Varie, 1 marzo 2002
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Holbrooke Richard
• New York (Stati Uniti) 24 aprile 1941, Washington (Stati Uniti) 13 dicembre 2010. Politico. Diplomatico. Banchiere • «Se un uomo mangia da solo per quattro persone, dorme una manciata di ore per notte, lavora come un dannato e sposa tre mogli, gli americani amano definirlo “larger than life”, più grande di quanto l’esistenza consenta ai comuni mortali. Una descrizione che veste alla perfezione Richard Holbrooke, l’ambasciatore americano all’Onu [...] che nel 1995 fermò la guerra in Bosnia con gli accordi di Dayton [...] genitori ebrei sfuggiti al nazismo negli anni Trenta. Suo padre, Dan, era un medico di origini russe nato a Varsavia, e sua madre, Trudi Moss, era figlia di commercianti tedeschi di Amburgo. Il vero nome della famiglia non è Holbrooke, ma i suoi genitori odiavano così tanto il passato da cui erano scappati che cancellarono anche la memoria del loro cognome. Decisi a tagliare le proprie radici, non diedero a Dick un’educazione religiosa, la domenica la madre lo spingeva a frequentare le riunioni della setta protestante dei quaccheri. Richard venne iscritto alla High School di Scarsdale, vicino a New York, dove fece la conoscenza che avrebbe cambiato la sua vita. Infatti divenne il miglior amico di David Rusk, figlio di quel Dean Rusk che fu segretario di Stato prima con Kennedy e poi con Johnson. Il padre di Holbrooke morì di cancro quando Dick aveva 16 anni e da quel momento in poi i Rusk divennero la sua famiglia adottiva. Holbrooke ha avuto diversi protettori nella sua esistenza, però il legame con il segretario di Stato di Kennedy lo ha inserito nel gruppo degli esperti di politica estera del Partito democratico, da cui non è mai più uscito. Suo padre voleva che Richard studiasse Fisica e vincesse il premio Nobel, ma lui si iscrisse alla Brown University, dove parecchi anni dopo sarebbe arrivato anche il figlio di John Kennedy. Subito dopo la laurea, nel 1962, entrò al Dipartimento di Stato. Primo incarico: l’ambasciata americana in Vietnam, insieme con Anthony Lake, futuro consigliere per la Sicurezza nazionale di Clinton durante i negoziati di Dayton. Il Vietnam diede a Holbrooke la possibilità di incontrare il suo secondo mentore, cioè il mitico ambasciatore Averell Harriman, marito dell’altrettanto mitica arrampicatrice sociale Pamela, ambasciatrice in Francia durante la missione di Richard in Bosnia che lo ha reso famoso. Nel 1968 il giovane diplomatico venne inserito proprio nella delegazione guidata da Harriman, che aveva l’obiettivo di cominciare a Parigi le trattative per la pace in Vietnam. Quello stesso anno, però, Nixon vinse le sue prime elezioni presidenziali. Holbrooke rimase al Dipartimento di Stato ancora per quattro anni, ma poi la logica dello spoil system lo obbligò a lasciare spazio ai diplomatici più vicini al Partito repubblicano. Non cadde male, però. Andò a dirigere la rivista “Foreign Policy Qaurterly”, dove entrò in rapporto con un altro suo grande protettore [...] cioè l’ex consigliere del presidente Truman Clark Clifford, che negli anni Sessanta aveva preso il posto di Robert McNamara alla guida del Pentagono [...] scrisse anche un libro con Clifford, Counsel to the President, e quando nel 1977 i democratici tornarono alla Casa Bianca con Carter, si prese la rivincita. A soli 36 anni, venne nominato assistente segretario di Stato per l’Asia orientale e il Pacifico, il più giovane ad aver mai occupato una posizione del genere. [...] Durante questo periodo, Richard si è guadagnato il soprannome di “Hurricane Holbrooke”, per la sua abitudine a comportarsi come se fosse seduto sopra una poltrona dieci piani più in alto. [...] aveva stabilito uno stretto rapporto con il dittatore filippino Marcos, al punto di andare in vacanza sul suo yacht con la moglie Imelda. [...] sostiene che la tradizionale divisione della politica estera americana fra gli idealisti wilsoniani e i fautori della realpolitik come Kissinger è falsa. Secondo lui è possibile trovare una via di mezzo fra i valori e la difesa degli interessi nazionali strategici ed economici. Però ammette di “non essere un wilsoniano. Secondo me lui era un ingenuo, un fallimento. Le linee che tracciò a Versailles lungo immaginari confini etnici hanno dato un contributo rilevante alla tragedia [...] nei Balcani”. Il regno di Carter comunque durò poco e, con l’avvento di Reagan, Holbrooke dovette abbandonare ancora il governo. Anche questa volta non cadde male. Tornò a New York per fare il managing director alla banca d’investimenti Lehman Brothers, guadagnando diversi milioni di dollari. Nello stesso tempo si mise con Diane Sawyer, una delle più famose giornaliste americane [...] Holbrooke non ha grande stima per i giornalisti [...] I media, però, gli servono, per fare pubblicità a se stesso e alle sue cause, e ha tenuto sempre aperto un contatto con loro. Infatti, la sua terza [...] moglie [...] Kati Marton [...] è stata sposata con la stella della televisione Abc Peter Jennings, ha fatto la corrispondente dello stesso network da Boston [...] Richard l’ha sposata il 29 maggio del 1995 a Budapest, nel giorno in cui i serbi presero in ostaggio 400 caschi blu dell’Onu, per frenare i bombardamenti [...] Nel frattempo Holbrooke, con l’arrivo di Clinton alla Casa Bianca, era [...] tornato al Dipartimento di Stato prima come ambasciatore in Germania, e poi come assistente segretario di Stato per l’Europa. Meno di tre mesi dopo il suo matrimonio [...] era in missione [...] in Bosnia. Viaggiava dentro un mezzo militare verso Sarajevo, passando attraverso una pericolosa strada del monte Igman. Il mezzo che lo seguiva, sul quale viaggiavano i membri della sua squadra Robert Frasure, Joseph Kruzel e Nelson Drew, si rovesciò e uccise i passeggeri precipitando in una scarpata. Da quel momento, secondo la moglie Kati, Richard fu preso da un’ossessione che sarebbe stata placata solo con gli accordi di pace raggiunti a Dayton. Nel suo libro To End a War [...] Holbrooke racconta le interminabili cene con Milosevic a base di bistecche e gamberetti, nel circolo ufficiali della base militare Wright Patterson, dove “Slobo” andava anche al pianoforte per cantare Tenderly. [...] Poco prima di morire, Robert Frasure aveva inviato un rapporto [...] sul primo incotnro fra Richard e Slobodan e aveva scritto: “I due ego hanno danzato per tutta la notte”. I repubblicani accusano Holbrooke di aver stabilito un rapporto troppo stertto con Milosevic, al punto di essere diventato il miglior lobbista serbo a Washington. [...] Secondo i maligni [...] avrebbe accettato qualunque accordo sul Kosovo, perché aveva bisogno di farsi pubblicità. [...] nel 1996, dopo la pace di Dayton, Holbrooke aveva lasciato per l’ennesima volta il governo ed era tornato a New York, per fare il vicepresidente della banca d’investimenti Credit Suisse First Boston. Poco dopo avrebbe fatto pressioni sui diplomatici americani in Ungheria per favorire gli affari dei suoi clienti. [...]» (Paolo Mastrolilli, “liberal” 29/10/1998).