varie, 1 marzo 2002
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Henry Thierry
• Les Ulis (Francia) 17 agosto 1977. Calciatore. Dei New York Red Bulls. Con la Francia ha vinto il campionato del mondo 1998 e l’Europeo 2000, vicecampione del mondo nel 2006. In Italia ha giocato alcuni mesi nella Juventus: 16 presenze e 3 gol nel 1998/99, lasciò il segno con la doppietta che permise ai bianconeri di vincere a Roma con la Lazio e riaprì il campionato poi vinto dal Milan di Alberto Zaccheroni. Col Barcellona ha vinto la Champions League 2008/2009, con l’Arsenal ha perso la finale del 2006 (proprio contro i catalani) e quella di coppa Uefa del 2000. Secondo nella classifica del Pallone d’Oro 2003, 3° nel 2004, 2005 e 2006, 4° nel 2000 e nel 2004, 6° nel 2002, 9° nel 2001 • «Il 3 agosto del ’99 per lui è arrivato il passaggio all’Arsenal, per circa 32 miliardi di lire. Una liberazione. E la rinascita di un ragazzo che a Torino non si è mai trovato bene. […] A cambiarlo è stato il lavoro svolto da Arsene Wenger. Il tecnico francese dell’Arsenal lascia al suo connazionale la più ampia libertà, e lo ha scelto come perno insostituibile del suo attacco. Kanu, Bergkamp, Wiltord e il giovane Jeffers lottano per uno dei due posti in attacco nel 4-4-2 dell’Arsenal. L’altro, a parte le gare di scarsa rilevanza, è sempre suo. Nel processo di crescita ha avuto un certo peso anche la “francesizzazione” dell’Arsenal: Vieira, Pires, Wiltord e Grimandi costituiscono una colonia importante, con i primi tre compagni fissi anche in nazionale. Tre gol a Francia ’98, nella fase eliminatoria, prima di cedere il posto a Guivarc’h, tre gol a Euro 2000. Campione del mondo e d’Europa. Il titolo francese del 1997 con il Monaco è l’altro alloro conquistato» (Filippo Maria Ricci, “Corriere della Sera” 3/12/2001). «Va va voom. Potrebbe essere il rumore del suo motore quando parte in velocità. È lo slogan dello spot della Renault Clio che in Inghilterra lo vede protagonista in compagnia della modella Nicole Merry, sua fidanzata e promessa sposa. […] Scanzonato, simpatico, accattivante, estremamente cool, come direbbero i francesi. E gli inglesi. Solo in Italia non è stato cool. Otto mesi alla Juventus, tra il dicembre del 1998 e il luglio del 1999, arrivato da campione del mondo (e capocannoniere della Francia al torneo), scappato a Londra come per fuggire da un incubo. Sedici presenze, tre gol. Con la nazionale faceva ancora il laterale, ma con Carlo Ancelotti (privo di Del Piero e con Zidane spesso indisponibile per un infortunio) non si sono mai capiti ed Henry girava al largo, lontanissimo dalla porta. Altro che va va voom. Londra è la città della metamorfosi, della rinascita, della scoperta di un nuovo Henry. L’alchimista si chiama Arsene Wenger. “Quando ci sentivamo per telefono, prima che arrivassi all’Arsenal, Wenger mi continuava a ripetere: ‘Cosa continui a giocare sulla fascia. Stai sprecando il tuo tempo. Devi fare la punta centrale’. Io non gli davo retta. Non mi ci vedevo al centro. È vero, ci giocavo da ragazzino, ma poi ero passato sulla fascia e mi trovavo bene”. L’Arsenal versa circa 30 miliardi di vecchie lire alla Juventus e si assicura il cartellino del francese, 21 anni. Wenger comincia nella sua opera di persuasione: “Volevo che giocasse da prima punta, ma lui non era convinto. Pensava di non avere l’istinto del gol. Ho insistito e penso che i fatti mi abbiano dato ragione”. Eccome. Cento gol in tre stagioni e mezzo, 180 partite. Dennis Bergkamp a quota cento è arrivato una settimana prima di Henry, ma era ad Highbury da sette anni e mezzo. Wenger voleva che Henry sostituisse Nicolas Anelka, appena ceduto a peso d’oro al Real Madrid, ha finito col creare una specie di mostro del gol. In poco meno di cinque anni al Monaco Henry aveva segnato 20 gol in campionato: nella prima stagione in Premier League ne ha fatti 17, più otto nella cavalcata fino alla finale (persa con il Galatasaray di Terim) di coppa Uefa. Va va voom, la carriera che riparte dopo il pitstop torinese. Arrivo a Monaco a 13 anni, voluto da Wenger. Esordio in campionato a 17 anni, campione di Francia a diciannove, utilizzato da Jean Tigana come laterale o spalla alle due punte, Anderson e Ikpeba, debutto in nazionale a venti, campione mondiale prima di arrivare a ventuno. Una carriera in parallelo a quella di due grandi amici, David Trezeguet e Nicolas Anelka. Insieme da bambini al centro tecnico federale di Clairefontaine, insieme al Monaco, campioni d’Europa Under 20 nel 1996, insieme al mondiale di categoria dell’anno dopo e poi nella nazionale maggiore, dove ora si litigano il posto di unica punta. Anelka out, Trezeguet al momento in vantaggio su Henry. Anelka ed Henry si sono dati il cambio ad Highbury, Trezeguet è il sogno proibito di Wenger. A Londra Henry sta tanto bene che ci vuole mettere radici. Ha rinnovato il contratto che lo lega all’Arsenal portandolo fino al 2007, ingaggio da poco meno di 5 milioni di euro a stagione, lordi. […] “Cominciamo con il dire che io giocherei anche gratis. Quando ho iniziato non guadagnavo una lira né pensavo di guadagnarne in futuro. In Inghilterra i giornali scrivono il tuo nome e a fianco il tuo stipendio o la macchina che guidi. Non mi piace. Nel calcio girano parecchi soldi, ma non è colpa mia. Quando sbaglio un gol non penso al mio stipendio, ma ai miei compagni, che si aspettavano che segnassi”. A Londra ha trovato l’amore, il successo, i soldi (contratto milionario con la Nike oltre allo spot Renault) e ha ritrovato Wenger: “Non vedo perché dovrei andare via, qui sto benissimo. E poi Wenger ha avuto un ruolo decisivo nella mia carriera, e gli sarò sempre riconoscente. L’Arsenal mi ha aiutato, sto facendo e continuerò a fare di tutto per ripagare tanta fiducia in me”. […] “Se mi devo descrivere dico che l’immaginazione è più forte della conoscenza, anche se naturalmente bisogna avere qualche nozione di conoscenza per mettere in moto l’immaginazione”. La filosofia del va va voom, spiegata dall’autore» (Filippo Maria Ricci, “La Gazzetta dello Sport” 22/1/2003).