Varie, 1 marzo 2002
GUERRITORE
GUERRITORE Monica Roma 5 gennaio 1958. Attrice • «Un debutto folgorante: Giorgio Strehler l’aveva scelta appena diciassettenne per la parte di Ania nel Giardino dei Ciliegi. ”In verità non pensavo al teatro: dovevo andare in montagna e da Roma partii per Milano. Già che c’ero accompagnai una mia amica che tentava il provino al Piccolo. Strehler mi vide, mi fece qualche domanda, ma il mio nome non era in lista, così quando me ne andai nessuno sapeva chi fossi. Misero un’inserzione sul giornale per ritrovare ”la ragazza romana che somiglia alla Bergman”. Allora non sapevo neppure chi fosse Ania, e Strehler mi diede dell’ignorante” [...] ragazzina di famiglia altoborghese, chiaccherata per la sua storia col figlio del presidente Leone e con Giancarlo Giannini [...] un oggetto erotico nell’immaginario degli italiani [...]» (Patrizia Carrano, ”Sette” n. 9/2004). «Nel cinema dicono che sono un’attrice di teatro e in teatro di cinema. Sono fuori da ogni contesto e questa è la verità […] A tredici anni ho fatto una parte in un film di De Sica: ero amica di suo figlio Christian così mi chiamò. Poi per Strehler lavorai nel Giardino dei ciliegi. […] Nel teatro trovavo il terreno in cui il mio senso di ”estraneitudine” era apprezzato […] Con Lavia ci siamo conosciuti nell’82. stato l’incontro della svolta. L’uomo che arriva al momento giusto e rappresenta la sintesi intellettuale e artistica. L’uomo che rappresenta quello che vuoi essere nella vita. Mi ha aiutata a diventare donna, madre e attrice. […] Entro in in teatro alle sei e mezza e sto in camerino ferma, immobile, senza parlare. Poi vado al buio dietro le quinte e non sento nessuno. Infine entro in scena, senza tensione, e quando sono sul palcoscenico esce un’altra me stessa […] Sono sempre stata infelice. Non siamo tutti un po’ infelici? Non manca sempre qualcosa? Non c’è un senso di vuoto? […] Mi è sempre mancata l’autostima. Non ero sicura di me e così ho avuto bisogno di venticinque anni di lavoro per poter dire: adesso ho le spalle più forti» (Alain Elkann, ”La Stampa” 12/4/1998). «Che sia cinema, teatro o tv per me quello che conta è che il racconto abbia un senso, che meriti di essere raccontato. L’immagine delle donne in tv, le varie commesse, tassiste o poliziotte, in genere è piuttosto irreale, il mio modo di essere ”contro” è quello di scegliere protagoniste reali, donne vere. Contro soprattutto il modello di Barbie, che stranamente si è imposto nel momento in cui era più vivace la liberazione della donna. [...] Mi chiedono in tanti perché non faccio una commedia musicale. Ma se dico alle mie figlie che vado via per fare qualcosa di importante mi sento a posto e loro capiscono. Non posso lasciarle per andare a fare una cretineria» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 2/2/2004). «Per fare teatro bisogna avere una forte carica sensuale. La pienezza e il mistero dell’universo femminile verte su una grande attrazione erotica che si crea col pubblico. L’attrazione erotica o ce l’hai o non ce l’hai» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 19/1997). Vedi anche: Carmen Llera, ”Sette” n. 44/1997; Patrizia Carrano, ”Sette” n. 45/1998; Antonio Debenedetti, ”Sette” n. 43/2000; Marina Terragni, ”Sette” n. 5/2002;