Varie, 1 marzo 2002
Tags : Zaha Hadid
HADID Zaha Baghdad (Iraq) 31 ottobre 1950. Architetto. Prima donna a vincere il Premio Pritzker (2004)
HADID Zaha Baghdad (Iraq) 31 ottobre 1950. Architetto. Prima donna a vincere il Premio Pritzker (2004). Tra le sue opere, il Museo per le Arti del XXI secolo (Maxxi) di Roma • «Una donna robusta con una personalità forte [...] Ha lasciato Baghdad all’età di 16 anni per studiare matematica a Beirut: ”la matematica – dice – è una disciplina che ti educa a organizzare e strutturare i processi della mente”. Poi è a Londra dove si iscrive ad architettura» (Ludina Barzini, ”Corriere della Sera” 10/7/2003) • «Figlia d’un industriale sunnita che fu anche leader dell’Iraqi Progressive Democratic Party, ricorda un’infanzia dolcissima: ”Andavo a scuola in un convento di suore francesi, che parevano Mary Poppins, dove avevo compagne cristiane, musulmane, ebree”. Imparò a disegnare da sua madre, e ricorda una Bagdad bellissima, con un’intensa vita notturna: ”Ho ancora in mente le lingue che sentivo parlare e i profumi, di cui l’oriente è così ricco, che mutavano a ogni angolo di strada”. Rievoca l’Iraq che aveva una classe media agiata, un’indipendenza reale, perfino una certa democrazia che con la ”rivoluzione del ”58”, che abbatté la monarchia di re Faisal II, avrebbe dovuto ulteriormente migliorare. Invece si sa, con l’avvento del partito Baath e poi Saddam Hussein, come andò a finire. Ma Zaha era già lontana: prima il liceo a Beirut, poi la Svizzera, infine l’Inghilterra, dove l’avevano preceduta i fratelli per studiare a Cambridge. E, a Londra, la laurea in architettura, cui arrivò, nelle parole del grande Rem Koolhaas che le fu insegnante, come ”un pianeta nella sua propria orbita”. Naturalmente chi conosce la sua produzione non vi riscontra alcunché di arabo, né di mesopotamico. […] Il Rosenthal Center for Contemporary Art di Cincinnati è un incastro di cubi, come un enorme Lego non riuscito, a strapiombo sulla strada. E il Centro di Arti Contemporanee che costruisce a Roma, nel quartiere Flaminio, è un intreccio di nastri che salgono e scendono dal livello stradale, come un labirinto. Perfino il trampolino olimpico di Innsbruck sembra più una virgola in cielo che un impianto per sciatori. Sono molti a ritenerla un genio, e a definire la sua architettura come ”modernismo barocco”. Comunque, la sua citazione più riferita, per capirci, è questa: ”Perché attenersi all’angolo di 90 gradi quando ce ne sono disponibili altri 359?”. […] Donna imponente, dal profilo combattivo, dai colori violenti - striature rosse nei capelli, viola le labbra, nero come i suoi occhioni l’abbigliamento, da capo a piedi - e dalla voce rauca e setosa […] ”Con l’architettura puoi mettere la tua orma sul futuro”. E a Singapore, dove ha firmato un gigantesco progetto di sviluppo urbano, davvero cambierà il volto della città-Stato. Trova ispirazione nell’Iraq di Londra? ”No, non vado quasi mai al British Museum a vedere le grandi sculture degli assiri, perché piuttosto m’affascina la porta d’Ishtar da Babilonia al museo Pergamon di Berlino» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 15/4/2003) • «Gli edifici cui mette mano non nascono come ”corpi” o ”oggetti”, ma come campi di forza, intrecci di traiettorie e visuali. ”Dinamismo e flessibilità - spiega - sono i criteri ispiratori di tutti i miei progetti, che respingono volutamente i parametri della geometria euclidea. Teoremi che a mio avviso risultano sempre più astratti rispetto ai vorticosi processi che regolano la vita di una metropoli moderna. Il primo problema che affrontando una nuova opera cerco di risolvere è quello dei flussi che attraverseranno il palazzo, la stazione, il museo che sto realizzando. Un movimento che a volte cerco di fissare attraverso uno schizzo preliminare, e di cui altre volte invece rintraccio la chiave, ragionando sulle caratteristiche del luogo e dei materiali che ho deciso di usare”» (Danilo Maestosi, ”Il Messaggero” 11/5/2002).