Varie, 1 marzo 2002
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Hill Damon
• Londra (Gran Bretagna) 17 settembre 1960. Ex pilota di formula 1. Campione del mondo 1996 (su Williams), secondo nel 1994 e nel 1995 (sempre dietro Schumacher). Figlio di Graham, che il titolo lo vinse due volte (aggiungendoci la 500 Miglia di Indianapolis e la 24 Ore di Le Mans). Dopo aver iniziato a correre con le moto, sua prima passione, passò alle quattro ruote nell’85 con una F. Ford. Dall’86 all’88 partecipò al campionato inglese di F,3, conquistando qualche successo. Nei tre anni seguenti corse in F. 3000 e dal ”91 fu nominato collaudatore Williams-Renault. Esordì in F.1 nel Gp d’Inghilterra 1992 al volante di una Brabham Hudd • «[...] vincendo, ha spazzato via in un colpo solo tutte le ombre che avevano accompagnato la sua carriera [...] la presunta debolezza di carattere, l’accusa di essere un perdente, il complesso d’inferiorità nei confronti del rivale storico Michael Schumacher [...] primo figlio di un campione del mondo a conquistare il titolo [...] questa storia non comincia il 17 settembre 1960, quando sua madre Bette lo dà alla luce in quel di Londra, ma 15 anni più tardi. Esattamente il 29 novembre 1975, una domenica nebbiosa [...] quando un incidente nel piccolo aeroporto di Elstree porta via il papà a un adolescente [...] Graham Hill, che aveva fondato una sua scuderia, stava tornando dal circuito francese di Le Castellet con il suo Piper Aztec insieme al pilota Tony Brise [...] al progettista Andy Smallman, al team manager Ray Brimble e ai due meccanici Tony Alcock e Terry Richards. A 5 miglia dalla pista di atterraggio, probabilmente per un errore di valutazione, il piccolo aereo cadde su un campo di golf: nessuno riuscì a salvarsi. Al dolore per la disgrazia si aggiunsero grandi problemi economici: Graham si era dimenticato di rinnovare la licenza di pilota d’aereo e l’assicurazione non pagò niente, costringendo i parenti delle vittime a rivalersi direttamente sugli Hill. Improvvisamente Bette e i suoi ragazzi si trovarono nei guai: dovettero abbandonare la magnifica villa con 25 stanze a Shenley, nell’Herfordshire, per una casa molto più modesta a St. Albany [...] Che reazione poteva avere, a questo punto, un ragazzo cresciuto tra le braccia dei più grandi campioni di F. 1 dell’epoca, Jim Clark, John Surtees, Jack Brabham, e così via [...]? Si innamorò delle moto! Accompagnato nel 1976 a vedere una corsa sulla pista di Brands Hatch, la trovò talmente eccitante da voler provare a tutti i costi l’emozione delle due ruote. Ma i soldi non c’erano e ci volle qualche anno prima di vederlo in gara, alla guida di una Kawasaki che si preparava personalmente. Con risultati apprezzabili: nel 1984, in sella ad una Yamaha 350, vinse più di 40 gare [...] cosa poteva impedire che invece dei duelli Hill-Schumacher vedessimo quelli tra Damon e Doohan o Cadalora? Una ragione che poteva toccare noi normali, non i superuomini che popolano le vette dello sport: la mamma. Bette Hill, infatti, spaventata da uno sport da lei ritenuto troppo pericoloso, aveva pagato al figlio un corso di guida automobilistica sul circuito francese di Magny Cours, seguendo il ragionamento secondo il quale quattro ruote sono più sicure di due. Il passo successivo fu salire su una Formula Ford, la più basilare formula propedeutica dopo i go-kart. Nessun trionfo immediato, nessun lampo indimenticabile: il contrario di un fenomeno in grado di stupire a ogni sua mossa. Piuttosto la sua è una crescita costante, ma con una caratteristica, che apparteneva anche al suo ”vecchio”: quella di non mollare mai. nell’85 sei gare