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 2002  marzo 01 Venerdì calendario

HAWKING

HAWKING Stephen Oxford (Gran Bretagna) 8 gennaio 1942. Fisico. Si è laureato nel 1962 per poi proseguire gli studi come ricercatore di cosmologia a Cambridge fino a conseguire il Phd e il dottorato in fisica teorica. Diventa prima ricercatore poi professore al Gonville e Caius College. Grande divulgatore delle teorie sull’origine dell’Universo, sul Big Bang e sui buchi neri, costretto all’immobilità da una grave malattia neurologica, comunica grazie al computer. Membro dell’Us National Academy of Science, ha ricevuto numerose lauree onorarie. Libri: Come leggere dal Big Bang ai buchi neri, Inizio del tempo e fine della Fisica, Buchi neri e universi neonati, La natura dello spazio (’liberal”, 1/4/1999). malato di sclerosi laterale amiotrofica, la malattia degenerativa del sistema nervoso: «[...] colpito all’età di 21 anni, quando già si era segnalato come uno fra gli studenti più brillanti di Oxford [...] i medici gli avevano diagnosticato pochi anni di vita [...] ha battuto ogni record di sopravvivenza. Titolare a Cambridge della cattedra di matematica che fu di Isaac Newton, noto al grande pubblico per aver scritto best seller come Breve storia del tempo, dal Big Bang ai Buchi Neri - riusciti nell’impervio compito di rendere popolare una materia fra le più ostiche e specialistiche - Hawking è un personaggio notissimo e discusso che, malgrado l’handicap, dalla vita ha avuto [...] tutto: fama, successo, popolarità e anche quella che sul suo sito definisce: ”una bella famiglia”. Anzi, nel 1995, destando scalpore, si era permesso di divorziare dalla moglie ”storica”, Jane, sposata poco dopo la diagnosi di sclerosi e madre dei suoi tre figli, Tim, Lucy e Robert, per impalmare l’infermiera che lo accudiva. Nè la progressiva e totale paralisi gli ha impedito una vita pubblica: dall’insegnamento alle conferenze, all’impegno politico - per i laburisti [...] - all’attività sociale in favore dei diritti dei bambini, fino ai libri, tutti titoli di grandissima tiratura. Hawking è, anche, un’icona pop: è citato in alcuni episodi dei Simpson, ha recitato se stesso in un ruolo-cameo per un episodio del popolare serial televisivo ispirato a Star Trek e la sua voce echeggia in una canzone dei Pink Floyd, Keep talking. [...] forse finirà per ottenere il Nobel a cui è da tempo destinato dalla vox populi. [...] ”Mi chiedono spesso cosa si prova a soffrire di Als. Non è ’sto granchè, rispondo. Ho cercato di condurre una vita il più possibile normale, di non pensare alla mia condizione e di non rimpiangere le cose che mi impedisce di fare, che non sono poi molte”» (Carla Reschia, ”Corriere della Sera” 6/9/2005). «[...] il più noto scienziato britannico, l’uomo che ha fatto capire l’universo anche a chi non sa far di conto [...] Bloccato da anni su una sedia a rotelle, incapace d’emettere suoni con la voce se non attraverso un sintetizzatore collegato a un computer [...] ”Che posso fare, se non tirare avanti?”, è sempre stato il suo motto disincantato. [...] ha il morbo di Gherig, rara patologia neurodegenerativa che distrugge gradualmente la forze muscolari. Nato a Oxford dove la madre s’era rifugiata durante il ”blitz” delle V2 naziste su Londra, il ragazzo prodigio, all’ultimo anno d’università, apprese di avere questo male che gli concedeva solo due anni di vita. Da allora ha vissuto [...] intensamente: mentre il corpo s’indeboliva, la mente progrediva. Con audacia, ha aggredito i più ardui problemi della cosmologia teoretica. E nello stesso tempo ha aggredito la vita. Nel 1971 diede sostegno matematico alla teoria del Big bang sull’origine dell’universo: se la teoria generale della relatività è corretta, spiegò, l’universo deve avere un punto di partenza nello spazio-tempo. Con il Big bang vennero i buchi neri: la superficie di un buco nero può aumentare, ma non diminuire, e un buco nero non si può separare in due. E in quegli anni di straordinario fervore intellettuale produsse quella che è forse la sua più notevole teoria: i buchi neri creano ed emettono particelle subatomiche (radiazioni Hawking, quindi) finché esauriscono l’energia ed esplodono. Con tale teoria per la prima volta sposò matematicamente gravità, meccanica quantistica e termodinamica. Ultimo grande frutto, nel 1981: teorizzò che, benché non abbia confini, l’universo è finito nello spazio-tempo, e poi lo dimostrò matematicamente. Ce ne sarebbe stato abbastanza per esaurire ogni mente speculativa. Ma Hawking, instancabile alla cattedra di matematica a Cambridge, doveva dare ancora il frutto più celebre: nel 1988 pubblicò La breve storia del tempo, il libro scientifico di maggior successo nella storia dell’editoria britannica. [...]» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 6/9/2005).