1 marzo 2002
GUIDA Gloria
GUIDA Gloria. Nata a Merano il 19 novembre 1955. Attrice. Genitori bolognesi. Il suo esordio nel cinema risale al 1974 (La ragazzina), cui segue La minorenne . Tra i suoi titoli La liceale (1975), La ragazza alla pari (1976), L’infermiera di notte (1979). A partire dal 1980 abbandona il filone della commedia sexy. Recita in Bollenti spiriti (1981) e La casa stregata (1982). Nel 1981, proprio sul set di Bollenti spiriti, avviene l’incontro con Johnny Dorelli (che dieci anni dopo diventerà suo marito): l’anno dopo decide di abbandonare il cinema per dedicarsi alla famiglia e saltuariamente al teatro con il marito. L’ultima apparizione in tv risale al 1991 nel varietà Finalmente venerdì. «Si impone nel filone sexy del cinema italiano degli anni Settanta, con il ruolo della giovane ninfetta disinibita, che provoca intenzionalmente l’uomo maturo. Dopo una serie di pellicole di serie B di cui è protagonista, Garinei la chiama a lavorare per la prima volta in teatro e le affida il personaggio della bellissima Leila nella commedia musicale Accendiamo la lampada (1979), accanto a Johnny Dorelli» (Dizionario dello Spettacolo del ’900, Baldini&Castoldi 1998). «Bellissima ragazza platinata scesa da Merano a Roma [...] ”C’era in quel nostro gruppo di soldatesse, infermiere, professoresse e liceali, e di bravissimi comici, un’aria di famiglia che ci rendeva amici e che oggi non si trova più a nessun prezzo. Era un periodo in cui generalmente si viveva ovunque meglio”. I film di allora erano come una continua variazione sul tema, una sorta di commediaccia dell’arte con personaggi fissi: comici quasi pronti al varietà tv, da D’Angelo a Banfi, da Vitali (Pierino) a Montagnani fino al grande Carotenuto, mentre i miti femminili di riferimento si chiamavano Fenech, Bouchet, Villani, Carati e, appunto, l’allora ventenne liceale Gloria Guida [...] ”Non erano così brutti come dicono. In fondo avevano sempre una loro storia e anche una loro morale, accettabile, non insegnavamo mai a fare del male, ma solo a sorridere [...] L’unica scena che i voyeur formato famiglia attendevano con ansia era quella classica della doccia, mostrando solo il seno, spiato sempre dal buco della serratura. Continuavamo a lavarci e perciò posso dire che erano dei film molto, molto puliti [...] Non avevamo pretese di cambiare il mondo, volevamo solo offrire due ore di svago”» (Maurizio Porro, ”Corriere della sera” 26/4/2003).