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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

Havel Vaclav

• Praga (Repubblica Ceca) 5 ottobre 1936, Praga (Repubblica Ceca) 18 dicembre 2011. Drammaturgo e uomo politico. È stato l’ultimo presidente della Cecoslovacchia (1989), il primo della Repubblica Ceca (1993). Esponente di spicco del movimento “Charta 77”, ha trascorso cinque anni in prigione. Ha scritto opere teatrali (Festa agreste, la fatica di concentrarsi, Albergo di montagna), un’autobiografia (Interrogatorio a distanza), il saggio Il potere dei senza potere. Nel gennaio 1998 è stato rieletto presidente della Repubblica Ceca (“liberal” 4/6/1998) • «Il più kunderiano e il più importante dei personaggi postcomunisti boemi […] Si può senz’altro dire che è un valetudinario di ferro. La sua cartella clinica è simile a quella di un malatissimo vegliardo rimasto in vita per miracolo del caso o della volontà. Insieme con la prigione, le sigarette, la birra e la macchina da scrivere, il bisturi è stato uno dei suoi compagni più assidui: lo ha perseguitato e salvato da un’infinità di mali letali, cancri, tracheiti, emorroidi, pneumonie, occlusioni intestinali. Eppure, ogni volta che amici e ospiti stranieri lo rivedono […] hanno sempre la stupefacente impressione di trovarsi al cospetto di un uomo lucido, vitale, spiritoso, interessato non soltanto ai piaceri della tavola e del fumo. Il volto tendente al roseo, i baffetti biondicci sempre a posto, pettinato e scriminato con cura, il suo aspetto esteriore è tutt’altro che malaticcio […] La sua opposizione ai malanni, in genere alle disgrazie della vita, è quasi speculare alla sua tenace opposizione a uno dei più duri regimi comunisti dell’Europa centrorientale che per anni lo tenne rinchiuso in asfittiche prigioni medievali […] Il regime che egli dileggiava nelle sue satire swiftiane e nelle sue commedie dell’assurdo, si vedeva costretto a usare verso di lui la tecnica del lascia e raddoppia: lo rilasciavano per qualche tempo e poi, non appena scriveva una nuova commedia […] lo rimettevano dentro raddopiandogli la pena […] Il vizio umanamente positivo, ma politicamente meno, che oggi tanti amici e cittadini cechi rinfacciano a havel è di non essere mai riuscito a indossare la veste del capo di Stato sugli abiti casual dell’intellettuale che se ne infischia delle forme […] Si dice che il popolo ammirasse e stimasse molto la sua prima moglie, Olga havlova, una cameriera colta del Club Slavija […] Un classico della letteratura ceca postcomunista sono Le lettere a Olga che Vaclav inviava trepidamente dal carcere alla cameriera […] “Olga e io siamo molto diversi […] Io sono un rampollo del ceto medio e da sempre un intellettuale diffidente. Olga è una figlia della classe operaiam sobria, consapevole di se stessa, poco sentimentale, talora perfino tagliente e sgradevole. Così io sono cresciuto fermo e amorevole di una madre dominatrice: evidentemente avevo bisogno di una donna energica al mio fianco, capace di consigliarmi e di farmi sentire qualcuno alla vigilia della resurrezione. Ho trovato in lei esattamente ciò di cui avevo bisogno: una persona idonea a sorreggermi nella mia instabilità mentale, a criticarmi a a freddo nelle mie idee selvagge, a darmi un sostegno privato privato nelle mie avventure pubbliche. Su ogni cosa, per tutta la vita, mi sono consultato con Olga. Lei è sempre la prima a leggere tutto quello che scrivo, è lei la massima autorità giudicante le mie opere e le mie parole” […] Nel 1997 Havel sostituì a pochi mesi dalla scomparsa l’insostituibile Olga, uccisa dal cancro, con l’impopolare antipatica Dagmar Veskrnova detta Dasa - una sfacciata attrice quarantenne, che accanto a Shakespeare aveva recitato sulla scena anche ruoli di prostituta e di vampira in topless. Quel che però doveva irritare di più non erano tanto gli ambigui trascorsi teatrali di Dasa, quanto le sue ambizioni e esibizioni di first lady della Repubblica Ceca: sempre in prima fila al fianco del presidente imbarazzato, sempre pronta a prenderne le difese con plateale veemenza da commediante. Olga era stata venerata anche perché la sentivano riservata e solida dietro il marito. Quando una volta, in piena seduta parlamentare, la seconda moglie scagliò dal palco un fischio lacerante contro un deputato di destra che stava criticando Havel, lo scandalo fu enorme: una moltitudine di parlamentari abbandonò l’aula, i giornali attaccarono l’attrice contrapponendole l’immagine della cameriera defunta, lo stesso presidente si vide costretto a giustificare in pubblico l’incidente. Nei sondaggi il suo indice di gradimento calò di botto sotto il cinquanta per cento”» (Enzo Bettiza, “La Stampa” 4/3/2001).