Varie, 1 marzo 2002
Tags : Evander Holyfield
HOLYFIELD Evander Brooklyn (Stati Uniti) 19 ottobre 1962. Pugile. Conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi il 25 ottobre 1990, battendo a Las Vegas James (Buster) Douglas
HOLYFIELD Evander Brooklyn (Stati Uniti) 19 ottobre 1962. Pugile. Conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi il 25 ottobre 1990, battendo a Las Vegas James (Buster) Douglas. Lo perse il 13 novembre 1992, sempre a Las Vegas, contro Riddick Bowe, cui lo ristrappò un anno dopo per riperderlo con Michael Moorer il 22 aprile 1994. Il 9 novembre 1996 sconfisse Mike Tyson e diventò, dopo Muhammad Ali, il secondo pugile ad aver vinto tre volte il titolo dei pesi massimi. Il 28 giugno 1997 vinse la rivincita con Mike Tyson, che fu squalificato per averlo morso a un orecchio. Perse il titolo contro Lennox Lewis il 13 novembre 1999. «Sembra uno di quei pugili da playstation: lo potete abbattere cento volte, lui vi si ripiazzerà davanti più forte di prima [...] E’ ancora uno dei pugili più appetibili sul mercato, insomma uno che fa cassetta e audience. [...] Lo potete anche abbattere, ma poi lui riesce sempre a tornare integro o quasi per la guerra successiva. Storica fu la triologia di match con Riddick Bowe: lui vinse l’incontro di mezzo, ma nell’ultimo venne schiantato in modo netto. Perse i suoi titoli e sembrava anche la salute. In un primo momento gli fu diagnosticato un problema al cuore. Era l’anno 1995. Chiunque con un po’ di buonsenso avrebbe rimesso in naftalina i guantoni. E invece lui aveva in serbo ancora il meglio di sé. Nel ”96 fece quello che non era mai riuscito a nessuno (a parte James Douglas, più per caso che altro): stroncò la carriera di Tyson con un cruento ko. Poi l’anno dopo nella rivincita vinse per squalifica, dopo che Tyson per frustrazione gli staccò a morsi due pezzetti di orecchio. A chiunque sarebbe bastato per godersi il resto dei giorni da tranquillo pensionato con il titolo dei massimi e un conto corrente corteggiato dalle banche di mezza America. Invece, datosi alla religione, in testa aveva un progetto ben definito, che pare gli avesse suggerito (trattasi della sua versione) Dio in persona: riconquistare il titolo unico di campione dei massimi. Così nel ’ 97 si era sbarazzato (in una rivincita) per k.o. di Michael Moorer, prendendosi anche la fetta Ibf della corona. E per completare l’opera aveva sfidato Lennox Lewis, il campione del Wbc. A New York dentro il mitico Garden quel grande match era finito in pareggio con un verdetto generosissimo nei suoi confronti. Nella rivincita poi aveva vinto Lewis, che in un colpo solo gli aveva strappato le corone e il sogno di riprendersi lo scettro dei massimi. Chiunque con un po’ di saggezza avrebbe tolto il disturbo. Ma Lewis fece a pezzi la sua corona, nel senso che lasciò vacante la fetta Wba del titolo, perché lo volevano obbligare a combattere contro John Ruiz, una specie di camionista arrivato chissà come ai vertici di quell’ente. Così, grazie a Don King e a quella sua tremenda ”markettibilità”, era riuscito a inserirsi come sfidante per il titolo vacante. Con Ruiz ne era scaturita un’altra trilogia molto meno spettacolare di quella con Bowe: trentasei noiosissimi round. Holyfield aveva vinto il primo match riprendendosi per la quarta volta il titolo, poi, sempre più lento, aveva perso il secondo e pareggiato la bella. Sembrava davvero arrivato al capolinea» (Massimo Lopes Pegna, ”La Gazzetta dello Sport” 14/12/2002).