Varie, 1 marzo 2002
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Hekmatyar Gulbuddin
• Kunduz (Afghanistan) 1947. Politico • «L’eroe negativo. La gente lo descrive senza sfumature, potente e spietato, come nelle favole o in un paese in guerra da 23 anni. Instancabile e sfortunato guerriero, si è opposto all’ormai mitizzato Massud per tutta la vita, tanto che si racconta che Massud era costretto a coprirsi l’orecchio mutilatogli dal suo nemico ed ex generale. ‘Io ed Hekmatyar non possiamo rimanere insieme in una stessa stanza’ diceva Massud, riferendosi al territorio afghano. Alto, attraente, con la barba nera come il carbone e gli occhi che fanno parlare chi lo ha incontrato, parla 5 lingue, è famoso per conoscere l’insegnamento islamico meglio di un anziano Mullah ed è definito, ‘un genio’, ‘un assassino’, ‘egoista e uomo di principio’, ‘fiero come un pashtun’, ‘impaziente e pieno di energia’, ‘la nostra rovina’. Trent’anni fa, ancora studente di ingegneria e pioniere nella lotta contro il governo per un movimento islamico radicale, ha ucciso un giovane maoista, che camminava per il viale alberato dell’università. E’ stato l’inizio della sua vita da fuggitivo, scandita da periodi di assenza in cui si rifugiava in Pakistan e apparizioni eclatanti, come quando, pochi anni dopo, ha assassinato il dottor Zahir, ministro della pianificazione del secondo governo sotto la monarchia. La sua lotta per un regime islamico continua contro il presidente Daud, contro il Governo di Coalizione (attuale Alleanza del Nord), contro la presenza di stranieri nel suo paese e contro tutti gli americani. Intervistato per telefono, dall’Iran dove è rifugiato politico, ha dichiarato: ‘Ci sono molte brave persone tra i talebani, se come me consideri brave persone coloro che combattono gli americani’. Molta gente lo odia. Nel ’96 controllava l’area meridionale di Kabul e i bombardamenti contro la parte opposta della città, sotto Massud, erano feroci e quotidiani. Lui si difende: ‘La invito ad andare a vedere il sud di Kabul, realizzerà che è ridotto molto peggio del nord. Hizb-e-Islami (il suo partito politico, ndr.) non possedeva una flotta aerea. Il Governo di Coalizione è responsabile della distruzione della città’. Mentre Hizb-e-Islami e il Governo di Coalizione usavano Kabul come un campo di battaglia, i talebani provenienti da sud, hanno contattato Massud per eliminare Hekmatyar, che ha ritirato le sue truppe decidendo di lasciarli faccia a faccia. Le vittorie talebane, nei tempi in cui hanno conquistato il paese, sono state altrettanto fulminee che quelle dell’Alleanza del Nord in questi giorni. Sono accordi, negoziazioni, convenienze, voltafaccia, in un paese abituato all’incertezza, alla sopravvivenza, alla guerra. E gli stessi personaggi ritornano, tutti amici in un tempo e nemici nell’altro: si conoscono, si apprezzano o disprezzano, si combattono. Oggi, Abdullah Jan Tawhidi, secondo uomo dei servizi segreti dichiara: ‘Il nostro maggiore problema è Hakmatyar. La struttura talebana è demolita, nessuno può organizzarsi nel nome dei talebani, ma se Hekmatyar ha rinforzi dal Pakistan, cosa di cui siamo a conoscenza, certo che ci creerà problemi’. E Sabawoon, ministro delle finanze, conferma: ‘Non c’è la prova che si stia riarmando, ma durante il regime talebano lui ha detto che avrebbe lottato per difenderli, e io gli credo’. Hikmetyar stesso afferma che la libertà del suo paese è la prima preoccupazione di ogni mujaheddin: ‘Dipenderà dalla situazione. Ma difendere il proprio paese contro le invasioni, le aggressioni e gli attentati è il dovere di ogni afghano’. Secondo Hekmatyar, alla conferenza di Bonn sono stati invitati solo i partiti che appoggiano la politica americana, mentre quelli che come lui sono pronti a difendersi dagli stranieri e dai loro sostenitori, ne sono stati esclusi: ‘Se sarà necessario combatterò, ma credo che l’America non abbia fatto quello che ha fatto per permettere all’Alleanza del Nord di governare il paese. Credo che Rabbani sarà costretto ad andarsene. E’ entrato a Kabul sulle spalle degli occidentali, e ora vogliono creare un governo che sia una marionetta degli Stati Uniti’. Il futuro dell’Afghanistan appare ancora una volta incerto. E se si crede alle parole di Hekmatyar, il suo paese non sarà l’unico coinvolto in un conflitto che lui descrive senza confini: ‘Credo che il periodo più importante e pericoloso di questa guerra sia appena cominciato. Gli americani andranno incontro a molti problemi. Lo ripeto: inizia la fase più preoccupante di questa guerra’» (Ortensia Visconti, “Il Messaggero” 3/12/2001).