varie, 1 marzo 2002
HILL
HILL Terence (Mario Girotti) Venezia 23 marzo 1939. Attore • «Quando giravo i film con Bud Spencer mi fermavano sempre le mamme per strada. Mi dicevano: ”bravo, continui così, ai suoi film possiamo portare tranquillamente i bambini sapendo di non avere brutte sorprese”. Ricordo ancora una di queste, una mamma con degli occhi così sinceri, che mi diceva queste cose. Aveva uno sguardo intenso, era così vera che non l´ho scordata mai [...] Abito nel Massachusetts anche se torno sempre a Venezia dove sono nato». «’Per me il cinema è stato molto pesante - ho iniziato da piccolo e spesso invece di girare avrei voluto giocare con i miei amici - fin quando non ho incontrato Bud e sono diventato Terence Hill”. Un incontro al quale si deve forse il più longevo matrimonio artistico della storia del cinema italiano, probabilmente il più redditizio. Incassi favolosi nei cinema (Continuavano a chiamarlo Trinità è al quinto posto assoluto nella classifica dei migliori incassi di tutti i tempi secondo i dati Anica: dopo La vita è bella, L´ultimo tango, Il ciclone e Fuochi d´artificio), audience intramontabili in tv, vendite estere senza paragoni per prodotti in lingua italiana, i due film che hanno reso famosa la coppia di Spencer e Hill [...] Chi ne celebrò il matrimonio? Si chiamava Enzo Barboni, era fratello di Leonida, uno dei direttori della fotografia che aveva contribuito alle immagini del neorealismo (In nome della legge e Il cammino della speranza di Germi), e divenne in seguito famoso con lo pseudonimo di E.B. Clucher col quale firmò la regia dei film di Trinità. A Barboni e a Italo Zingarelli, ex pugile ed ex stuntman, ex produttore di film peplum, si deve la messa a punto di quella formula di successo che trasforma lo "spaghetti western" nel "fagioli western", i legumi che Trinità e Bambino scaraventano avidamente in bocca con il mestolo. Il West barocco di Sergio Leone si trasforma in uno spettacolo di farsa in movimento che ha parentele più con le comiche del muto che con John Ford. Non a caso ne sono protagonisti assoluti due ex atleti: Carlo Pedersoli (che si chiamò Bud Spencer soprattutto per gratitudine nei confronti della sua birra preferita), nuotatore olimpionico a Tokyo e a Melbourne, ex centravanti della nazionale di pallanuoto, e Mario Girotti (che si chiamò Terence Hill perché il suo agente trovò che richiamare un autore latino come Terenzio in un nome d´arte fosse un tocco di stile), ex atleta di ginnastica artistica, che fece controvoglia il suo primo film a 14 anni (Vacanze col gangster, di Dino Risi, del 1951). Il primo schianterà un cavallo dopo un giorno di riprese (’Si buttò a terra e si rifiutò di rialzarsi: si chiamava El Cordobez, non me lo scorderò mai”) ma avrà la soddisfazione di ritrovarsi in un film di Olmi nel ruolo di un narratore di fascino conradiano (in Cantando dietro i paraventi), il secondo lavorerà con Maselli (Gli sbandati), Visconti (Il gattopardo), a fianco di attori come Henry Fonda (Il mio nome è nessuno), o Gene Hackman (La Bandera) e diventerà il prete più popolare della fiction tv (don Matteo). Ma non dimenticherà mai Trinità: ”Ero introverso, impacciato e triste prima di incontrarlo: per me è stata una terapia [...] Siamo diventati una coppia assai più lentamente di quanto si immagini. In quel film, eravamo solamente dei personaggi fra tanti. Ma è proprio a partire da quello e dagli altri che abbiamo fatto con Giuseppe Colizzi (I quattro dell´Ave Maria, La collina degli stivali), che la gente ha cominciato a sorridere quando apparivamo insieme in scena. A quel punto scatta qualcosa che io stesso non ho mai capito fino in fondo: io divento il suo tormento e lui quello che può distruggere tutto tranne me. E´ qualcosa che ci ha garantito una fama incredibile, ma anche una gioia duratura”. L´inventore di Trinità e Bambino forse è stato Enzo Barboni, che ha scritto quei film e li ha diretti con lo pseudonimo di E. B. Clucher. [...] ”Quella sceneggiatura è arrivata come un miracolo, quando cercavamo uno script per me e Bud. Barboni portava in giro il suo copione scritto come un film alla Stanlio e Ollio ambientato nel Far West e i produttori lo leggevano e gli dicevano: ”Ma qui non muore nessuno: che western è? Ci sono solo dialoghi’. Zingarelli invece ci ha creduto e ha fatto una grande fortuna con quei film. [...] Facevamo un minuto o un minuto e mezzo al giorno di scazzottate. Se calcola che ognuna dura intorno ai dieci minuti, ci voleva più di una settimana per farne una. [...] Era un balletto. Tanto è vero che, una volta letto il copione di Lo chiamavano Trinità, tutti quanti ci dicemmo che ci doveva essere qualcosa come la scazzottata finale di Sette spose per sette fratelli. Il maestro d´armi, Giorgio Ubaldi, dirigeva sul set a tempo di danza: 1, 2, 3, 4! 1, 2, 3, 4!. Ogni pugno aveva un suo tempo [...]» (Sesti Mario, ”la Repubblica” 31/12/2003).