Varie, 1 marzo 2002
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Guerlain JeanPaul
• Parigi (Francia) 9 gennaio 1937 • «Il “naso” della maison Guerlain, ovvero il tecnico profumiere di una delle Case di profumi più note al mondo. È dalla sua capacità di mescolare le essenze che sono nati alcuni dei più famosi profumi degli ultimi cinquant’anni. Da poche settimane, a 65 anni, ha deciso di ritirarsi. […] “Il naso, quest’appendice in mezzo al viso, non ha molta importanza. Le donne hanno un odorato migliore degli uomini, ma questi ultimi hanno un dono speciale, cioè la fantasticheria. Per noi, che conserviamo riflessi animaleschi, l’odore è una componente significativa del desiderio. Quando spegniamo la luce, cosa resta della donna al nostro fianco, fosse pure la più bella? Il fascino della sua voce, la sua sensualità e, soprattutto, il suo profumo. Alla domanda di cosa portasse come camicia da notte, Marilyn rispondeva: Chanel N° 5; aveva detto tutto […] Giovanissimo, avevo un’immensa memoria olfattiva. Come diceva il mio prof di matematica, è una condizione necessaria ma insufficiente per diventare profumiere. Ammiravo Musset, Chateaubriand, Baudelaire, Stendhal. Quest’inclinazione romantica e sognatrice mi ha molto aiutato a fare il mio mestiere […] Ho sentito alcuni colleghi dire che non bisogna mangiare speziato, è un’emerita stupidaggine […] Passo la vita in campagna. La puzza delle pattumiere a New York o dei detergenti in riva alla Senna è abominevole […] Roma, ma soprattutto Siviglia, profumano divinamente. Di recente vi ho passato otto giorni nella settimana pasquale, ed è lì che ho avuto l’idea di Aqua Allegoria. È stata poi chiamata Aqua Flora nerolia, dal nome dell’essenza di fiori d’arancio; io avrei preferito Eau Sévillane (Sivigliana, ndr ) […] All’età di dieci anni, i piccoli cinesi riconoscono già 10 mila caratteri […] Non sono così “vizioso” com’era Vadim, anche se mi sarebbe piaciuto avere la sua collezione! Ma amo le donne in modo diverso da quello di Yves Saint-Laurent. Non ho mai creato un profumo per un lampione. Amo le donne per la loro sensibilità, la loro eleganza, perché non posso fare a meno di loro, né intellettualmente né di certo fisicamente […] Quando avevo 17 anni mio nonno, poco prima di lasciarmi il suo posto, mi disse: “Si creano profumi per la donna che si ama o con cui si vive. Purtroppo per me, ormai faccio solo profumi per vecchie signore!”. Ho creato Parure nel 1975 per mia madre, Chant d’arômes nel 1962 per la madre di mio figlio, Chamade nel 1969 per una donna molto nota della quale non dirò il nome, Nahéma nel 1979, dopo aver ammirato Catherine Deneuve nel film Benjamin, ovvero le avventure di un adolescente e Samsara dieci anni dopo, per Decia, da allora mia musa[…] Fiaschi? Con Parure, che nessuno ha capito; più tardi, nel 1985, con Derby, che volevo chiamare Centurion, dal nome dei guerrieri romani, ma mi hanno replicato che era anche il nome della biga, così è stato scelto un altro nome. Ma hanno mantenuto il flacone a forma di arco trionfale e la miscela base che avevo immaginato nelle arene in Tunisia, fantasticando sui gladiatori che si facevano mangiare dai leoni... Derby non somigliava più a niente. Da allora, è un esempio classico: viene citato nei corsi di marketing come esempio di concetto sbagliato dalla A alla Z. Infine, molto recentemente, nel 2000, c’è stato Mahora, un profumo che adoro. Decia lo portava da anni, quando per caso, al Salone dell’Antiquariato, incontrò la moglie di Bernard Arnault, alla quale il profumo piacque così tanto che me lo chiese. Poi il marketing mi ha fatto modificare un po’ la base, il tappo è stato disastroso, la pubblicità del tutto sbagliata. Abbiamo tutti una parte di colpa in questo fiasco, ci siamo incartati […] Il mio preferito? Vetiver, perché è il mio primo profumo, Nahema, che tutti i miei colleghi considerano di riferimento, e poi Quand vient l’été, il più bello, che ho creato nel 1998 […] È pericoloso credersi Luigi XV e dire come Bergé “Dopo di me, il diluvio!”. Se uno dei più grandi geni del secolo, Yves Saint-Laurent, si ritira, non vuol dire che non ce ne siano stati prima, come Balenciaga o Christian Dior, che non ce ne saranno domani o anche adesso. Per me, Oscar de la Renta crea abiti meravigliosi; il problema è un altro: l’alta sartoria è diventata un evento che attira la stampa internazionale, fa parlare delle grandi Case, ma propone tenute importabili. Personalmente, adoro andare alle sfilate con la mia musa perché so che non comprerà niente. È più economico! […] C’è una bella differenza tra l’alta sartoria e il profumo. Se si traveste la donna più bella del mondo, rimane comunque la più bella; ma se le si mette un profumo puzzolente, non funziona più […] Volevo andare in pensione già a 60 anni. Bernard Arnault mi ha recuperato, chiedendomi di restare a guardia del tempio. Detto questo, non ci si iscrive alla maratona a 65 anni, bisogna sapersi dimettere […] Sono state messe in giro un sacco di stupidaggini quando Lvmh ha rilevato la Guerlain, nel 1996, hanno detto che era la nostra fine. Errore: Bernard Arnault è un uomo attento al prodotto, ha il senso della qualità. Per dirigere la Casa, ha appena reclutato l’ex capo del marketing di Dior, l’artefice del best seller dell’anno, J’adore, un prodotto superbo. Da parte mia, sono felice di tenere un piede nella Casa: Lvmh mi ha fatto un contratto da consulente per due anni. Spero di essere messo in concorrenza coi miei amici e colleghi del Firmenich (il più grande laboratorio di creazione di basi per profumi) […] Questo mestiere è come una droga per me. Se Lvmh tra due anni non mi rinnoverà il contratto, potrò sempre farmi il mio piccolo laboratorio e continuare a inventare profumi per la donna che amo […] Ho tre nipotini. L’ultimo, Paul, ha 7 anni: noto che ama il profumo e adora annusare”» (Elisabeth Chavelet, “Corriere della Sera” 7/2/2002).