina con la quale raggiunse la finale di coppa Uefa poi persa contro la Juventus. Nel 2004/2005 allenatore del Cervia, protagonista del reality show Campioni. «Ciociaro di nascita, olandese di elezione, è stato un raro caso di attaccante con la vocazione al pressing, all’azione di disturbo sul difensore avversario, donde il soprannome, vagamente ironico quanto ingrato, di ”generoso”. Semplicemente, sfogava la strapotenza atletica mettendosi al servizio della squadra anche nelle fasi di possesso palla degli avversari. Questo non gli ha impedito di segnare molto sia nel Torino sia in maglia azzurra, dove ha espresso al meglio le sue grandi capacità di trascinatore. Titolare nella finale dei mondiali di Madrid, una lussazione alla spalla gli impedì di levare al cielo la Coppa» (G.G., Enciclopedia dello Sport, Treccani 2002). «Al suo nome si affianca l’aggettivo ”generoso”, per via di un carattere che lo porta, in campo, a non risparmiarsi e a lottare fino all’ultimo minuto. Tuttavia è un grande centravanti, molto popolare proprio per l’innata semplicità e la forza fisica che supplisce alla tecnica non eccelsa. Implacabile goleador, dal ’74 all’82 ha pochi rivali, ma ne basta uno, Paolo Rossi, per soffiargli la massima ribalta ai mondiali argentini e per oscurarlo in quello spagnolo, cui partecipa con poca fortuna: si fa male dopo mezz’ora nella finalissima contro la Germania occidentale, rimpiazzato da Altobelli. nel Torino degli anni ’70 che si toglie le maggiori soddisfazioni di una lunghissima carriera, facendo coppia con Pulici (sono i famosi ”gemelli del gol”: una macchina da duecento gol in otto stagioni). Cresciuto nell’Arezzo, nel 1973 cambia squadra ma non il colore della casacca che resta granata: nel primo anno con il toro sbaglia reti incredibili, ma il tempo lavora per lui, il bomber non si fa attendere e contribuisce allo scudetto vinto nel 1976. La stagione successiva, capocannoniere con 21 reti, trascina la squadra fino alla soglia incredibile dei 50 punti (ma la Juventus ne farà uno in più, al termine di un testa a testa esaltante). Bernardini e Bearzot lo chiamano in nazionale nel ’75: in azzurro resiste otto anni in cui segna ventitré gol. Ventinovenne, considerato ormai al tramonto, lo cedono: giocherà invece a buoni livelli altri sette campionati alla Fiorentina, alla Roma e all’Udinese, arrendendosi solo per colpa di un ginocchio logorato da mille battaglie. [...]» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2002).