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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

GUGLIELMI

GUGLIELMI Angelo Arona (Novara) 2 aprile 1929. Critico letterario • «[...] almeno quattro vite: quella del critico letterario, del direttore della terza rete televisiva, del presidente dell’Istituto Luce e infine dell’assessore alla Cultura per il comune di Bologna. [...]» (’la Repubblica” 5/5/2010) • «Un passato come comparsa nel Gruppo ”63, direttore della rossa Raitre per auspicio di Walter Veltroni, ha avuto il merito di inventare ”Blob”, geniale smontaggio catodico a cura di Enrico Ghezzi e Marco Giusti. lo scopritore del nanismo iconoclastico di Piero Chiambretti, il pigmalione del vociante astro saturnino Michele Santoro. Della tv ha detto che non la mangiava, ma che guardava solo quella che produceva come fa un produttore di cioccolata. Una raccomandazione, nessuno confonda la cioccolata con altro. Nominato dall’Ulivo presidente dell’Istituto Luce, si è messo in testa di resuscitare il moribondo ente di Stato con una proliferazione di sale cinematografiche per disintegrare nella capitale il duopolio Berlusconi-Cecchi Gori. Sensibile al fascino della contraddizione, paventa gli effetti a suo dire dannosi della liberalizzazione delle licenze e invoca al tempo stesso interventi anti-trust. Intrattiene una certa somiglianza col comunista ordinovista Antonio Gramsci, per mezzo degli occhiali cerchiati, e col comunista passatista Luciano Canfora, grazie alla folta chioma canuta, ma senza riga. Volendo apparire à la page porta i polsini slacciati» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998) • «Ho sempre detto di essere uno schizofrenico e ho avuto bisogno di esercitare due mestieri e possibilmente anche tre nello stesso tempo. Non è sufficiente un solo mestiere per dare senso alla propria vita. Sono finiti i tempi in cui una sola occupazione riempiva la persona. L’uomo intero, l’uomo unico è una figura dei tempi antichi. La modernità è frammentazione, divisione non solo del lavoro, ma anche della personalità [...] Quando nasce il ”Gruppo 63”, i motivi e i personaggi che lo compongono e vi partecipano avevano già manifestato alcuni punti capitali delle loro attività. Era già uscito per esempio Fratelli d’Italia di Arbasino, l’Opera aperta di Eco, che è del ”62 e Luciano Berio era già un noto compositore. I nuovissimi, e cioè Sanguineti, Porta, Balestrini, Pagliarani, Giuliani, nel ”61 sono ciò che meglio aiuta a capire cos’è stato il ”Gruppo 63”. Un rifiuto di un senso comune, alla ricerca di un senso più alto. Il rifiuto della parola che sermoneggia e ammonisce per una parola che rende più vivi. La poesia non è quel che dice, ma è quel che fa. Appoggiavamo un’intuizione importante di Leopardi che scriveva nello Zibaldone che la lettura di una bella poesia produce la stessa reazione che Storm diceva procurargli un sorriso. E Leopardi dice che una bella poesia ”aggiunge un filo alla nostra brevissima vita, ci rinfresca e accresce la nostra vitalità”. Quando nasce, il ”Gruppo 63” prende atto che esiste nel Paese un grande movimento di rinnovamento, come in Germania il ”Gruppo 47” [...] Nel ”59 ho scritto un saggio su Gadda che rovesciava la lettura dello scrittore Lombardo come grande rappresentante della prosa d’arte e si scopriva il carattere rivoluzionario della sua scrittura ricca di malumori, antagonismo e ”irrispettosità”: la ruvidezza della scrittura di Gadda e la sua risposta etica al mestiere di scrittore [...] Mi chiamarono a dirigere la Terza Rete e dovevo darle un’identità e quindi un pubblico. Mi dissi: come si fa? Decisi di dare al pubblico quello che non aveva. Aveva varietà, fiction, ma era insoddisfacente l’informazione. E così decisi di fare una televisione informativa, utilizzando linguaggi moderni. Decisi di mettere da parte il documentario inchiesta, perché il pubblico non ne poteva più. Sono stato aiutato dalla mia esperienza di intellettuale impegnato nel rinnovamento della letteratura. Ricordavo che aveva avuto buona fortuna la serie Feltrinelli dei ”Franchi Narratori”, uomini che avevano avuto esperienze drammatiche e riversavano la loro vita sulle pagine scritte. Pensai anche a una battuta di Pasolini grande imbonitore che diceva: ”Sono stanco di raccontare la realtà con le parole. Voglio raccontare la realtà con la realtà”. Mettemmo la realtà sul palcoscenico così com’era: ”Chi l’ha visto?”, ”Blob”... [...] Voglio vantarmi di una cosa: si parla di ripresa del cinema italiano. La ripresa ebbe inizio con due film coprodotti dall’Istituto Luce, che allora presiedevo, e dalla Rai: Pane e tulipani di Soldini, e Cento passi di Giordana. Seguirono Fuori dal mondo di Piccioni, Le fate ignoranti di Ozpetek, i film di Muccino e anche di Moretti. Erano film diversi che facevano riferimento ad una poetica unitaria che in dibattito con Veltroni battezzammo come ”l’etica dell’intimo” [...] Continuo il mio lavoro letterario su due quotidiani e insieme all’editore Fazi abbiamo ideato una società di creazione televisiva, cinematografica e teatrale. Siamo agli inizi e non sappiamo ancora se troveremo contenuti appassionanti» (Alain Elkann, "La Stampa" 1/6/2003).