Varie, 1 marzo 2002
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HANCOCK Herbie Chicago (Stati Uniti) 12 aprile 1940. Pianista. Jazz. «[...] una celebrità, non solo nel jazz
HANCOCK Herbie Chicago (Stati Uniti) 12 aprile 1940. Pianista. Jazz. «[...] una celebrità, non solo nel jazz. Le sue incursioni nel funky, nel techno-pop e in ogni forma di musica elettronica giovanile ne hanno fatto un’icona di varie generazioni. Eppure l’impronta lasciatagli da Miles Davis, nel cui gruppo suonò giovanissimo, fra il 1963 e il 1970, rimane indelebile. Ciclicamente il pianista torna a quella formula strumentale e a quella musica per dischi sempre vitali. […] ”Suonare con Davis per tutto quel periodo è stato per me una straordinaria scuola non solo musicale, ma di vita e di pensiero. Più tardi mi sono avvicinato al buddismo, e l’unica esperienza che posso paragonare all’apertura mentale del buddismo è quella con Miles. Ogni sera si rimetteva tutto in gioco; l’imperativo era esplorare, senza aver paura di andare oltre quello che già si conosceva. Avevamo tutti la sensazione di una assoluta vitalità, di creare con la musica la vita in quel preciso momento. E Davis aveva la capacità di trasformare anche gli errori (ne facevo parecchi, in quegli anni...), come un accordo sbagliato, in materiale sonoro che trasportava la musica altrove, così che, a posteriori, quello non era più un errore. Ecco perché, di tanto in tanto, sento la necessità di rivivere quella stessa esperienza. Naturalmente questo vuol dire riprenderne lo spirito: trovare nuovi arrangiamenti e nuove motivazioni per far suonare quella musica in modo altrettanto fresco e avventuroso”» (Claudio Sessa, ”Corriere della Sera” 21/7/2002). «Ogni volta che il jazz ha intrapreso nuove strade lui era lì con il suo piano. A Herbie Hancock, vincitore di nove Grammy e di un Oscar per la colonna sonora di Round Midnight, si riconosce il merito di aver portato il jazz verso il funky e poi verso l’elettronica. L’esordio con Donald Byrd nel ”61, il debutto da solista per la Blue Note, l’incontro nel ´63 con Miles Davis, poi quelli con Wayne Shorter e Bill Laswell. Il successo nel mondo del pop negli anni Ottanta, i concerti negli stadi, una pietra miliare dell’elettronica con Rock it. [...] era considerato un bambino prodigio. A undici anni [...] ha eseguito un concerto di Mozart per orchestra con la Chicago Symphony. Che ricordo ha di quel giorno? ”Che ero impaurito, che il pianoforte era troppo grande, l’orchestra enorme e la sala immensa. Ricordo che quello fu il mio primo concerto e il giorno in cui ho firmato il mio primo autografo. Era un concorso e io lo vinsi [...] Il valore della musica, al di là di divisioni di genere o categorie, dipende dalle canzoni, dal loro arrangiamento e dall’interpretazione che se ne dà. E questo è il motivo per cui io non riesco a fare una graduatoria tra le cose che ho fatto: per me sono soltanto colori diversi sulla stessa tavolozza. [...] Molti criticano il mio Dis is da drum del ”93 ma a me piace ancora molto, credo che l’unico limite di quell’album siano le sovraincisioni: avremmo dovuto suonarlo tutti assieme in presa diretta” [...]» (Carlo Moretti, ”la Repubblica” 26/4/2005).