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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

HARRIS Richard (Saint-John Garris)

HARRIS Richard (Saint-John Garris). Nato a Co. Limerick (Irlanda) il primo ottobre 1933, morto a Londra (Gran Bretagna) il 25 ottobre 2002. Attore. «Il suo nome rimarrà per sempre legato alla vigorosa interpretazione nell’anomalo western Un uomo chiamato cavallo, del 1970. [...] Apparteneva a quella scuola del cinema d’oltre Manica annim’60 (e del teatro, altra sua non minore passione) i cui esponenti di punta, come Richard Burton e Peter O’ Toole, mai si sono tirati indietro davanti alla vita e alle sue tentazioni, sostenendo che va sempre vissuta fino in fondo e senza minimamente risparmiarsi. Fedele a tale filosofia, era capace di uscire per andare a comprare le sigarette e di sparire per un paio di settimane. Sosteneva che, se voleva bere vodka, dovevano essere almeno due bottiglie; e se si trattava di amare una donna, allora voleva farlo per l’intera notte. ”Ho recitato in settantadue film - amava ripetere -, e soltanto in due occasioni mi è stato assegnato un ruolo per il quale non ero tagliato: quello di marito”. Per gli spettatori più giovani il suo nome è soprattutto legato al personaggio di Albus Dubledore nei due film della serie di Harry Potter e aveva già detto al regista che, se la salute glielo avessero consentito, voleva affrontare anche le riprese del terzo. Era molto conosciuto anche in Italia dove aveva dimostrato tutto il proprio talento in Deserto Rosso di Antonioni (1964). Doveva però la sua popolarità, oltrechè a Un uomo chiamato cavallo (di cui girò anche due meno validi sequel), ad una serie di interpretazioni in film d’avventura (I cannoni di Navarone, Gli ammutinati del Bounty, Sierra Charriba, Uomo bianco va col tuo dio, I quattro dell’oca selvaggia, fra numerosi altri). Più di recente era stato ”Bob l’Inglese” ne Gli spietati di Clint Eastwood e, nel 2000, l’imperatore Marco Aurelio ne Il gladiatore. Aveva ottenuto due Nomination all’Oscar come miglior attore nel 1963 per Io sono un campione (per cui fu premiato al festival di Cannes) e nel 1990 per Il campo (che gli valse il Golden Globe nel 1991)» (’La Stampa”, 26/10/2002).