Varie, 1 marzo 2002
GREGORETTI
GREGORETTI Ugo Roma 28 settembre 1930. Regista. Autore • «Dopo gli studi classici compiuti a Napoli, inizia la propria attività in Rai, dove è assunto nel 1953. Segnalatosi ben presto con alcuni documentari di costume per la trasmissione Semaforo, ottiene consensi con La Sicilia del Gattopardi (1960, Premio Italia) e con lo sceneggiato Il circolo Pickwick (1968). Percorre, contemporaneamentem la strada del cinema [...] Il ritorno alla televisione è del 1973, con il fortunato Le tigri di Mompracem» (Dizionario dello Spettacolo del ’900, Baldini&Castoldi 1998). «[...] un tempo andava in televisione. [...] ”la televisione è stata per me quel che è la membrana di un tamburo per una palla: dalla tv sono saltato al cinema, alla prosa, all’opera, sempre ricordandomi da dove ero partito”. E poi? ”Com’è capitato a tanti, la tv mi ha espulso. Senza rumore, però, perché i cacciati dalla tv sono di due categorie: i clamorosi e i silenti. Io faccio parte del secondo gruppo”. Le dispiace? ”Per fortuna no. Un critico cinematografico ha scritto di me: ’Disperse il suo talento in mille rivoli’ come se avessi voluto solo far cinema. Falso. La mia fortuna è che mi piace saltabeccare qua e là pur di lavorare sempre’”» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 4/1/2005). «L’Italia di Ugo Gregoretti sembra più accettabile, più autentica nella sua genuinità. Armato d’ironia, la sua cifra stilistica. [...] ”Sono stato consigliere comunale del Pci. Sapevo solo officiare i matrimoni, ero diventato un celebrante perfetto, anche se i miei matrimoni sono tutti finiti male. Nella Sala rossa c´erano le fasce tricolori - stretta media e larga - con cui misuravo il successo delle mie diete. [...] una vita che sfotto il prossimo e nessuno se l´è presa. Ho un antidoto che mi impedisce di offendere: rispetto chi ho davanti. Sfottere è amare: anche se può sembrare strano, è un segno d´affetto. [...] Entrai in Rai nel ’53, avevo 23 anni. Il mio primo maestro è stato Vittorio Veltroni, uomo di grande simpatia. Ho contribuito alla prima cacciata di Enzo Biagi dalla Rai, era direttore del Telegiornale e mi affidò un pezzo sulle raccomandazioni. Una bomba. [...] Abitavo a casa di mio nonno a Roma, un vecchio signore colto che recitava l´Eneide in latino. Un bel giorno mio padre gli regalò il televisore a 24 pollici e lui fu spodestato da Mike Bongiorno. Le donne di casa non fingevano più di seguirlo, guardavano la tv, a cui il nonno dava le spalle. La sera in cui Nicoletta Orsomando annunciò il mio programma: ’Ora va in onda Semaforo di Ugo Gregoretti’, lui, che si chiamava come me, si girò di scatto verso mia nonna: ’Maria, qualcuno non crederà per caso che sia io l´autore?’. [...] A 26 anni ero sulla banchina del porto di Rio de Janiero, arrivavano centinaia di italiani con un piroscafo scalcinato e altrettanti parenti li aspettavano sul molo. Girai quelle immagini quando eravamo anche noi un popolo di extracomunitari”» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 24/11/2003).