vinte [...] L’anno seguente è pronto per il passaggio in F. 3 quando lo sponsor si ritira [...] chiede in prestito i soldi necessari per correre, con la prospettiva di restituirli in caso di successo. In tre anni vince qualche gara e conclude al terzo posto il campionato ”88. [...] Sposa Georgie e, pochi mesi dopo, il 3 marzo dell’89, arriva il loro primo figlio. Ma succede qualcosa di imprevisto [...] il piccolo OLiver soffre della sindrome di down. Georgie lascia il lavoro, in un periodo non facile (’Eravamo talmente al verde che Damon guardava sotto il tappeto per vedere se per caso c’erano monetine dimenticate”, ha raccontato). [...] Intanto la storia va avanti con tre stagioni in Formula 3.000, l’anticamera dei Gp. Qualche podio, parecchie pole position, l’impressione di un pilota abbastanza veloce, niente di più. A metà del ”91 la svolta: Hill è scelto da Frank Williams per ricoprire il ruolo di collaudatore. Un’occasione d’oro, che Damon sa cogliere nel modo migliore. Poi la fortuna gli dà una mano, sotto forma di Nigel Mansell, pilota titolare della scuderia che, dopo aver vinto il titolo ”92, litiga con Williams e va a correre negli Stati Uniti in F. Indy. Hill prende il suo posto a fianco di Alain Prost ma, quasi a ricordargli sempre che non è un predestinato, che deve soffrire per arrivare, la sua macchina porta sul musetto il numero zero. Comunque l’anno di esordio è ottimo: tre gran premi vinti, terzo nel mondiale dietro Prost e Senna. E di colpo scompaiono i ricordi infelici di un debutto in F.1 con la Brabham nel ”92, tra mille difficoltà per una squadra senza soldi e senza staff tecnico. Il premio al brillante esordio in Williams è un altro anno con il numero zero, stavolta con Ayrton Senna come compagno. Un compagno neanche conosciuto, troppo poco il tempo passato insieme: il 1° maggio 1994 la curva del Tamburello a Imola mette fine alla straordinaria storia del campione brasiliano. Il team Williams è distrutto, allo sbando. Ci vorrebbe qualcuno con grande personalità a prenderlo per mano, a guidarlo fuori dalla tragedia. Nessuno pensa a Damon. Invece lui, in silenzio, vince in Spagna e si carica la squadra sulle spalle, la riporta nei binari giusti, le restituisce la forza per rincorrere i successi, anche nel nome di Ayrton. Guarda caso, come fece suo padre 26 anni prima: il 7 aprile 1968 Jim Clark, compagno di squadra di Graham alla Lotus, morì in un incidente in una gara di F.2 ad Hockenheim. Per Colin Chapman, titolare del team, era come un figlio. La squadra stava crollando, quando Hill padre conquistò il Gp di Spagna, il 12 maggio, e poi il titolo. Il Mondiale 1994, invece, Damon lo mancò. Per un punto. Per un contatto con Schumacher nell’ultimo Gp della stagione, in Australia. Per una manovra scorretta del tedesco, a voler essere sinceri. La reazione di Damon fu quella di un gentleman: ”Sono cose che succedono nelle corse”. E incontrando Michael il giorno seguente, a colazione, si congratulò con lui. Si chiama classe, e forse si trasmette con il Dna. Trent’anni prima, nel ”64, suo padre perse il titolo (andato a Surtees) all’ultima gara, speronato da Bandini. Che, a Natale, ricevette in regalo da Graham il libro Come si guida in corsa, accompagnato da un biglietto: ”Così il prossimo anno sarai in grado di pilotare meglio”. [...] il ”95 è una delusione, una dura sconfitta. Il 1996 è il trionfo: conquista 8 gare, 9 pole position, cinque giri veloci. In testa dall’inizio del campionato, respinge l’attacco del ferrarista Schumacher e, soprattutto, del compagno di squadra Jacques Villeneuve [...]» (Gianluca Gasparini, ”La Gazzetta dello Sport - Magazini” n. 44/1996).