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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Hannawald Sven

• . Nato a Erlabrunn (Germania) il 9 novembre 1974. Campione di salto con gli sci. Prima di sbancare il Torneo dei quattro trampolini aggiudicandosi il poker, primo atleta nella storia dell’evento, vantava 7 vittorie in Coppa del mondo. Ora è salito a 11. Ha vinto l’argento a squadre ai Giochi di Nagano ’98 ed è stato campione del mondo individuale di volo con gli sci nel 2000. ”Sua Altezza ha capito in volo che la storia, immutabile e surgelata per cinquant’anni dall’aria gelida di Bishofshofen, sarebbe cambiata in sette secondi. Il tempo di tagliare il cielo con gli sci larghi impostati a ’V’, di correggere la traiettoria con secchi colpi di mano, usata come timone dell’aliante-umano, di fissare lo sguardo sul punto K, la linea oltre la quale un atterraggio può diventare impresa e un salto leggenda. Ha cominciato a esultare prima ancora che il computer emettesse il suo verdetto. ’ un mio vizio. L’adrenalina in volo è tanta, che appena tocco la neve devo scaricare la tensione in qualche modo’. Poi, quando i giudici hanno alzato i loro cartelli (139 metri il primo salto, record del trampolino di Bishofshofen, 131.5 il secondo, un totale di 1077.6 punti, nuovo primato dell’evento), lo sci nordico ha capito che da quel momento il salto non sarebbe stato più uguale a se stesso [...] ’Hanni’ è decollato a 91.2 km all’ora, si è ibernato nel gesto che rivede anche in sogno e che fa di lui un esempio di perfezione tecnica, è atterrato nella posizione telemark, si è tuffato nella neve come un bambino felice. Un giocatore di poker capace di calare quattro assi senza bluff, riscuotendo la posta più alta. Oberstdorf e Garmisch in Germania, Innsbruck e Bishofshofen in Austria. Quando cinquant’anni fa, davanti a un bicchiere di vino, i pionieri del salto con gli sci decisero di attribuire un premio speciale a chi fosse riuscito a conquistare i quattro trampolini più impegnativi del circuito, l’equivalente del Grande Slam nel tennis, mai avrebbero immaginato che il re masticasse il latino e non si vergognasse di ammettere che si tinge i capelli. ’Carpe diem è il mio motto, e mi piace cambiare il colore dei capelli senza per questo sentirmi obbligato a seguire come un idiota la moda’. Allora si saltava con gli sci di legno, ci si proteggeva dal freddo con maglioni e berretti di lana. Ieri, davanti a 30 mila tifosi impazziti, Sven ha imposto la sua classe e i marchi degli sponsor a una platea vastissima: in Germania Rtl, la televisione tedesca che trasmette in diretta le gare della Coppa del mondo di salto, totalizza in media dieci milioni di spettatori. Il grande favorito della stagione, prima che esplodesse Hannawald, era un altro tedesco, Martin Schmitt, un tipo acqua e sapone che in Patria contende a Michael Schumacher il titolo di sportivo più popolare. [...] Il re tifa Manchester United, adora prendere il sole, cucinare e leggere libri d’avventura (’Non reggo i romanzi d’amore’). Indossa sempre una collanina con un simbolo che considera il suo angelo custode, sogna di costruire una grande casa nella Foresta Nera, dove rifugiarsi tra un volo e l’altro. Può permetterselo: vincendo le quattro prove consecutive, si è messo in tasca 120 mila euro (240 milioni di lire) più un bonus di 50 mila euro (100 milioni) e una macchina nuova. Fino al ’99 mamma Regine e papà Andreas erano seriamente preoccupati per la sua salute. Nel tentativo di perdere peso per essere leggero nel salto era diventato anoressico. Un’insalata o una mela prima di una gara non potevano bastare. E i risultati, per di più, non arrivavano. ’Alla fine della stagione (nessuna vittoria, un solo podio, nono nella classifica generale di Coppa del mondo, n.d.r. ) rimasi due mesi sdraiato sul divano di casa, incapace di prendere qualsiasi decisione’. I genitori e Wolfgang Steiert, il suo mentore, lo convincono a reagire. Sven cambia sponsor, adotta gli stessi sci del compagno di squadra Schmitt, si fissa un obiettivo (’Non potevo accettare di essere il numero due tedesco. Superare Martin era la mia ossessione’), si trasferisce dal divano alla palestra. ’Ho lavorato come un pazzo: in sei mesi ho messo su 14 centimetri di muscoli, potenza pura’. Reinhard Hess, coach della squadra tedesca di salto, esulta: ’Sven ha vinto i suoi tormenti interiori, la Germania ha riguadagnato un fuoriclasse’. L’immenso Jens Weissflog ha finalmente trovato un erede. ’Sono diventato più forte fisicamente e mentalmente, e il meglio deve ancora arrivare. Sono alla ricerca del salto perfetto, quello che resterà insuperabile per lungo tempo. Ho capito qual è la mia vera motivazione: il piacere di mettermi alla prova e di volare’. [...] Dalla prima vittoria di Hannawald in Coppa del mondo, nel 1998 proprio a Bishofshofen, sembrano passati anni luce. ’Il segreto per vincere è concentrarsi, sapersi isolare anche quando intorno a te c’è il finimondo’. Sul trampolino sembra impassibile: ’Eppure il cuore batte a 200 all’ora e ho sempre l’impressione di avere un attacco cardiaco. Se continuo così, dovrò convertirmi alla combinata nordica!’. Un ex pugile, Henry Maske, allena la testa di Sven in vista delle gare più importanti. ’Faccio anche kung fu. In generale, evito di pensare troppo’. Non è superstizioso, sennò si sarebbe fatto fregare dalla cabala: prima di lui sette saltatori si sono presentati al quarto trampolino con tre vittorie alle spalle (ultimo, nel ’97-’98, il giapponese Funaki) e tutti erano stati respinti dalle insidie di Bishofshofen, l’impianto che segue le curve naturali della collina sulla quale è costruito e per questo è più difficile da interpretare. Sven ha scelto il solito pettorale (numero 50), ha rinunciato alle qualificazioni innervosendo gli avversari. Ha giocato le sue carte. E ha fatto poker” (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera”, 7/1/2002).