Varie, 1 marzo 2002
GUARINIELLO
GUARINIELLO Raffaele Frugarolo (Alessandria) 15 marzo 1941. Magistrato • «[...] salernitano di padre e piemontesissimo per tutto il resto, mamma, scuole e formazione culturale, con Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio eletti a maestri di vita e di pensiero dell’adolescenza [...] s’è fatto negli ultimi tre decenni una solida fama di rompiscatole nazionale, intervenendo su qualsiasi materia che possa venire in mente a un pretore, dalle catene di montaggio della Fiat alle botteghe dei panettieri e dei falegnami, combattendo contro il fumo nella redazione della ”Stampa” e contro i videoterminali che rendono i lavoratori simili a talpe postmoderne, contro le centrifughe sfregimassaie e i decoloranti nelle tinture dei parrucchieri, fino a ficcare il naso nella sperimentazione della terapia Di Bella e, passando ad argomento più lieve e attuale, fino a frugare negli armadietti di medicine delle più prestigiose società del calcio italiano [...] racconta che lavorare è il suo hobby e, lavorando, è riuscito a ridurre a quattro le ore di sonno per notte [...] Dicono che se sua moglie lo porta a comprare un mobile nuovo, lui prima di tutto controlli la tossicità dei materiali [...] juventino. Moderatamente. O meglio, nostalgicamente. Il suo idolo era Sivori [...] un moralista risolto e senza complessi. Ama dire con civetteria che ”la supplenza dei giudici è davvero esagerata”. Ma coglie qualsiasi occasione per esercitare la supplenza medesima. Come un male necessario, s’intende. Alla metà degli anni Sessanta, alla facoltà di giurisprudenza di Torino, era assistente di Giovanni Conso, ”altro mio grande maestro”. Aveva davanti una brillante carriera universitaria quando optò per la magistratira. Nel ”71 mise in piedi un primo clamoroso processo per le schedature alla Fiat. ”Il processo mi fu scippato, ma da allora giurai che avrei seguit fino in fondo la mia utopia: tutelare i soggetti più deboli [...] Non mi sono mai occupato di criminalità, comune o organizzata che fosse, perché ho sempre avuto una certa perplessità verso quella che chiamiamo custodia cautelare in carcere. Cioè: le manette non mi piacciono, per dirla semplicemente” [...]» (Giffredo Buccini, ”Sette” n. 34/1998). «Non ho mai pensato che il magistrato possa risolvere i problemi della società […] Però qualche minimo risultato ottenuto in materia di amianto, di sicurezza degli ospedali, degli elettrodomestici o sull’uso dei telefoni cellulari mi ha provato che, lavorando, si può arrivare a certi risultati […] Mi è capitato di imbattermi in mondi e personaggi che in qualche modo mi sono vicini […] Mi è più facile smascherare i reati che i colpevoli. Io farei il processo ai reati più che agli imputati. Mi interessa che un reato non venga più commesso. A me non piace, non entusiasma il confronto con gli imputati o la condanna […] Dedico la maggior parte del mio tempo al lavoro. E sono soddisfatto perché faccio quello che mi piace. C’è chi cerca di farmi sentire in colpa perché lavoro di domenica, ma io mi diverto. Vivere male è fare un lavoro che non piace […] Ogni giorno faccio ginnastica o nuoto. La domenica vado in bicicletta. La mia passione è girare per la città quando è deserta. Leggo molto, soprattutto romanzi e poesie. Il mio primo libro fu a dodici o tredici anni I canti di Leopardi […] Sono perplesso rispetto alla letteratura contemporanea. Mi affascina di più quella dell’Ottocento. Rileggo Tolstoj, per esempio, è sempre entusiasmante» (Alain Elkann, ”La Stampa” 30/8/1998).